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Danni ambientali per la discarica confermata la prescrizione dei reati

Di Vincenzo Pane |

Caltanissetta – Non cambia nulla tra primo e secondo grado e la Corte d’appello conferma la prescrizione delle accuse per i danni ambientali nella discarica di contrada Stretto Giordano a carico dell’ex capo dell’Ufficio comunale Gaetano Corvo, 70 anni e del dipendente dell’Utc Michele Gioè, 65 anni. Troppo tempo è passato per arrivare a una sentenza (le accuse riguardano un arco di tempo tra il 2007 e il 2009), sebbene la prescrizione – la cui conferma era stata chiesta dalla Procura generale – non equivalga a un’assoluzione piena nel merito, sollecitata dall’avvocato difensore Giuseppe Panepinto.

Ma non è certo l’ultimo capitolo di una vicenda che si trascina ormai da oltre dieci anni e sulla quale la Procura nissena continua a lavorare; a fine mese, infatti, prenderà il via l’udienza preliminare per il terzo filone di indagine per danni ambientali. Davanti alla gup Antonella Leone andranno l’attuale sindaco di Caltanissetta Giovanni Ruvolo, 51 anni, insieme agli ex colleghi Salvatore Messana, 58 anni e Michele Campisi, 54 anni, il geologo Michele Panzica, 65 anni, lo stesso Gaetano Corvo, 70 anni, l’ex assessore comunale e ex presidente dell’Ato rifiuti Giuseppe Cimino, 68 anni, la liquidatrice dell’Ato rifiuti Elisa Ingala, 54 anni, il responsabile dell’area tecnica dell’Ato Salvatore Rumeo, 58 anni, l’ex direttore tecnico dell’Ato Graziano Scontrino, 42 anni, e il direttore tecnico della discarica Sergio Montagnino, 61 anni.

Un caso che in oltre dieci anni – passati tra sequestri e due processi – non si è mai praticamente risolto del tutto, con il pm Luigi Leghissa che contesta la mancanza della necessaria attenzione sulle condizioni della discarica. E ancora una volta l’argomento clou sul quale si dibatterà sarà sempre lo stesso: lo sversamento del percolato – cioè dei liquidi che si formano dai rifiuti – nelle falde acquifere.

La discarica è considerata dagli inquirenti una vera e propria “bomba” ambientale, anche sulla base di alcune consulenze fatte eseguire negli anni. L’ultima analisi, in ordine di tempo, non aveva certo dato origine a rasserenamenti visto che era stato confermato, dagli esperti chiamati a svolgere accertamenti in contrada Stretto, l’inquinamento del suolo, delle acque superficiali e sotterranee. La Procura contesta, tra l’altro, la condotta permanente, cioè come se il reato fosse ancora in corso.

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