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Caltanissetta

Decesso in corsia, a giudizio sette medici dell’ospedale Sant’Elia

Di Vincenzo Pane |

CALTANISSETTA – Rinvio a giudizio deciso dal gup Marcello Testaquatra e processo per omicidio colposo che, per sette medici della Medicina interna del “Sant’Elia”, inizierà a febbraio davanti al giudice monocratico Valentina Balbo.

Dunque sarà necessario un approfondimento per capire se il decesso di un paziente, Giuseppe Schifano, morto a 54 anni il 17 agosto 2012 dopo il ricovero nell’ospedale nisseno, è stato causato da errori dei medici Umberto Castiglione, 62 anni, nisseno, Bruno Fantauzza, 63 anni, palermitano, Giovanni Fulco, 59 anni, di Santa Caterina, Gianfranco Gruttadauria, 48 anni, Susanna Salvaggio, 48 anni, nissena, e Christia Sgroi, 40 anni, di Bronte.

Schifano si presentò nella struttura sanitaria nissena il 12 agosto di quattro anni fa per alcuni problemi di cui soffriva, in particolare un rigonfiamento delle gambe. Venne sottoposto a diversi accertamenti, ma, almeno secondo la tesi dell’accusa i medici non gli avrebbero somministrato una adeguata terapia antibiotica perché non avrebbero compreso che l’uomo soffriva di un’infezione che poi causò delle complicazioni renali e cardiache, che lo portarono alla morte in cinque giorni. Sulla base di questa ricostruzione la pm Maria Carolina De Pasquale ha chiesto il processo per i sette professionisti, così come ha fatto il legale di parte civile della famiglia Schifano, l’avvocato Fabio Aleo.

Furono proprio i familiari della vittima a rivolgersi alla Procura nissena, presentando una segnalazione, per chiedere che la vicenda venisse esaminata con attenzione in cerca di eventuali errori da parte dei sanitari del “Sant’Elia”.

Ma la tesi dell’accusa non regge per gli avvocati difensori Giacomo Butera, Michele Micalizzi e Luigi Cascino, visto che, in realtà, le complicazioni di cui soffrì Schifano furono un evento imprevedibile e che i medici avevano seguito correttamente le procedure sulla base dei sintomi di cui soffriva il paziente. I legali dei sette medici, nel chiedere il proscioglimento dei loro assistiti, hanno pure evidenziato che il Tribunale civile aveva riconosciuto la correttezza dell’operato dei medici nel corso di una causa di risarcimento avviata da altri familiari dello sfortunato paziente; ora sarà il dibattimento a chiarire tutto.

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