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La lunga coda del virus

Covid, in arrivo la variante Kp.2: «Pochi dati sull’aggressività»

Intervista al professore Bruno Capopardo. «Buca l'immunità ma niente allarmismi».

Di Laura Distefano |

Si chiama KP.2 la nuova variante del coronavirus (figlia della JN.1) che si sta diffondendo, a ritmi davvero veloci, dagli States all’Europa. E anche in Italia. nei giorni scorsi sono stati “sequenziati” casi anche in Lombardia e Veneto. Il Sicilia al momento nessun episodio. Ma è bene attrezzarsi. E non farsi trovare impreparati. Bruno Cacopardo, direttore dell’unità operativa di infettivologia del Garibaldi di Catania, non è assolutamente preoccupato. I tempi difficili sono solo un ricordo. «Il sistema regge. Siamo preparati e reduci da un’esperienza prolungata. Il coronavirus si è sicuramente indebolito anche per la nostra doppia immunità, quella che abbiamo acquisito con il vaccino e quella naturale che abbiamo costruito con il contagio. Si chiama immunità ibrida». La protezione – artificiale e naturale – però non basterebbe con la nuova variante made in Usa. «Sembra che riesca – spiega Cacopardo – a bucare l’immunità e pare sia estremamente contagiosa».

«Nessun allarmismo»

Chiudiamo però ogni tipo di allarmismo. Nessun pronostico apocalittico. L’infettivologo spiega con molta accuratezza quali potrebbero essere gli scenari possibili. Anche nell’Isola. «Quello che rischiamo è che ci troveremo davanti a degli episodi epidemici sparsi in più zone. Con dei focolai circoscritti che potranno colpire anche i vaccinati. Questa variante – argomenta ancora – è stato capace di fare delle modifiche strutturali che permette al virus di saltare l’anticorpo che abbiamo assunto con il vaccino e anche quello che ci siamo costruiti con la malattia. Questa variante riesce a farsi beffe delle difese».Una variante quindi molto diffusiva tanto che negli Stati Uniti ha già preso il sopravvento, con un caso su 4 sui contagi Covid. L’interrogativo resta sull’aggressività del KP.2. «Quello che non appare chiaro è la virulenza», dice Cacopardo. L’infettivologo ha già visionato e studiato i report che sono stati diffusi e pubblicati. «Dai dati americani che sono a nostra disposizione – precisa – non sembrerebbe particolarmente aggressiva, ma sarà il tempo a confermarlo». Cacopardo è pragmatico. «Siamo in grado di curare, ma il limite è che non abbiamo a disposizione gli stessi farmaci di prima. Penso che le autorità sanitarie farebbero bene a ripescare i farmaci adeguati, perché alcuni sono terminati o non più in produzione e per altri le scorte sono esigue nelle farmacie ospedaliere. Non sono quindi preoccupato ma faremmo bene a prepararci adeguatamente. Il fatto che stiamo andando incontro all’estate – argomenta l’infettivologo – è un aspetto positivo perché ci permette di stare di più all’aperto».

Il presente: una forma clinica similinfluenzale

Ma Cacopardo invita anche a guardare al presente. Perché dai dati degli ambulatori e dei reparti (anche se sono casi più rari) di Infettivologia della Sicilia si sta assistendo «alla diffusione – spiega – di una forma clinica similinfluenzale la cui origine non è chiara. La causa è sconosciuta o forse plurima». «Dovrebbe essere virale – aggiunge l’infettivologo – ma stranamente non si sta facendo alcuna ricerca epidemiologica che secondo me invece andrebbe fatta. Non è una patologia severa ma è molto fastidiosa e prolungata. Ed è soprattutto molto diffusiva. La sintomatologia è varia: colpisce naso, gola. laringe e faringe con tosse e ispettorato giallastro e denso che può durare settimane e anche mesi. E abbiamo visto può colpire anche l’intestino. Se la situazione si complica può manifestarsi poi una polmonite batterica, in questi episodi siamo di fronte a quella che si chiama super influenza». L’origine è rimasta sconosciuta. Cacopardo si è anche confrontato con colleghi di alcuni centri di malattie infettive d’eccellenza. «Probabilmente concorre un metapneumovirus. Ma c’è anche l’ipotesi di un virus respiratorio sincinziale che solitamente colpisce i neonati e i bimbi nei primi mesi di vita ma per qualche ragione che mi sfugge quest’anno sta facendo ammalare anche gli adulti». Una terapia, non essendoci una ricerca epidemiologica a supporto, non è consigliata da linee guida. «Dalla mia esperienza il cortisone è la terapia che può essere estremamente indicata».

La resistenza agli antibiotici

A proposito di cura, attenzione all’abuso di antibiotici. Cacopardo ritiene che sia un aspetto che non bisogna assolutamente sottovalutare: « Ritengo sia necessario fare molta attenzione per la terapia perché essendo probabilmente questa patologia di natura virale l’antibiotico non è efficace». E dietro l’angolo c’è l’effetto della resistenza agli antibiotici. «Per questo che invito i colleghi ad avere attenzione e cautela nella prescrizione degli antibiotici. La patologia deve essere conclamata prima di assumere l’antibiotico: non si assume mai ai primi sintomi ma è necessario – avverte – aspettare almeno i classici 5-7 giorni».

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