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Esami a “vista” per incassare rimborsi, annullata sospensione

Di Redazione |

CATANIA – Il Tribunale del riesame di Catania, con provvedimenti diversi, ha annullato il provvedimento del Gip di sospensione dall’attività professionale emessa nei confronti di quattro medici che operavano nella clinica “Di Stefano-Velona” indagati nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Catania dopo la denuncia di un paziente al quale era stato diagnosticato un lipoma, che in realtà si è rivelato poi essere un tumore. L’interdizione era stata disposta per dodici mesi per l’allora direttore Sanitario Sebastiano Villarà e Alfio Sciuto e per sei mesi per Giuseppe Adamantino e Giuseppe Renzo Roberto Calanducci. Il Tribunale del riesame ha ritenuto violato il diritto alla difesa dei medici indagati che dovevano essere interrogati prima di una decisione sulla loro eventuale sospensione dall’attività professionale. Gli appelli erano stati presentati dagli avvocati Carmelo Peluso, Goffredo D’Antona, Giuseppe Troina, Sergio Ziccone, Antonio Fiumefreddo, Piero Granata e Attilio indelicato.

Nei provvedimenti il Tribunale del riesame, richiamando l’interpretazione della Cassazione dell’art. 289 del codice di procedura penale, conclude affermando che «deve dichiararsi la nullità dell’ordinanza» poiché «la misura interdittiva è stata adottata dal Gip senza il previo interrogatorio» degli indagati. L’accoglimento di questo motivo d’appello, sottolineano i giudici, «dispensa dall’esame delle censure ulteriori, che restano assorbite nella decisione».

Secondo l’accusa, sostenuta dalla Procura e supportata da indagini dei carabinieri del Nas di Catania, per alcune prestazioni mediche per le quali veniva previsto un rimborso da parte dal sistema sanitario nazionale non venivano effettuati esami strumentali e diagnostici per incamerare l’intero rimborso pubblico, riducendo al minimo le spese.  COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA