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Il porto di Catania nell’élite europea «E ora più risorse»

Di Mario Barresi |

L’inclusione è avvenuta attraverso un atto delegato della Commissione europea, pubblicato nella Gazzetta ufficiale Ue il 19 maggio scorso. La promozione dello scalo etneo è dovuta al raggiungimento di uno dei requisiti dalla Ten-T. Il regolamento comunitario, infatti, prevede che la rete includa «le piattaforme logistiche, i terminali merci, i terminali ferroviario-stradali, i porti interni, i porti marittimi e gli aeroporti nella rete globale, se è dimostrato che la media del loro volume di traffico degli ultimi due anni supera la soglia pertinente». Nel caso specifico dei porti la soglia è pari allo 0,1% del traffico totale di tutti gli scali europei per merci sfuse (2,223 milioni di tonnellate/anno), merci non sfuse (1,416 milioni di tonnellate/anno) e passeggeri (398.960 l’anno). Catania ha centrato il target delle merci non sfuse, con 2,335 milioni di tonnellate/anno. E dunque si sono aperte le porte dell’élite comunitaria dei porti.

La notizia viene commentata con soddisfazione da Salvo Pogliese, eurodeputato di Forza Italia (gruppo Ppe), componente della commissione Trasporti. «L’inserimento del porto di Catania nella rete Ten-T è una notizia altamente positiva, non solo per la città ma per l’intera Sicilia orientale, perché permetterà al porto etneo di accedere​ a importanti finanziamenti europei che consentiranno il potenziamento della nevralgica infrastruttura, con eccezionali ripercussioni economiche e lavorative per l’intero territorio». Pogliese rivendica la «proficua interlocuzione con l’olandese Herald Ruijetrs, capo unità responsabile della rete transeuropea Ten-T della Commissione europea». Nel 2015 fu firmato un un protocollo d’intesa  tra  il sindaco di Catania Enzo Bianco e gli allora presidenti di Sac (Salvatore Bonura) e dell’Autorità portuale (Cosimo Indaco)  per far entrare nella Ten-T le due infrastrutture catanesi. L’ex commissario della Port Authority, l’ammiraglio Nunzio Martello, il 28 aprile 2016, impugnò – con una nota inviata a Roma e a Bruxelles – l’esclusione dello scalo, chiedendo rivalutare i criteri di accesso, a suo dire «perfettamente coerenti con le richieste europee». Adesso l’Europa ci ripensa. E apre la porta a un nuovo scenario: il porto di Catania potrà attingere finanziamenti dal Cef (Meccanismo per collegare l’Europa), oltre che da Fondi strutturali e Banca centrale europea.

Il programma Ten-T, istituito per per «sostenere la costruzione e l’aggiornamento delle infrastrutture di trasporto in tutta l’Unione europea». Nella programmazione 2014/20 il sostegno finanziario previsto è pari a 26,2 miliardi di euro. Il porto di Catania entra nel “Comprehensive network”, «rete multimodale di densità relativamente elevata che offre a tutte le regioni dell’Ue un’accessibilità che migliora il loro sviluppo economico, sociale e territoriale», i cui progetti dovrebbero essere conclusi entro il 2050. Altra cosa è la rete centrale (“Core network”), «composta dalle parti della rete globale che rivestono la più alta importanza strategica sia per i flussi di trasporto europei che per quelli globali», con completamento previsto entro il 2030. Questo è il vero olimpo delle infrastrutture Ue. Il porto di Catania ne è fuori. Ma ora lo osserva da una posizione ravvicinata.

Twitter: @MarioBarresi

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