L'inchiesta
Incendio al bar Cioccolato Caffè del lungomare di Catania: due arresti (tra cui il titolare)
Lui e il suo complice erano rimasti gravamente ustionati. C'è anche un terzo indagato
La Polizia ha risolto il giallo dell’incendio, lo scorso 2 aprile, del bar Cioccolato caffè di viale Ruggero di Lauria 131 a Catania. La Squadra mobile ha infatti eseguito un’ordinanza cautelare nei confronti del titolare Alessandro Leone di 42 anni e di due suoi “complici”, Antonino Russo di 40 anni e Carmelo Buda di 39 anni. I provvedimenti richiesti dalla Procura di Catania sono stati disposti al gip del Tribuinale etneo. Tutti e tre sono accusati a vario titolo, di incendio doloso, fabbricazione, detenzione e porto in luogo pubblico o aperto al pubblico di congegni micidiali aggravati e favoreggiamento personale.
Le indagini
Le indagini della Squadra Mobile di Catania hanno ricostruito le fasi dell’incendio del bar nel corso del quale Leone e un suo amico erano rimasti gravemente ustionati. Le fiamme sul locale del lungomare di Catania, avevano anche costretto ad evacuare l’intero stabile. L’indagine si era concentrata proprio sulle due persone ferite che subito dopo l’incendio si erano presentati in due diversi pronto soccorso catanesi. Il locale già nel novembre scorso era stato interessato da un altro incendio sviluppatosi per ragioni, allora, rimaste non chiarite.
La videosorveglianza
La video sorveglianza e le testimonianze delle persone presenti al momento dell’esplosione hanno poi fatto sì che l’inchiesta prendesse la direzione decisiva. Leone quella notte avrebbe acquistato un quantitativo di benzina presso un rifornimento nei pressi della propria abitazione e poi si sarebbe incontrato con Russo ed è insieme a lui che si è recato nel bar per innescare l’incendio, appiccato utilizzando delle bottigliette molotov artigianalmente create. L’esplosione ha però ferito gli stessi Leone e Russo compromettendo anche la stabilità dell’edificio.
Le misure cautelari
Nell’auto di Leone sono poi stati trovati strumenti ed oggetti impiegati per l’azione: due imbuti, un rotolone di carta per asciugare, frammenti di guanti in lattice, scontrino del distributore di carburante ed un detergente per tessuti.
Il ruolo di Buda è di favoreggiamento: è un ausiliario alle dipendenze di una ditta incaricata dei servizi di pulizia dell’ospedale dove è stato ricoverato Leone e lo avrebbe avvisato, il 5 aprile, della presenza di microspie all’interno del reparto di degenza. Leone e Russo sono finiti in carcere per Buda è scattato l’obbligo di dimora nel comune di residenza.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA