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Arresti Sis, fissati gli interrogatori di garanzia per i 4 arrestati

I reati ipotizzati, a vario titolo, sono induzione indebita a dare o promettere utilità, peculato, corruzione per atto contrario ai propri doveri d’ufficio e contraffazione e uso di pubblici sigilli. 

Di Laura Distefano |

“La tua testa vale quanto quella della signora…”. La frase pronunciata dall’avvocato Rosario Torrisi Rigano, all’epoca amministratore unico della Società Interporti Siciliana (Sis), nel corso di una riunione con il personale sulla decisione di reintegrare Cristina Sangiorsi è un po’ la cartina di tornasole di come la politica sia stata strumento di interessi personali. E come l’avvocato – da ieri ai domiciliari – per conservare il suo incarico abbia deciso di piegare la testa alle pressioni (“o fai o fai”) “da parte del Presidente della Regione e da parte dell’Assessorato alle Infrastrutture”. Parole che qualcuno ha deciso di registrare e allegare all’esposto presentato anche dalla Filt Cgil, con l’avvocato Giovanni Inzolia, da cui è partita l’inchiesta che ieri ha portato agli arresti domiciliari oltre che Torrisi, anche l’ex deputato regionale Nino D’Asero, la dipendente della Sis, Cristina Sangiorgi e l’imprenditore Luigi Cozza, che però è coinvolto in un’altra vicenda scoperta durante le indagini dei carabinieri. Le 120 pagine dell’ordinanza del gip Carlo Cannella sono il caledoscopio di un vecchio modo di gestire una società che è comunque a totale partecipazione pubblica. 

Intanto, venerdì prossimo 20 gennaio, sono stati fissati gli interrogatori di garanzia. Tutti gli indagati si dovranno presentare davanti al giudice per le indagini preliminari D’Asero, difeso dall’avvocato Tommaso Tamburino; Torrisi Rigano, assistito dal penalista Dario Pastore; Sangiorgi, difesa dall’avvocato Francesco Giammona; e l’imprenditore Luigi Cozza, difeso dall’avvocato Carmelo Peluso.

I reati ipotizzati, a vario titolo, sono induzione indebita a dare o promettere utilità, peculato, corruzione per atto contrario ai propri doveri d’ufficio e contraffazione e uso di pubblici sigilli. Nell’inchiesta sono indagati anche l’assessore regionale all’Economia, in qualità di ex assessore alle Infrastrutture, Marco Falcone (Fi), il suo ex assistente e coordinatore della segreteria, Giuseppe Li Volti, e l’ex vicepresidente del governo siciliano Gaetano Armao (Azione). Secondo l’accusa, sarebbero intervenuti per «revocare il licenziamento per giusta causa della Sangiorgi, garantirle una posizione lavorativa ‘gradità e omettere l’avvio di doverose procedure disciplinari» nei confronti della donna.

La Procura aveva chiesto per loro gli arresti domiciliari, ma il gip ha rigettato ritenendo «non sussistenti le esigenze cautelari».  Il secondo filone – come detto riguarda – «un accordo corruttivo intercorso tra Torrisi Rigano e Luigi Cozza, dipendente della Lct Spa , società (totalmente estranea alle indagini) del settore dei trasporti titolare dell’affidamento in concessione della gestione funzionale, operativa ed economica e della manutenzione ordinaria per nove anni del Polo logistico dell’Interporto di Catania». Secondo il teorema accusatorio “Cozza avrebbe assunto la nuora di Torrisi Rigano e promesso vantaggi futuri all’amministratore” della Società Interporti Siciliani.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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