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Caso Nicole, Procura ha chiuso le indagini

Caso Nicole, Procura ha chiuso le indagini «Ecco la sequenza di errori e di omissioni»

Sei le persone imputate: contestate dall’omicidio colposo al falso

Di Redazione |

CATANIA – La Procura della Repubblica di Catania ha chiuso – notificando il relativo avviso – le indagini sul caso della piccola Nicole, la bimba catanese morta poco dopo la nascita nella clinica Gibiino di Catamia nella notte tra l’11 e il 12 febbraio scorso. Un adempimento che in genere prelude alla richiesta di rinvio a giudizio e a giudicare dalle circostanziate accuse riportate nell’atto dei magistrati etnei – che parlano di “condotte gravemente colpose” –  non possiamo escludere che si ci arivi presto. Il provvedimento è stato notificato a cinque persone accusate a vario titolo di omicidio colposo, falso ideologico, favoreggiamento personale, false dichiarazioni al pubblico ministero e lesioni personali.

Ai tre medici, che sono già sottoposti alla misura interdittiva del divieto di esercitare la professione medica, e cioè la ginecologa Maria Ausilia Palermo, il neonatologo Antonio Di Pasquale e all’anestesista Giovanni Gibiino viene contestato il reato di omicidio colposo “per avere cagionato con condotte gravemente colpose, attive ed omissive, il decesso della neonata: da un lato nella fase precedente al parto omettendo la ginecologa di proseguire il doveroso e accurato monitoraggio del feto durante il travaglio che avrebbe consentito di prevenire la sofferenza fetale poi verificatasi ricorrendo ad un parto cesareo d’urgenza; dall’altro lato dopo la nascita di Nicole, eseguendo il neonatologo e l’anestesista manovre rianimatorie inadeguate, aggravando così la sofferenza respiratoria della neonata fino al suo decesso avvenuto per arresto irreversibile delle funzioni vitali consecutivo a grave sofferenza acuta fetale”.

Ai tre sanitari viene anche contestato il falso ideologico e cioè le false attestazioni nella cartella neonatale da parte del Di Pasquale e del Gibiino in ordine agli interventi rianimatori praticati e difformi nella tipologia e nella tempistica rispetto a quanto invece accertato nel corso delle indagini, e alle condizioni di salute della bambina immediatamente dopo la nascita, mediante l’annotazione di valori incompatibili con le reali condizioni di salute della neonata così come accertato dalla consulenza tecnica medico legale; false attestazioni da parte della ginecologa Palermo e dell’ostetrica Valentina Spanò nella scheda di travaglio della partoriente, dove viene riportato un valore del battito cardiaco del feto anche in questo caso incompatibile con le reali condizioni di salute della neonata risultanti dalla stessa consulenza medico legale.

Imputati anche Danilo Audibert e Fabrizio Paglia, all’epoca dei fatti rispettivamente direttore sanitario e infermiere responsabile della sala operatoria della clinica Gibiino, ai quali viene contestato il reato di favoreggiamento personale e false informazioni al pubblico ministero a seguito delle dichiarazioni rese da questi ultimi durante le indagini preliminari in ordine alla completezza delle delle dotazioni della sala parto con riferimento particolare alla presenza del kit di emergenza neonatale che invece, come è emerso dagli accertamenti effettuati nella notte tra l’11 e il 12 febbraio mancava.

Alla ginecologa Maria Ausilia Palermo viene anche contestato il delitto di lesioni personali colpose ai danni di Tania Egitto, la madre della piccola Nicole, per la mancata rimozione di una garza durante le fai di applicazione dei punti di sutura post partum con la conseguente insorgenza di una infezione potrattasi per 13 giorni fino alla definitiva rimozione del corpo estraneo avvenuta al pronto soccorso dell’ospedale.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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