LE CARTE
Catania, inchiesta Sanità: i piani per «comprare» i politici e quegli “omissis” che celano un altro terremoto
Sono una vera enciclopedia le lunghissime chiacchierate fra due degli arrestati (ai domiciliari) nel blitz dei carabinieri: Ezio Campagna e Aldo Missale
Gli “omissis” sono decine. Precisamente: 272 in oltre mille pagine d’ordinanza. Il che, oltre a non far presagire nulla di buono per chi stavolta l’ha scampata e ad aprire le porte a nuovi filoni d’indagine, rappresenta anche una fastidiosa (ma legittima) interruzione di un racconto. Proprio sul più bello, in molte delle oltre mille pagine di ordinanza, quando stai per scoprire cose che nemmeno la più fervida e malfidente immaginazione poteva concepire su faccende opache che galleggiano nel limbo quasi indistinguibile fra sanità e politica, devi fermarti.
Le intercettazioni
Una vera enciclopedia, in questo senso, sono le lunghissime chiacchierate fra due degli arrestati (ai domiciliari) nel blitz dei carabinieri: Ezio Campagna e Aldo Missale. Il dentista-facilitatore amico traversale dei politici e il destinatario del «favore di una vita» (il posto da 100mila euro l’anno come direttore amministrativo dell’Ordine dei medici di Catania) parlano. E parlano, parlano, parlano. In libertà. Le intercettazioni delle loro chiacchierate-fiume sono la principale prova delle accuse mosse anche ad alcuni indagati eccellenti, come gli ex assessori regionali Ruggero Razza e Antonio Scavone, sui quali nell’ordinanza non c’è una sola telefonata con la loro viva voce né quella delle persone più vicine. Tutto de relato. Campagna e Missale, Missale e Campagna. Raccontano, confabulano, pianificano. Magari alcune volte millantano, ma spesso raccontano uno spaccato che, pur non avendo un rilievo penale, è la fotografia del “sistema”. Simboleggiata, con amara ironia, dal giudizio espresso sul sodale Pippo Arcidiacono (ex assessore e mancato sindaco di FdI a Catania, anche lui ai domiciliari) circa la spartizione degli incarichi: è uno che va all’«arraffonaggio più totale… nel senso che… quello che può scippare scippa! Minchia… in tutti i posti ci “inficca”qualcuno dei suoi… è pazzesco!».
Il che, detto da loro, è un gran bel complimento. A cui segue uno sprezzante giudizio politico: «Pogliese manco lo caca … proprio … zero!», dice Campagna. E aggiunge: «Ti dirò di più … che Pogliese lo vuole continuamente rimuovere!».
Voce del verbo comprare
Campagna, annota la gip Simona Ragazzi, voleva «comprare a costo zero» (per lui, ma con i soldi del Psn, che sono dei cittadini) «il favore» dell’assessore Scavone, e «ottenere da lui una spinta ai loro progetti nonché la garanzia di una durata di ulteriori due anni». Dice sempre il dentista a Missale: «Eh ma infatti, ma infatti io cosa sto dicendo, abbiamo l’esigenza di comprarci l’area Razza poi tu ti devi trovare la soluzione tecnica, non è che qua poi tu… riduciamo un poco Nicola economicamente… Ezio, fammici ragionare guarda, anche cinquemila (€ 5.000 ndr) me li tolgo io, li mettiamo su altre (inc.) non ti preoccupare cinque, cioè… no! gli togliamo un po’ di cose e li spalmiamo, hai capito?».
In altre inchieste si “spalmavano” i morti, qui gli incarichi per ingraziarsi i potenti. Senza barriere ideologiche.
Il corteggiamento
Un altro politico corteggiato è Nicola D’Agostino, non sfiorato dall’indagine, oggi deputato regionale di Forza Italia ma all’epoca dei fatti esponente renziano dell’opposizione al governo Musumeci. È la logica della «lista della spesa», l’elenco dei raccomandati da inserire nei progetti, per «gratificare» i politici. «È bella, bella è bella… ti faccio vedere la lista della spesa di Palermo», ridacchia Missale. D’Agostino «è un rompicoglioni ma non potrai però corromperlo», il giudizio di Campagna, prima di aggiungere che «D’Agostino è debole». Eppure può comunque essere utile: «Dobbiamo trovare … un piccolo interesse e sbocco per Nicola , l’amico mio… perché ci garantiamo un altro campo d’intervento importante, hai capito? lui non me l’ha chiesto, intendiamoci però se noi glielo diamo (… ) noi ci copriamo tutta un’altra area importante… tu devi considerare che queste cose passano in commissione Sanità, io ne ho già due in commissione Sanità… ma questo lo dobbiamo sapere noi, capisci? Noi e basta!».
In effetti, ricostruisce la gip, gli indagati danno per scontato che anche D’Agostino sia stato assoldato per «impegnarsi presso il dirigente regionale Letizia Di Liberti ad ottenere la riprogrammazione e il rifinanziamento del progetto Osas per ulteriori due anni». E in diverse intercettazioni si evoca «quella di D’Agostino», una potenziale raccomandazione. Senza un preciso riscontro: si parla di «una ragazza» che «tuttavia, non veniva nominata ed identificata».
L’allargamento a sinistra
Ma la ricerca del consenso della cricca del “postificio” si allarga anche a sinistra. Arcidiacono, scrive la gip, «proponeva» a Campagna di «assumere all’Ordine dei Medici di Catania la figlia di Pippo Glorioso, ex sindaco di Biancavilla nonché dirigente regionale della Cgil. La donna aveva avuto problemi a causa di una relazione sentimentale con un altro dipendente del medesimo sindacato e voleva cambiare luogo di lavoro».
Arcidiacono: allora, io posso fargliela tornare fino… dico anche per qualche mese, se i tempi si allungano, io ci devo domandare la cortesia a Villari (Angelo, ndr)
Campagna: secondo me noi dobbiamo fare
Arcidiacono: o a Concetta Raia
Campagna: noi la dobbiamo comandare per un periodo, col patto d’onore che la comandiamo e poi gli facciamo il concorso interno
L’iniziativa, però, non risulta essere andata in porto.
La precisazione
Il passaggio dell’ordinanza citato da “La Sicilia” nell’articolo a firma di Mario Barresi , riporta una conversazione dove il medico Pippo Arcidiacono commette un incredibile errore: la persona di cui si parla risulta ancora dipendente nei servizi della società fiscale della Cgil, seppure in aspettativa da anni. Ma non si tratta della figlia del dirigente Cgil (oggi segretario Flai Catania) Pippo Glorioso, che ai tempi avrebbe avuto 8 anni, e che oggi è una studentessa di 22 anni. Ci spiace che persone totalmente estranee ai fatti vengano esposte in un contesto opaco che non li riguarda minimamente. La Cgil si affiderà al proprio legale per segnalare l’errore anche in ambito giudiziario.
La Cgil di Catania
E l’università
La bulimia ovviamente non risparmia l’Università. Come ad esempio il progetto di «fare un’operazione con Stancanelli (Raffaele, ndr) immortale, dobbiamo andarci a prendere il “Cutgana”», propone Missale a Campagna, che definisce l’eurodeputato di FdI «mio fratello». E il sodale gli propone di farlo parlare con il rettore Francesco Priolo per chiedergli «ce la metti a Margherita Ferrante a fare il Direttore del Cutgana che ora c’hai messo un minchione?».
La profezia
Non ne fece nulla. Magari perché saranno tutte elucubrazioni il libertà, all’insaputa delle persone di cui parlano. Ma dimostrano una scientifica strategia di creazione di un consenso trasversale ai progetti ritenuti criminali dai giudici. Con uno sguardo rivolto anche al futuro. Esilarante è un dialogo in cui si parla di Gaetano Galvagno. Missale racconta a Campagna di un incontro con un terzo soggetto, che gli fa il nome dell’allora deputato regionale di FdI. «Non so chi cazzo sia», ammette. Lo chiama «Galbano» e «Galvano», prima che il dentista lo interrompa: «Ma è deputato, è un ragazzo, età di Paola per intenderci, poco, poco è il futuro per la… della Regione Siciliana questo ragazzo, “spettuni”». E il “socio” commenta: «Buono, buono, buono ‘mbare questi sì, a noi ci servono come il pane perché gente intelligente ce n’è poca ormai» Un po’ talent scout, un po’ talismani: di lì a poco Galvagno sarebbe diventato presidente dell’Ars.
Parole in libertà
E poi tante parole in libertà . Alcune da bar dello sport, altre con acute analisi. Come quella di Campagna sulla «scuola dei lombardiani»: una filiera in cui «a monte c’è Lombardo (Raffaele, ndr) che schiavizza Scavone, Scavone che schiavizza La Mantia, che schiavizza…». E in questa piramide autonomista «Scavone soffre a Lombardo come un pazzo, a Scavone Lombardo lo soffoca in una maniera incredibile». Analoga sottomissione viene tracciata anche per Gaetano Sirna, manager del Policlinico-San Marco, che «è lo schiavo in questo momento di Salvo Pogliese», nel giudizio di Campagna. Anche i big meloniani nella “finestra sul cortile” degli indagati. Sfottono Arcidiacono, che giudica FdI «come un gruppo di persone affiatate … capito?». Ma Campagna, che li conosce e frequenta, ha un parere diverso: «Minchia, è un coglione da questo punto di vista…».
Come dargli torto?
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