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IL CASO

Dopo la bufera sul pizzo pagato per 20 anni, si dimette il presidente di Confindustria Catania Angelo Di Martino

Le associazioni antiracket ma non solo avevano chiesto il passo indietro dell'imprenditore che ha ammesso di avere versato la “tassa” mafiosa

Di Redazione |

Tanto tuonò che piovve. Alla fine il presidente di Confindustria Catania, Angelo Di Martino, si è dimesso al termine di roventi polemiche, scoppiate 48 ore fa, legate al fatto che l’imprenditore nel corso delle indagini sull’operazione Doppio Petto ha ammesso di aver pagato il pizzo alla mafia per circa 20 anni. Da anni infatti Confindustria Sicilia ha approvato un codice etico che prevede l’espulsione per gli associati che pagano il pizzo.

Da giorni c’eera chi chiedeva, senza se e senza ma, le dimissioni dalla carica di presidente di Confindustria Catania. E chi, pur senza spingersi fino a tale punto, ha parla di un «ritorno indietro di quarant’anni» nella lotta al pizzo. In subbuglio soprattutto le associazioni antiracket etnee dopo la diffusione della notizia – tratta dalle carte dell’ultimo blitz “Doppio Petto” – che il gruppo imprenditoriale di Filippo e Angelo Di Martino (quest’ultimo da pochi mesi presidente di Confindustria Catania) pagava regolarmente il pizzo da 20 anni. Sono stati gli stessi fratelli Di Martino, sentiti dalla polizia – ad ammettere che «l’azienda era sottoposta a estorsione», partita con «una richiesta di denaro destinato […] al sostentamento delle famiglie dei detenuti».

La nota

In una nota diffusa dal consiglio di Presidenza di Confindustria Catania è scritto nel corso corso di una riunione d’urgenza «per valutare il contenuto delle notizie apparse sulla stampa riguardanti il Presidente Angelo Di Martino». lo stesso Angelo Di Martino «dopo avere espresso la propria estraneità ai fatti, così come riportati sulla stampa, riservandosi di agire per le vie legali,  ha deciso di rimettere il mandato e di rassegnare quindi le proprie dimissioni, ciò al fine di preservare l’immagine dell’Associazione evitando così qualsiasi ulteriore speculazione».

Il presidente dimissionario

Angelo Di Martino nel corso del consiglio di presidenza ha detto che non appena i tecnici lo consentiranno chiarirà ufficialmente la sua posizione di totale estraneità ai fatti. Il presidente dimissionario ha voluto sottolineare «la netta condanna a tutte le attività illecite e la convinzione che solo con denunce certe e tempestive si porrà fine al fenomeno estorsivo».

Le polemiche

Il presidente Di Martino «dovrebbe dimettersi subito e, se non lo facesse, dovrebbe sfiduciarlo la sua organizzazione. Se ciò non avvenisse, la vergogna sarebbe infinita! Per lui e per gli altri associati», aveva affermato l’avvocato Enzo Guarnera, presidente dell’associazione Antimafia e Legalità di Catania. «Le dichiarazioni di Di Martino costituiscono un pessimo esempio per tutti gli imprenditori catanesi e non solo. Se un presidente di un’associazione prestigiosa come Confindustria paga il pizzo, dal punto di vista etico va considerato un sostenitore esterno. Una vittima denuncia, a maggior ragione se è un rappresentante dell’associazione degli industriali. Invece Di Martino ai convegni dichiara che il pizzo non va pagato, ma intanto lo paga. Che si dimetta». Guarnera ricorda «con rammarico» che nel 2019 Angelo Di Martino «è stato insignito del titolo di commendatore al merito della Repubblica. Se fosse un mio potere lo revocherei».

Anche Nicola Grassi, presidente di Asaec, era stao caustico. «Qual è la novità? Alla luce delle recenti evidenze investigative, emerge chiaramente come vi sia una vera e propria emergenza pizzo. L’estorsione ai danni di imprenditori e commercianti è ormai diventata normalità. Gravissimo: siamo tornati indietro di trenta, quarant’anni. Il pizzo viene chiesto a tappeto su tutto il territorio».

«Quando ho letto la notizia che chi rappresenta gli industriali catanesi ha pagato il pizzo per 20 anni, anche se la decisione sarebbe scaturita dal fratello, e non ha denunciato non ho avuto parole. La mia reazione è stata quella di telefonare al nostro legale, Francesco Messina, per predisporre la nostra costituzione di parte civile nel procedimento frutto dell’inchiesta» aveva invece detto il presidente dell’associazione antiracket Libera Impresa, Rosario Cunsolo. «Credo che Di Martino non solo si debba dimettere dal suo ruolo ma debba chiedere scusa ai suoi colleghi. L’antimafia è una missione, una ragione di vita e non si può tradire», aveva concluso.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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