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«Finanziava il clan di Aci Catena», ecco perché l’ex deputato Nicotra è stato condannato a 4 anni

L'ex sindaco e parlamentare regionale accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. La Corte d'Appello ha depositato le motivazioni 

Di Laura Distefano |

La forza della cellula mafiosa di Cosa Nostra ad Aci Catena avrebbe potuto contare sui finanziamenti dell’onorevole Pippo Nicotra. L’ex deputato Ars, lo scorso aprile, è stato condannato dalla Corte d’Appello di Catania a 4 anni di reclusione per concorso esterno. Il collegio presieduto dal giudice Riccardo Pivetti ha depositato le motivazioni: nelle oltre 300 pagine sono affrontate le varie posizioni processuali degli imputati coinvolti nell’inchiesta Aquilia, il blitz che alcuni anni fa ha completamente raso al suolo il gruppo di Cosa nostra acese.

Per la Corte i contatti tra il già sindaco di Aci Catena e la cosca mafiosa risalirebbero nel tempo. Nel 2007 Raffaele Pippo Nicotra sarebbe stato un soggetto talmente affidabile per il clan mafioso «da assumere – si legge nelle motivazioni – comportamenti di tutela degli associati». Nicotra avrebbe conquistato la fiducia del «reggente, in stato di latitanza, dell’intera famiglia mafiosa Santo La Causa» che decide «di incontrarlo senza alcuna precauzione». L’appuntamento tra il capomafia e l’ex parlamentare Ars sarebbe avvenuto in uno dei supermercati dell’imprenditore e politico. La Causa si sarebbe presentato con «una tuta dell’Agip».

Una riunione segreta Nicotra che è finita in una intercettazione citata più volte dalla Corte d’Appello. L’ex sindaco parla con Mario Strano della paura che La Causa – dopo l’arresto – potesse collaborare. Nicotra: «Che fanno!!!.. va bene! Aho… ragazzi… se poi dobbiamo fare i pezzi di merda a qualsiasi costo…».

Per i giudici d’appello questa conversazione ha una sola lettura: traspare «inequivocabilmente» la preoccupazione di Nicotra per quanto La Causa avrebbe potuto rivelare sul suo conto. E primo fra tutti proprio «la visita dell’importante latitante in uno dei suoi punti vendita». Analizzando intercettazioni e verbali di collaboratori di giustizia – tra i quali Mario Vinciguerra, ex reggente dei Santapaola di Aci Catana – i giudici d’appello scrivono nelle motivazioni che Nicotra avrebbe elargito somme al clan per un «preciso tornaconto personale costituito dal sostegno elettorale nell’ambito di un rapporto sinallagmatico e paritario che emerge inequivocabilmente dall’attività investigativa».

Il già deputato regionale oltre ad aver «elargito periodicamente – mette nero su bianco la Corte d’Appello – somme di denaro al clan (a titolo di finanziamento)» avrebbero contribuito alla «conservazione e operatività del gruppo di Aci Catena» dei Santapaola anche «prestandosi a scambiare al clan assegni di provenienza delittuosa».

A questo punto si attende il terzo capitolo giudiziario della vicenda processuale che coinvolge l’onorevole Nicotra. I difensori infatti sono già pronti a impugnare la sentenza e ricorrere in Cassazione. Insomma per il scrivere ‘the end’ in questa vicenda bisogna ancora aspettare il terzo turno della giustizia.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA