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Il caso

Fondi Fsc, tutti i tagli decisi dal Governo regionale: la scure si abbatte sulla Sanità

La coperta, evidentemente, è sin troppo corta. E così basta il confronto fra le risorse impegnate nel recente passato e la nuova bozza del governo regionale per capire che i conti non tornano

Di Mario Barresi |

La coperta, evidentemente, è sin troppo corta. E così basta il confronto fra le risorse impegnate nel recente passato e la nuova bozza del governo regionale per capire che i conti non tornano. In tante delle 12 “aree tematiche” finanziate dal Fondo di Sviluppo e coesione per la Sicilia, fra cui spicca la sanità. Alla voce “Sociale e salute”, infatti, la tabella allegata alla delibera della giunta di Renato Schifani reca 250 milioni di risorse Fsc 2021/27 «da finalizzare».

I macro settori

Questo dato, in attesa di riempire i macro-settori con i relativi progetti concreti per poter firmare l’Accordo di Coesione con il governo nazionale, basta già a comprendere che non tutte le opere sanitarie previste potranno avere copertura. Del resto, gli interventi sono appena due, entrambi contenuti nella delibera 410/2022 del governo di Nello Musumeci: 130 milioni per il nuovo ospedale di Gela e 222,8 milioni di cofinanziamento per la realizzazione del cosiddetto Ismett 2 di Carini. In totale, dunque, le risorse già impegnate ammontavano già a 352,8 milioni: mancano oltre 102 milioni nella riprogrammazione del governo Schifani. Una questione, già trattata da La Sicilia, che riguarda il derby fra l’attuale governo di centrodestra e il precedente. D’altronde, come annota il dirigente della Programmazione, Vincenzo Falgares, nella relazione alla base della delibera di allocazione del Fsc, «occorre valutare la destinazione» delle risorse impegnate dalla precedente giunta nel 2022, pari a 1.377.937.306,13 euro. Magari sono le stesse che Schifani, quando all’inizio ha provato a opporsi al “prelievo” di 1,3 miliardi per cofinanziare il Ponte su richiesta di Matteo Salvini, aveva defnito «opere già programmate dal precedente governo regionale, del quale l’attuale governo opera in continuità», come si evince dal verbale della giunta del 6 dicembre scorso.

L’Ismett 2 rischia grosso

Adesso c’è il timore che sia a rischio l’infrastruttura sanitaria di Ismett in cui la Regione è partner al 55% dell’Upcm (University of Pittsburgh Medical Center), che detiene il 42%, e della Fondazione Ri.Med, socia al 3%. Un progetto che promette di portare in Sicilia circa 4.100 posti di lavoro e un impatto economico di oltre 500 milioni, «al netto della valorizzazione della proprietà intellettuale, del trasferimento tecnologico e dei prodotti industriali». L’iniziativa affonda le sue radici nel 2019, in un viaggio dell’ex governatore, accompagnato dall’allora assessore alla Salute, Ruggero Razza, negli Usa per visitare il centro di Pittsburgh. Ed è proprio sul modello americano che si basa l’idea del cosiddetto “Cluster” di Carini, che mette assieme la struttura già in costruzione a cura di Ri.Med. (un centro di ricerca biomedica) con l’Ismett 2, destinato a sostituire la struttura dell’Istituto mediterraneo per trapianti e terapie ad alta specializzazione, attualmente in funzione a Palermo in collaborazione con l’Arnas Civico. La ricerca si affiancherà a interventi di alta specializzazione: trapianti multiorgano, cardiologia, pneumologia, chirurgia addominale e toracica, ortopedia, oncologia. La sua progettazione tiene conto anche di future pandemie. L’ospedale, collegato con il centro biomedico, sarà composto da due corpi che si sviluppano su un seminterrato e altri tre livelli, con 250 posti letto, di cui 42 in terapia intensiva e 174 di semi-intensive, 14 sale operatorie e 7 interventistiche per mininvasiva.

Ma non ci sono più certezze

Sia chiaro: non c’è alcuna certezza che che il nuovo polo d’eccellenza non si faccia più. Ma ci sono molti elementi che inducono a sospettare un disimpegno del governo Schifani. Certo, quasi tutto il plafond Fsc dell’area tematica sanitaria potrebbe essere destinato all’Ismett 2, in tal caso rinunciando al nuovo ospedale di Gela. Ma non basterebbero lo stesso. Quei 222,8 milioni, infatti, erano un conguaglio rispetto ad altre risorse già previste: i fondi nazionali ex articolo 20 della legge 67/1988: 156 milioni che il governo regionale, nel febbraio 2020, aveva inserito nella revisione del Dupiss (Documento unitario di programmazione degli investimenti sanitari in Sicilia), assieme a 200 milioni per il nuovo ospedale di Siracusa. I soldi per Ismett 2, ora, non ci sono più.

Il cambio di passo

E anche su questo capitolo – i finanziamenti statali per gli ospedali siciliani – c’è stato un cambio di passo. Oltre che di geopolitica sanitaria. La cartina di tornasole è proprio il Dupiss. Il precedente governo regionale, partendo da una dotazione finanziaria di 845 milioni, nel 2020 aveva approvato 42 interventi da finanziare: fra le opere più importanti l’adeguamento del padiglione A del Cervello di Palermo (39,6 milioni), il nuovo presidio polivalente di Alcamo (21 milioni), l’ampliamento del S. Antonio Abate di Trapani (14 milioni), l’adeguamento del Basilotta di Nicosia (13,5 milioni), l’acquisto di attrezzature per il Policlinico-San Marco di Catania (13,4 milioni), il secondo stralcio dell’ospedale pediatrico Di Cristina di Palermo (13 milioni), un poliambulatorio al Cannizzaro di Catania. Per un totale di 250 milioni. Sempre nel 2020 vengono inseriti Ismett 2, nuovo ospedale di Siracusa e nuovo ospedale Palermo Nord. Quest’ultimo, però, non rientrerà nell’“Addendum 2° Stralcio”. La giunta Schifani, però, nel maggio 2023, apprezza il nuovo Dupiss. In cui vengono previsti i finanziamenti soltanto per quattro progetti. Tutti a Palermo: il nuovo Civico (364 milioni), il nuovo Policlinico (348 miliioni), il nuovo ospedale Palermo Nord (ripescando i 240 milioni previsti) e la riqualificazione dell’Ingrassia (6 milioni). A questo si aggiungono 118 milioni per il popolo pediatrico ex Cemi. Totale: 1,1 miliardi, di cui il 5% a carico della Regione. Nella relazione dell’assessorato alla Salute si evince che «è emersa la necessità di procedere a una rivisitazione della programmazione delle risorse» anche in considerazione che «nella parte orientale della Regione sono stati realizzati nuovi presidi ospedalialieri» (si citano il Garibaldi e il San Marco di Catania), a Messina l’Ircss Bonino-Pulejo e il Policlinico beneficiano rispettivamente di 91 e 56,2 milioni per altri progetti, mentre «nell’area metropolitana di Palermo i presidi ospedalieri hanno mantenuto il sito e l’impianto originario».

La rinuncia a una eccellenza mondiale

La premessa potrebbe essere corretta. Ma fino al punto di rinunciare a un’eccellenza mondiale come il nuovo Ismett? A Roma sono piuttosto perplessi: dai ministri Raffaele Fitto (Sud) e Orazio Schillaci (Salute) sarebbero arrivate delle precise sollecitazioni a Palazzo d’Orléans. Con quali risultati?m.barresi@lasicilia.it

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