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L'INTERVISTA

Il falso mito del boss mafioso, i nuovi assetti di Cosa Nostra e gli imprenditori che pagano il pizzo per vent’anni: le parole del pg di Catania

Il procuratore generale Carmelo Zuccaro ha parlato a margine del convegno “Dialoghiamo sulle mafie” organizzato alle Ciminiere dall’associazione Antimafia e Legalità

Di Redazione |

Carmelo Zuccaro, pg di Catania, interviene al convegno “Dialoghiamo sulle mafie” organizzato alle Ciminiere dall’associazione Antimafia e Legalità. Il magistrato ha parlato dei falsi miti della mafia e del lavoro di informazione e formazione sulle scuole, dei nuovi equilibri di Cosa nostra dopo l’arresto di Messina Denaro e un commento dopo la discovery del pagamento del pizzo per venti anni da parte dell’azienda del presidente di Confindustria etnea.

Sottocultura

«La mafia ha un radicamento culturale purtroppo basato su determinati ambienti e da ragioni storiche particolarmente elevato – ha detto il procuratore generale -. Sottocultura che si basa sul mito, di quello del mafioso che, secondo loro, sarebbe una persona che si contrappone al potere, alle prepotenze, alle vessazioni e che invece contrappone la propria volontà egemonica».

«In realtà – ha aggiunto il magistrato – è un mito: non esiste il mafioso, ma la l’organizzazione mafiosa su cui fonda la sua forza. Il mafioso non è un supereroe come la sottocultura lo dipinge. Purtroppo questi miti hanno radici storiche molto, ma molto elevate. Un’opera teatrale che circolava a Palermo nel 1865 ‘i mafiusi de la Vicarià, in cui al mafioso detenuto si attribuivano i poteri di un supereroe che non accettava le prepotenze e difendeva i deboli. Queste sono delle mistificazioni – ha ribadito il Pg Zuccaro – in realtà è proprio sulla prepotenza e sulla forza del sodalizio mafioso che si fonda la vera forza della mafia, soprattutto la sua capacità di interagire con le forze politiche, le istituzioni e con alcuni ambienti dell’imprenditoria e dell’economi»”

Secondo il procuratore generale di Catania la mafia «si contrasta combattendo le cosiddette povertà educativa e socioeconomica». «Questi sono i veri strumenti, ma – ha sottolineato – sono di medio e lungo periodo e che, purtroppo, non tutti perseguono in modo coerente. Quelli di cui ci dobbiamo occupare noi sono la repressione e il contrasto dal punto di vista giudiziario. Con tre strumenti: potere avere una buona collaborazione dai collaboratori di giustizia, i cosiddetti “pentiti” che non sono affatto pentiti, intercettazioni efficaci e potere impoverire la mafia con sequestri e confisca».

Gli imprenditori

«Ci sono ancora oggi imprenditori che preferiscono esser sottoposti a un procedimento penale piuttosto che denunciare le estorsioni, altri che adottano una via di mezzo – ha spiegato ancora Zuccaro -: aspettano che la magistratura contesti loro i risultati delle intercettazioni».

«Se c’è fiducia nella volontà delle Istituzioni di farla finita con questo fenomeno – ha aggiunto il Pg di Catania è più facile che ci siano imprenditori che abbiano il coraggio di denunciare. E’ un circolo vizioso, un serpente che si morde la coda, senza la loro collaborazione noi non riusciamo a fare molto, se non abbiamo però la loro fiducia non riusciremo mai a ottenere questa collaborazione».

«La società civile – ha sottolineato Zuccaro – è a macchia di leopardo: ci sono punte che sono veramente molto attive e collaboratrici. Io non sono pagato per esser scoraggiato o scoraggiarmi, e sono fondamentalmente ottimista. Falcone diceva che la mafia è un fenomeno storico e che quindi avrà una fine. Non è come il sole o la luna, ma legato a fenomeni ciclici. Il punto è: non scompare da solo, ci vuole l’intraprendenza di tutti, ma prima di tutti dalle istituzioni-COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA