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La coca, il cartello di Sinaloa, l’infiltrato e la base di Catania: un’operazione in stile Narcos

Di Redazione |

CATANIA – L’operazione Halicon contro il narcotraffico portata a termine dalla Guardia di finanza di Catania con la collaborazione di polizia spagnola e colombiana ha aperto uno squarcio sui traffici mondiali dei cartelli messicani della cocaina facendo emergere i collegamenti con la città etnea come uno degli snodi europei del giro mondiale di droga. Ci sarebbero tutti gli ingredienti per una serie tv in stile “Narcos” in questa operazione: il potente cartello messicano di Sinaloa (quello che era gestito dal famoso “Chapo” Guzman), la mafia siciliana, il trafficante soprannominato “el Flaco”, gli intermediari spagnoli, l’agente infiltrato sotto copertura, il carico di 440 chilogrammi di cocaina prodotta nella foresta amazzonica colombiana, i soldi, tanti soldi. 

Il carico di cocaina intercettato dai finanzieri è arrivato a Catania in aereo l’11 gennaio scorso nell’aeroporto Fontanarossa come carico di “libri” ed era stato conservato in un locale nel capoluogo etneo in attesa di essere smistato in nord Italia ed in Europa. Gli investigatori non hanno reso noto altri particolari sulle indagini. L’operazione è stata caratterizzata, tra l’altro, dall’esecuzione di operazioni speciali come consegne controllate e differimento di sequestri e arresti, intercettazioni telefoniche e ambientali, che hanno documentato l’operatività degli indagati tra Catania, Roma, Milano, Genova e Verona.

I Finanzieri del Gico hanno mantenuto con la Polizia nazionale colombiana un costante collegamento investigativo che ha consentito di ricostruire un’intera catena di fornitura della cocaina gestita dal cartello messicano di Sinaloa dalla zona di produzione della Colombia fino a Catania. Il cartello messicano di Sinaloa è forse l’organizzazione mondiale più potente e violenta nel traffico di cocaina: gli uomini del cartello controllano direttamente la produzione in Colombia, cosa che gli permette di avere cocaina purissima a prezzi contenuti e la rivendono a prezzi molto maggiorati alle organizzazioni criminali di tutto il mondo.

Il carico di cocaina che si doveva far arrivare a Catania sarebbe stato concentrato a Bogotá in tre distinte fasi dai narcos messicani, avvalendosi dei due guatemaltechi fermati e di un intermediario, Hernandez. A Catania, secondo quanto accertato, sono giunti «Tito» e «Felix» che, in costante collegamento con il loro capo avrebbero organizzato l’avvio di consegne prova dello stupefacente. Una prima partita di tre chili sarebbe stata spedita dai due a Verona, dove sarebbe stata proposta ad acquirenti italiani. Successivamente sarebbero giunti a Verona dal Messico Chavez, Da Fiume e Garcia Riera. I tre, destinatari della droga, ad Affi avrebbero incontrato Tito e Felix, ai quali avrebbero dato 35.000 euro in contanti a parziale pagamento della droga, denaro che è stato sequestrato. Il pagamento sarebbe stato il preludio dell’invio di un quantitativo di cocaina maggiore.

Oltre ai 386 chili di cocaina purissima, il gruppo messicano avrebbe organizzato la spedizione di 18 panetti di cocaina, che è giunta nel porto di Vado Ligure (Savona) l’11 novembre del 2019 a bordo di un container carico di frutta imbarcato su una motonave partita dal porto colombiano di Turbo.

Tra i destinatari di mandato d’arresto nell’abito dell’operazione Halicon, c’è anche il messicano Jose Angel Rivera Zazueta, di 33 anni, noto con il nome di “El flaco”, considerato dagli investigatori un collettore di sostanze stupefacenti in Colombia per poi smistarla all’estero. Gli investigatori hanno sottolineato come l’Italia sia stata la prima nazione a raccogliere elementi di prova utili a poter emettere il provvedimento nei suoi confronti. L’uomo è ritenuto molto vicino al capo del cartello di Sinaloa, che dopo l’arresto nel 2010 di Joaquin “El Chapo” Guzman si ritiene sia Ismael Zambada García. Il cartello di Sinaloa è probabilmente più potente e ramificato del cartello colombiano di Medellin: gestisce infatti il traffico di droga colombiano, la marijuana messicana e l’eroina messicana e del sud-est asiatico. Sono anche produttori di oppio e marijuana. La United States Intelligence Community la considera l’organizzazione più forte al mondo nel traffico di droga anche per il suo giro d’affari che si estende in tutti e 5 i continenti e che, come dimostrato dall’operazione della Gdf etnea, arriva a ramificarsi sino a Catania.

Le altre due persone, non rintracciate in Europa, nei confronti delle quali è stato emesso un mandato di arresto internazionale sono Luis Fernando Morales, Hernandez, di 33 anni, anch’egli guatemalteco, ed il messicano Salvador Ascencio Chavez, di 53 anni. Altre due persone, Mauro Da Fiume, un italiano di 46 anni nativo di Sanremo ed emigrato in Spagna, e Sergio Garcia Riera, uno spagnolo di 42, sono state arrestate dalla polizia spagnola. I fermati sono due guatemaltechi considerati diretta diramazione del cartello messicano di Sinaloa: Daniel Esteban Ortega Ubeda, detto “Tito”, di 35 anni, e Felix Ruben Villagran Lopez, detto “Felix”, di 48. I due, fermati ad Affi (Verona), nei pressi del lago di Garda, sarebbero stati chiamati ad eseguire in Italia gli ordini impartiti da Jose Angel Rivera Zazueta.

E’ stato stimato in circa 20 milioni di euro il valore della cocaina sequestrata a Catania durante l’operazione. L’indagine etnea, seguita dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e dal sostituto Andrea Bonomo, affonda le sue radici nei mesi scorsi ma ha avuto un’accelerazione nella prima decade di gennaio, quando è stata predisposta la spedizione dei quasi quattro quintali di cocaina. Il carico è partito da Bogotà, è transitato per Madrid e per Roma, quindi è arrivato a Catania. Per giorni gli investigatori hanno monitorato la situazione, poi quando hanno forse compreso che si potevano correre dei rischi, venerdì 24 gennaio sono entrati in azione i Baschi Verdi catanesi e veronesi nel B&B Hotel di Affi.

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