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L’ispezione di settembre e quel tanfo non solo di “munnizza”

Di Mario Barresi |

Ecco l’articolo di Mario Barresi pubblicato su La Sicilia lo scorso 13 settembre che dava conto dell’ispezione antimafia nel gruppo Leonardi. 

Catania. È un serpente (puzzolente) che si morde la coda. O magari un postulato per definizione indimostrabile in teoria, ma dalle tante dimostrazioni pratiche. Primo assunto: il “business della munnizza” è sporco per definizione e chiunque ci sia dentro o è lurido in partenza o si fa contaminare strada facendo. Secondo assunto: qualsiasi altra attività finanziata con i soldi delle discariche diventa essa stessa una “scoria” imprenditoriale, che nasconde corruzione e malaffare quando non mafia.

Ma questo, appunto, è un postulato. Mentre l’ispezione antimafia di mercoledì nella sede e negli impianti della Sicula Trasporti, la società catanese del gruppo Leonardi proprietaria della discarica privata più grande e redditizia di tutta l’Isola, non è un atto di fede. Né un precipitato di sospetti gratuiti. L’accesso, disposto dal prefetto di Catania ed eseguito dalla Dia, rientra in una procedura bardata di regole. E di garanzie. Soprattutto per gli interessati, che hanno l’opportunità di poter dimostrare la loro estraneità a ogni ipotesi di infiltrazione mafiosa. Positivo, del resto, l’approccio mostrato dai legali di Sicula Trasporti, Carmelo Peluso e Carmelo Galati, che a nome dei Leonardi hanno assicurato un impegno di «ulteriore verifica e approfondimento» su enti e società con cui ci sono rapporti d’affari.

Certo, la notizia delle forze dell’ordine a scartabellare negli uffici e nelle discariche degli imprenditori siciliani più in vista del momento ha fatto impressione. Soprattutto, ma non soltanto, nel Catanese, epicentro della diversificazione economica (immobili, hotel e tanto altro) del gruppo. Le reazioni? Chiacchiericci e maldicenze, misti alla speranza che tutto si chiarisca, a tutela di decine di lavoratori.

Cosa ha trovato la Dia nel regno dei rifiuti? Bocche cucite, anche se da fonti investigative trapela un certo ottimismo sulla «quantità e qualità» del lavoro svolto. Adesso toccherà, entro 30 giorni, al gruppo interforze preparare una relazione (atti acquisiti ed eventuali persone sentite) sull’attività ispettiva. Il dossier finirà sul tavolo del prefetto Claudio Sammartino, uomo di Stato con alle spalle una carriera che è un’altra garanzia per tutti. Sarà lui a valutare se dovessero esserci ipotesi di tentativi di infiltrazione e, in quel caso, a disporre l’interdittiva antimafia. Con annessi e connessi.

Ma la procedura – per la Prefettura non è la prima e non sarà l’ultima; nel settore “sensibile” dei rifiuti, ma anche in altre cattedrali dell’imprenditoria etnea – è a tutela innanzitutto dei destinatari. Dal gruppo Leonardi, sollecitato ieri da La Sicilia, nessuna posizione ufficiale. Certo, trapela l’orgoglio di chi vuole dimostrare di essere estraneo a ogni contiguità mafiosa, misto alla rabbia di chi non tollera sospetti su una crescita imprenditoriale basata su investimenti ambientali hi-tech e ricerca di modelli virtuosi anche all’estero. E sarebbe comprensibile persino la tentazione di mollare, ma magari alla fine non sarà così.

Un elemento oggettivo resta il coinvolgimento di uno dei titolari della Sicula Trasporti, Salvatore Davide Leonardi, con l’ipotesi di reato di favoreggiamento, in un’indagine aperta a Catania dopo le rivelazioni di un pentito di mafia, Salvatore Messina. Il quale incastrò, in un verbale pieno di “omissis”, un esponente del clan Pillera-Puntina, Massimo Scaglione, arrestato in flagranza lo scorso luglio, dopo la che polizia gli trovò addosso 14mila euro in contanti, frutto di un’estorsione ai danni proprio dei Leonardi. Ed è stata questa vicenda giudiziaria – delicatissima, con contorni e ruoli ancora da definire – una delle scintille (ma non l’unica) a innescare l’accesso antimafia della Prefettura, disposto dopo un’approfondita valutazione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica.

Nessuna forzatura, nessun accanimento. È un iter trasparente e codificato. Perciò, in questa fase, sono fuorvianti (oltre che inutili) tutti gli eccessi, sia giustizialisti sia vittimistici. Se c’è davvero puzza di bruciato, nella discarica che raccoglie l’immondizia di 255 comuni siciliani, a confermarlo saranno atti e fatti oggettivi. Qualora non fosse così, dopo essere stati passati al setaccio da investigatori specialisti in materia, per i Leonardi sarebbe il certificato antimafia più convincente da sbandierare. Per questo, in ogni caso, bisogna aspettare.

Pecunia non olet, diceva d’altronde Vespasiano. Uno che di cose sporche, ma redditizie, se ne intendeva.

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