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Maria falcone: «Un museo nel quartiere dove è nato Giovanni» 

La sorella del magistrato alla cerimonia per la posa della prima pietra a Palermo

Di Redazione |

«Oggi è la posa della prima pietra del museo che verrà realizzato in questo antico palazzo, nel rione dove mio fratello è nato». Lo ha detto Maria Falcone nel corso della cerimonia che si è svolta a Palazzo Jung, dove verrà realizzato un Museo della Legalità dedicato a tutte le vittime della mafia, alla presenza del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, del presidente della Regione Renato Schifani, del presidente dell’Ars Gaetano Galvagno e del sindaco Roberto Lagalla. «Mi commuove guardare oltre la siepe – ha aggiunto la sorella del magistrato – e vedere che lì dietro c’era la palestra dove Giovanni andava a fare ginnastica. Era il mio quartiere a due passi c’era la nostra casa in via Castrofilippo n. 1″. “È importante dire al mondo – ha poi osservato – che le stragi del ’93 facevano parte di una strategia di grande profilo per la mafia che cercava di colpire l’Italia in quello che era il suo patrimonio artistico. Quelle stragi rappresentano un’escalation di una mafia che voleva mettere in ginocchio il nostro Paese, ma non ci sono riusciti. E se noi dopo 30 anni continuiamo a parlare di uomini come Giovanni, Paolo, Francesca, tutti i ragazzi della scorta, tutti quei morti che furono chiamati “La mattanza siciliana”, li piangiamo con conforto perché dietro di noi ci sono i giovani che saranno in grado di cambiare questo Paese».

Il progetto

Maria Falcone ha poi illustrato gli obiettivi del progetto. «Vogliamo creare un museo che non parli solo di morte, sangue e dolore, ma che faccia capire. Un po’ come gli eroi del nostro risorgimento italiano che rappresentavano lo spirito, la forza, l’animo di volere un’Italia indipendente. Ora devono essere i giovani a salvare la nostra costituzione portando avanti i suoi principi, così che la Sicilia diventi una terra diversa. Non sarà solo memoria di dolore, ma voglia di cambiamento. E dobbiamo far sì che i nostri giovani venendo a Palermo, creando sedi anche a Roma e Bolzano, abbiano la possibilità di confrontarsi con giovani di altre città. Per fare l’Italia unita – ha concluso – bisogna far dialogare i giovani».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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