Morte dell'on. Gaetano Trincanato
Morte dell’on. Trincanato, i familiari presentano una denuncia
La morte, avvenuta lo scorso 17 gennaio, di Gaetano Trincanato, uomo di punta della Democrazia cristiana siciliana, ha colpito la politica dell'Isola.
. In prima fila, ai funerali celebrati ad Agrigento, tanti deputati e un ministro, tutti suoi allievi. A circa una settimana da quei fatti, tuttavia, del decesso di Trincanato si torna a parlare, ma non per ricordarne di certo le gesta politiche.La figlia, Elena Trincanato, lo scorso 21 gennaio ha infatti inviato una relazione all’Assessorato alla Salute della Regione Siciliana e alla procura della Repubblica di Termini Imerese, con la quale ripercorre gli ultimi tredici giorni di vita del padre presso il reparto di Chirurgia Oncologica dell’Ospedale “Raffaele Giglio” di Cefalù e chiede agli enti interessati di valutare l’eventuale esistenza di “estremi di reato, manifestando, qualora necessaria, anche la propria volontà querelatoria per tutte le ipotesi di reato che si intenderanno ravvisare nei confronti di tutti i soggetti che la signoria vostra individuerà responsabili dei fatti descritti”.
La ricostruzione di Elena Trincanato parte dal 4 gennaio, quando il padre viene ricoverato per un intervento chirurgico finalizzato a rimuovere una neoplasia all’intestino cieco. Un ricovero preceduto, scrive da una visita “effettuata presso lo studio privato” del direttore del reparto, P.M., che “decideva – scrive Elena Trincanato – di effettuare l’intervento, non mostrando alcuna perplessità, né menzionando eventuali rischi” dopo aver disposto nuovi controlli medici. Intervento che viene poi realizzato il 4 gennaio. Il sei gennaio avviene il primo fatto che la famiglia Trincanato indica come sostanzialmente anomalo, ovvero la rimozione del sondino gastrico. con la motivazione che era vuoto. “Non veniva il dubbio che l’assenza totale di secrezione gastrica potesse essere dovuta a un mal posizionamento del sondino o ad altro – scrive la figlia -”. L’otto gennaio, siamo quindi a quattro giorni dall’intervento, a Trincanato veniva ordinata una dieta liquida “malgrado la mancanza di canalizzazione”, scrive ancora la figlia (la canalizzazione è, in terminologia medica è la ripresa del transito intestinale) e l’ex onorevole, dopo aver assunto un omogeneizzato inizia ad avvertire i primi malesseri che vengono tenuti sotto controllo con un antimietico. Sintomi che si ripresentano, accentuati, il giorno dopo, dopo aver consumato uno yogurt. Anzi, scrive Elena Trincanato, “la situazione precipitava, il paziente cominciava a respirare malissimo, gli veniva rimesso il sondino naso-gastrico attraverso cui venivano aspirati oltre 7 litri di ristagno gastrico in un’unica soluzione (che chiaramente aveva dentro da tempo, visto che il sondino naso-gastrico gli era stato tolto il secondo giorno postoperatorio), gli veniva messo l’ossigeno, gli veniva fatta una radiografia ai polmoni (che risultava ‘buona’) ma incredibilmente non veniva fatta una semplice radiografia all’addome (proprio lì dove era stato operato!), veniva chiamato il cardiologo, gli venivano fatti un elettrocardiogramma e l’eco-cuore e il cuore risultava in fibrillazione”. Nella cartella clinica dell’ex onorevole, racconta ancora, veniva annotato “che il paziente risultava ‘con alvo chiuso a feci e gas’ e con l’enorme ristagno gastrico aspirato dal sondino”. A quel punto, dice ancora, non seguono interventi per risolvere quella che appare un’occlusione intestinale. Solo l’undici gennaio infatti sarebbe stata ordinata una tac allo stomaco che individua il tutto porta ad un intervento in urgenza che riesce, ma, racconta ancora Elena Trincanato, “tutti gli organi principali (rene, polmoni e cuore) risultano danneggiati e il paziente entra in camera di rianimazione in una situazione di Mof (Multi Organ Failure) e, successivamente, di shock settico dal quale non si riprenderà mai e cesserà di vivere il 17.1.2016”. La famiglia Trincanato è difesa dall’avvocato Nino Caleca.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA