Nel Catanese
Morto schiacciato da ascensore, la donna rimasta bloccata: “Mi ha chiesto lui di premere l’elevatore”
Ci sono ancora molti punti da chiarire sul decesso di Antonio Pistone, il giovane tecnico che ha perso la vita nei giorni scorsi ad Aci Sant'Antonio
Sono ancora tanti i punti oscuri sul tragico incidente sul lavoro in cui ha perso la vita Antonio Pistone, il trentenne di Aci Castello morto mentre lavorava alla cabina ascensore di una palazzina di via Marchese di Casalotto, ad Aci Sant’Antonio. Per questo motivo il pm di turno, Annamaria Trinchillo, ha disposto il sequestro della salma che verrà sottoposta ad autopsia per accertare le cause del decesso; inoltre sono stati apposti i sigilli al vano ascensore, in cui lo sfortunato giovane è rimasto incastrato.
Pistone, noto negli ambienti giovanili perché organizzava serate in alcuni locali, stava eseguendo la riparazione da solo, per conto di un’impresa specializzata ora chiamata a rispondere del perché il ragazzo non fosse assistito da un secondo tecnico. Vorrà vederci chiaro, a tal proposito, il magistrato titolare dell’inchiesta, che ascolterà anche la ragazza che ha azionato il pulsante, attivando l’elevatore, e provocando l’accidentale morte del tecnico.
Nella palazzina, il giorno dopo la tragica morte bianca, i condomini sono ancora sotto shock per quanto accaduto. Dalla testimonianza della donna, che i vigili del fuoco hanno liberato dall’ascensore, bloccatosi a pochi centimetri dal basamento al piano terra dell’edificio, si potrà delineare un quadro più definito sui fatti. Di certo ci sarebbe che la vittima è stata estratta dai pompieri quando aveva ancora parte del corpo incastrato nell’intercapedine, tra la cabina e la tromba dell’ascensore. La ragazza, disperata, ha raccontato ai carabinieri di essere stata invitata dal tecnico ad accedere nell’ascensore e a pigiare il tasto che aziona il meccanismo. Trascorsi pochi secondi, avrebbe sentito l’uomo gridare disperatamente. Poi il blocco della cabina, rimasta in sospeso tra due piani, col corpo del giovane manutentore ormai esanime, in seguito alla forte pressione esercitata dal macchinario tra la spalla e il torace.
Dario Fina, legale difensore della donna, conferma il racconto della propria assistita: «Sembrerebbe che sia andata così, in quanto il tecnico non avrebbe potuto manovrare l’elevatore. Per questo avrebbe chiesto alla ragazza di azionare il sistema dall’interno. Certo, allo stato sono soltanto delle mere ipotesi al vaglio degli investigatori e delle autorità che faranno gli opportuni accertamenti».«Questo tragico evento – afferma Piero Nicastro, segretario Fim Cisl – ci spinge a riflettere sulla fondamentale importanza della sicurezza sul lavoro: non può essere lasciata al caso o considerata come un aspetto secondario. Deve essere il primo pensiero di ogni giorno per le imprese e i lavoratori. Deve prevalere in ogni ambito e in ogni attività giornaliera. È necessario che la cultura della sicurezza sia radicata nella mentalità di tutti i soggetti coinvolti. È un dovere civile garantire la sicurezza sul posto di lavoro e non può più essere rinviato. L’obbligo di formazione annuale per imprese e lavoratori, in una giornata specifica che simboleggi il tema, potrebbe essere un’idea per promuovere la consapevolezza e l’importanza di un ambiente di lavoro sicuro. Non possiamo permettere che tragedie come questa accadano ancora. Dobbiamo agire insieme per creare un ambiente di lavoro sicuro e protetto per tutti. Solo attraverso un impegno comune e una cultura della sicurezza diffusa potremo prevenire futuri incidenti e preservare la vita e l’integrità di coloro che lavorano con dedizione e passione. Il nostro pensiero va alla famiglia e a tutti coloro che sono stati colpiti da questa tragedia».
«Anche stavolta – dice il segretario territoriale Ugl, Giovanni Musumeci – passata la notizia calerà il sipario. A nulla servono i tavoli prefettizi e i convegni se poi non si dà seguito a quello che ci si dice. Paghiamo la carenza di organico degli uffici dell’Ispettorato del lavoro e una mancanza di cultura della prevenzione».«La morte dell’ascensorista – scrive Orazio Vasta, responsabile Federazione del sociale Usb – evidenzia in modo orribile l’inarrestabile scia di morti di lavoro, gran parte dei quali per mancanza di sicurezza. Perché Antonio ha fatto un intervento definito di “soccorso alla persona”, che svolgono i vigili del fuoco? Antonio non stava svolgendo un intervento di manutenzione, stava operando un soccorso non di sua competenza e, addirittura, da solo. La morte di Antonio rientra nella strage quotidiana di lavoratrici e di lavoratori, mentre la politica e i sindacati affondano nell’ipocrisia e nelle lacrime e nei lutti di circostanza».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA