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Oggi all’Ars parte l’iter del ddl “anti-povertà”: l’appello di Abramo arriva fin dentro il Palazzo

Di Daniele Ditta |

PALERMO – L’appello all’Ars per una legge di contrasto alla povertà lanciato da Emiliano Abramo, presidente della Comunità di Sant’Egidio a Catania, nasce da un disagio tangibile, che il Covid ha acuito, facendo sprofondare nell’indigenza persone sino a poco tempo fa in grado di sostenersi con le proprie forze.

«Accanto agli anziani e ai migranti, ora l’emergenza povertà tocca anche piccoli commercianti e studenti universitari fuori sede. Persino gli artisti circensi. Gente che prima contribuiva con gesti di solidarietà si riversa nelle nostre sedi per avere sussidi e aiuti alimentari». Parte da qui il racconto di Abramo: dalla Catania poverissima che si vede nelle case fatiscenti di San Berillo Vecchio occupate dai migranti senza documenti e nei clochard di corso Sicilia, fa tappa nelle piccole botteghe chiuse degli esercenti colpiti dalla crisi innescata dal Covid e a macchia d’olio si espande nel resto della Sicilia.

Storie di quotidiane difficoltà “intercettate” dalla Comunità di Sant’Egidio, che in tutta l’Isola dà assistenza a 7mila nuclei familiari attraverso i suoi centri a Catania, Palermo, Messina e in altri 12 Comuni.

«Se prima della pandemia solo a Catania avevamo in carico un centinaio di famiglie – dice Abramo – adesso siamo arrivati a 3.500. Per la prima volta si sono rivolti a noi gli studenti universitari fuori sede. Non era mai accaduto. Stiamo parlando di ragazzi che tirano la cinghia da tutte le parti: nella maggior parte dei casi ci chiedono un pasto caldo». Dai giovani agli anziani. «Quest’ultimi – prosegue Abramo – più di tutti vivono l’isolamento. Il Covid ha diminuito le occasioni d’incontro e rende difficili gli spostamenti. Noi li aiutiamo a fare la spesa o nell’acquisto dei farmaci. Ma ci chiedono anche calore umano, perché con la pandemia hanno paura ad uscire».

Ogni settimana, la Comunità di Sant’Egidio monitora telefonicamente 800 anziani. «Per molti di loro, che non hanno internet, abbiamo prenotato la vaccinazione». E che dire dei circensi, a pieno titolo nella lista dei nuovi poveri: «In questi mesi – riferisce Abramo – stiamo dando assistenza a due circhi bloccati a Letojanni e Biancavilla, in totale 110 famiglie».

La povertà colpisce tanti migranti che, «con la chiusura del Cara di Mineo, si sono riversati a Catania, soprattutto a San Berillo Vecchio, dove hanno occupato le case abbandonate. La pandemia dà minori possibilità di vivere d’elemosina e ha aperto praterie per attività malavitose». Aggiunge Abramo: «Non avendo una residenza, queste persone non possono accedere ai sussidi statali né avviare l’iter per ottenere la protezione internazionale. La questura non ha nemmeno gli indirizzi per convocarli presso la commissione territoriale del ministero dell’Interno».

“Invisibili”, come i senzatetto. A Catania se ne contano 400, «numero 6-7 volte più alto rispetto a prima» dice il presidente della Comunità di Sant’Egidio, che «tre volte a settimana porta la cena a chi vive per strada. Un’attività svolta assieme ad altre associazioni di volontariato».

Nel giorno in cui all’Ars la conferenza dei capigruppo si riunisce per stilare una “road map” che possa portare a una legge organica di contrasto alla povertà, il mondo del terzo settore mette le cose in chiaro: «Concedere risorse “a pioggia” sarebbe sbagliato – dice Abramo –. I fondi devono andare a realtà che hanno una comprovata esperienza. Non possiamo permetterci di sprecare risorse, per questo serve trasparenza e una rendicontazione totale dei fondi erogati per gli indigenti».

La sensibilità mostrata dal presidente Gianfranco Miccichè e trasversalmente dalle varie forze politiche presenti all’Ars induce Abramo a esprimere «gratitudine e una fondata fiducia»: «Ho ascoltato tanti appelli incoraggianti, mi auguro quindi che questo ddl possa essere approvato all’unanimità e nel più breve tempo possibile. La politica mostri il suo volto responsabile e sia vicina alla gente che soffre. Se la rabbia sociale non trova orecchio teso e risposte concrete la situazione rischia di degenerare».

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