infrastrutture
Ponte, un altro schiaffo alla Sicilia: nel Piano delle priorià si allungano pure i tempi dello studio di fattibilità
Esclusa dai Ten-T la parte meridionale dell’Isola
Finalmente tutti, persino il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, ammettono, a parole, che dallo scoppio della guerra in Ucraina la Sicilia è diventata ideale per essere una piattaforma logistica strategica del Mediterraneo. Nei fatti, però, la visione Nord-centrica di Giovannini continua a far sì che questo obiettivo resti solo un sogno e che, anzi, sotto la sua gestione la Sicilia non potrà mai uscire più moderna dalla pioggia di risorse Ue che sta cadendo sull’Italia. L’ultima prova è il Piano infrastrutture prioritarie allegato al Def, che fa il punto sulle opere da realizzare, su quanto costano e su quanto è da reperire per coprire il fabbisogno. Ebbene, per la Sicilia vengono per lo più ribadite, come opere da realizzare, quelle già finanziate dal “Pnrr”, con qualche minima aggiunta. In questo nuovo contesto geopolitico, invece, andava colta l’occasione per inserire, nella modifica alle reti Ten-T in discussione a Bruxelles, tutta la parte meridionale dell’Isola che dovrebbe essere deputata a intercettare le merci in transito nel Mediterraneo. Al contrario, sono esclusi dalle reti “core” i porti, le ferrovie e le strade meridionali; non c’è un solo euro investito sui centri logistici e intermodali in Sicilia in cui smistare e lavorare le merci comunque scaricate negli altri porti; e, soprattutto, viene posta la pietra tombale sulla possibilità di decidere sul Ponte sullo Stretto, che dovrebbe consentire il trasporto rapido delle merci verso Nord ed è l’unica opera a potere rendere l’Isola una vera piattaforma logistica. Anzi, si insiste sui 500 milioni per rinnovare il traghettamento.
A porre fine al Ponte è un capitolo apposito nel quale, descrivendo ancora una volta l’esito del lavoro del gruppo di esperti, secondo cui il Ponte va fatto a prescindere dai traghetti, il ministro ricorda di avere affidato a Rfi il compito di presentare uno studio tecnico di fattibilità, la cui esecuzione Rfi dovrà affidare tramite gara. Mentre l’iter di questa procedura è ancora in corso, il ministro pone ora con questo Piano a Rfi ben 20 quesiti “monstre” ai quali dovrà rispondere lo studio di fattibilità. Si tratta di 20 punti talmente impegnativi che non solo, probabilmente, costringeranno Rfi a rivedere il bando ma, in ogni caso, sono tali che per rispondere si allungheranno di chissà quanto i tempi di redazione degli elaborati.
Per fare alcuni esempi, Giovannini chiede, come se si trattasse di un progetto esecutivo, di calcolare «gli indicatori di prestazioni per il confronto delle soluzioni progettuali negli scenari significativi, tra cui resilienza e rischio sismico» e «la risposta dell’impalcato al vento turbolento, mediante studi aerodinamici e aeroelastici»; poi, «gli scenari di sviluppo, tendenziale e non, della domanda di mobilità multimodale passeggeri e merci in diverse ipotesi di crescita economica dell’Italia e delle regioni del Mezzogiorno, nonché dell’area euro-mediterranea». E già solo quest’ultimo quesito richiede anni di studi.
E ancora, «le soluzioni progettuali tecnicamente plausibili (previa esecuzione delle indagini e dei rilievi necessari) per le due tipologie di ponte (campata unica e campata multipla) per l’attraversamento stabile dello Stretto di Messina e dei relativi raccordi con le reti terrestri di lunga percorrenza (es. autostrade e ferrovie) e delle due città metropolitane di Messina e Reggio Calabria»; nonchè «l’incertezza e il rischio relativi ai tempi e ai costi di costruzione e gestione», ben sapendo, invece, che il comitato di esperti ha già indicato l’opportunità di escludere l’ipotesi di project financing e di remunerazione tramite pagamento del pedaggio, quindi privilegiando l’ipotesi dell’intero costo di costruzione e gestione a carico dello Stato.
Per quanto riguarda le sole opere ferroviarie, il piano fa almeno chiarezza su quanto si sia lontani dall’avere l’Alta velocità Infatti, distingue fra il raddoppio e la velocizzazione della linea Messina-Catania-Siracusa (2,5 miliardi, mancano all’appello 49 milioni) e il nuovo collegamento Palermo-Catania (6 miliardi). Tra gli interventi da “sottoporre a revisione” c’è poi la Palermo-Messina, ma solo per il raddoppio della tratta Fiumetorto-Castelbuono (939 milioni).
Per le strade, tra gli interventi prioritari si ripetono la manutenzione della Palermo-Catania (792 milioni), la Ss 640 (1,53 miliardi), la Ragusa-Catania (1,2 miliardi) e il lotto 9 della Siracusa-Gela (350 milioni). COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA