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IL RICORDO

Nino Strano e l’ultima festa esagerata

Un uomo vero che si è nutrito di vita e non certo di politica anche se alla politica ha dedicato, non ricambiato, anni, tanti anni, della sua esistenza.

Di Fabio Tracuzzi |

Di solito sono io a chiamare il direttore del giornale, a dargli una notizia e a proporgli un pezzo. È la regola del giornalismo. Per questo quando ieri mattina ha squillato il telefono e sul display è apparso il nome, Antonello Piraneo, mi sono meravigliato. «Direttore dimmi». Un attimo lunghissimo di silenzio… «Fabio, è morto Nino, Nino Strano». E non sai dire altro che «no, no, no». Non so quanti ne ho pronunciati. Piangendo? Sì, piangendo. Piangendo per un amico, grande amico, un fratello. «Scrivi tu un ricordo per il giornale»?

Un pezzo? Ma come si fa a raccontare Nino Strano, parlare della sua carriera politica? Consigliere, comunale, deputato regionale, assessore al Turismo, Senatore della Repubblica e puoi aggiungere tanti altri titoli buoni solo per i biglietti da visita. Ma Nino non è stato niente di tutto questo. È stato molto, ma molto di più: un uomo vero che si è nutrito di vita e non certo di politica anche se alla politica ha dedicato, non ricambiato, anni, tanti anni, della sua esistenza.

Amico vero

Infinite le cose che ti passano per la testa pensando a Nino cercando di metabolizzare il fatto che non ci sia più. Tante cose sì, ma non riesci a dare un ordine ai tuoi pensieri che vorresti trattenere ma scappano da tutte le parti. Pensi a tutto, ma viene sempre in mente la stessa identica cosa. Nino Strano un amico vero. Chi lo ha conosciuto non ha potuto fare a meno di volergli bene. Era impossibile non volergli bene.

E anche ieri ha quasi voluto dare un segnale di quello che è stato il senso della sua vita: nella casa dove abitava una grande veranda al primo piano divisa da un altro appartamento da un sottile canneto. Da una parte di quel canneto lacrime e disperazione dall’altra parte una festa. Torta, tappi di spumante, risate e un gradevole profumo di rustici. Sembra quasi una scena del film “Una festa esagerata” di Salemme, ma Nino a quella festa dei vicini sarebbe andato. Chissà, al di là della retorica, forse ci è andato ugualmente.

Una festa esagerata, la vita di Nino Strano è stata una continua festa esagerata con al primo posto il grande amore per il figlio Giuseppe, la moglie e i nipoti. E il fratello, Francesco, il più grande dei due, ma forse nel dolore anche il più fragile.

Il suo sorriso era contagioso come la sua allegria, la sua voglia di vivere. E senza dimenticare il suo grande amore per Taormina. E quando un amico chiamava lui c’era sempre e comunque.

Salvò le Universiadi in Sicilia, riportò il grande ciclismo e fece accordi con flussi turistici da tutto il mondo e tirò fuori dal cilindro delle sue idee anche il Circuito del mito.

Sì lo so, chi legge, adesso teme che non parlerò della mortadella. Niente di tutto questo. Nino nel suo libro “Je ne regrette rien”, sceglie come foto per la copertina quella immagine al Senato. “Non rimpiango nulla”. E così è stato.

I moralisti (falsi), non solo del centrodestra, non lo vollero più. Come se si fosse macchiato di una colpa indelebile.

Un sorriso

Domani alle 16 in Cattedrale, a Catania, verranno in tanti per l’ultimo saluto. Gente comune, della strada. Amici. Anche qualche avversario politico. Verranno anche i finti amici, passerella d’obbligo, quelli senza vergogna. Ma quelli Nino nemmeno li guarderà. Come ha sempre fatto. Anche se Nino, un sorriso, non lo hai mai negato a nessuno.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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