il ricordo di Franco Zuccalà
Quando in salotto fu battezzata “Forza Catania”
La morte del grande giornalista catanese tra aneddoti e storie
Arrivava in punta di piedi, con un sorriso e una battuta affettuosa. Entrava in redazione e ci abbracciava uno per uno. Come si fa con gli amici che non vedi da tempo, ma che il tempo non può cancellare. Aveva sempre qualche aneddoto da raccontare, qualche storia da tirare fuori dal cassetto dei ricordi. E te li faceva vivere con la stessa arguzia che il giornalista-narratore-scrittore metteva nei suoi pezzi, nei suoi reportage, nei suoi servizi sportivi e non. Franco Zuccalà, un’icona del giornalismo italiano, se ne è andato lasciandoci tutti più tristi e più vuoti. Era un punto di riferimento.
Ci sentivamo spesso. Quando squillava il telefono lui si presentava sempre allo stesso modo: «Sono Franco» e basta. Era sufficiente. In pochi minuti venivano fuori commenti e racconti. Un vulcano di entusiasmo e di voglia di essere vivo in questo “mestieraccio” (come lo chiamava lui) che in pochi, passati gli ottanta, conservano ancora. Era volato a Milano presto per diventare una “firma importante”, ma la sua Catania non l’ha mai dimenticata. «Mi raccomando, ti ho mandato un pezzo, dagli un occhio anche tu, non si sa mai». «Io, Franco? Io dovrei dare un occhio ai tuoi pezzi?». «Vedi che non mi sono ancora rincoglionito – rispondeva ridacchiando dall’altro capo della cornetta – ma leggitelo, è meglio… ». Franco Zuccalà era questo, era fatto così. Giornalista vecchio stampo, non ti faceva mai pesare chi fosse, chi era stato e chi continuava a essere. Era uno di noi.
Mentre a fatica e, onestamente, anche con un po’ di imbarazzo, cerco di raccontare chi era Franco Zuccalà, mi sovvengono mille ricordi, mille storie, mille momenti. E metterli tutti in fila è complicato ripensando a Franco. Penso che se dovesse oggi leggere anche lui queste poche righe, magari si metterebbe ridere…
Franco, però, prima di diventare un collega, per me è stato un amico di famiglia. Di quelli veri, sinceri, generosi. Perfino testimone di nozze di papà Angelo che oggi non c’è più, ma che per me c’è sempre. Le sere che non si faceva troppo tardi al giornale, veniva spesso a cena a casa. Ed era uno spettacolo… Risate, battute, sogni e speranze. Io, un bimbo che sognava già da piccolo di fare il giornalista e non l’astronauta come i “bimbi normali”, rimanevo incantato.
Una sera, negli anni in cui nasceva la “mitica” Antenna Sicilia, a casa mia si portò dietro anche Pippo Baudo e Micio Tempio. «Angelo, dobbiamo parlare, meglio veniamo da te che stiamo più tranquilli». Durante la cena il solito “cazzeggio”. Solo dopo, dopo essersi spostati in salotto, con un bicchierino di buon whisky in mano, cominciarono a inventare la nuova trasmissione sportiva che di lì a poco divenne una degli appuntamenti di successo della neonata televisione. Io, appena adolescente, ma già “affamato” di giornalismo, mi misi dietro la porta a origliare. Il vocione di Baudo rimbombava, mentre Tempio usò tutte le sue “armi” per convincere Zuccalà a lasciare Milano per qualche tempo e venire a condurre la trasmissione. Vinse Micio e fu un successo. «Torno, torno» si limitò a dire Franco mentre Super Pippo con la sua manona lo sommergeva di pacche sulle spalle. Era notte fonda e nacque “Forza Catania”, che fece furore.
Una delle ultime volte chi mi è venuto a trovare in redazione, Zuccalà mi raccontò anche della “storia” (ovviamente inventata) con Sofia Loren. «L’unica cosa che ingelosisce mia moglie Melina è la foto con Sofia Loren – raccontò quel pomeriggio con una gran risata – Ce l’ho in tutte le case, non solo a Milano ma in Francia e a Catania. A tutti racconto che la Loren è stata la mia prima fidanzata, poi ho conosciuto mia moglie e l’ho lasciata». E giù a ridere…COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA