agenzia
Sequestrati diamanti e gioielli a finto promotore finanziario
Operazione Gdf Reggio Calabria, 2 milioni il valore dei beni
REGGIO CALABRIA, 10 MAG – Diamanti, collane, bracciali e anelli d’oro, orologi di lusso e conti correnti in Italia, Spagna e Germania, per un valore di oltre 2 milioni di euro, sono stati sequestrati dalla guardia di finanza di Reggio Calabria a un sedicente promotore finanziario reggino. L’uomo è ritenuto il vertice di un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati quali l’abusiva raccolta e gestione del risparmio, la vendita di strumenti finanziari fasulli, l’autoriciclaggio e l’impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita. Il sequestro è stato disposto dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale su richiesta della Procura di Reggio Calabria guidata da Giovanni Bombardieri che ha coordinato l’inchiesta condotta dai finanzieri del Comando provinciale e del Nucleo speciale di polizia valutaria. Le fiamme gialle hanno ricostruito il patrimonio del promotore finanziario abusivo valorizzando le risultanze di precedenti indagini condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria e dal Nucleo speciale polizia valutaria, nel cui ambito è emerso come il soggetto, agendo sotto lo schermo di società finanziarie appositamente costituite, avrebbe ricevuto denaro da centinaia di risparmiatori, residenti in tutta Italia, prospettando rendimenti particolarmente allettanti. La raccolta del denaro sarebbe avvenuta mediante la stipula di contratti nell’ambito di un “sistema piramidale”, una sorta di “schema Ponzi” in cui le entrate, che consentono di finanziare il corrispettivo promesso ai partecipanti, non derivano da un’attività reale, bensì dal beneficio economico conseguente all’ingresso di altri soggetti nel sistema. Dalle indagini è emersa la divergenza tra gli esigui redditi dichiarati e le effettive disponibilità del falso promotore finanziario contro il quale ci sono le dichiarazioni dei risparmiatori raggirati. Da qui la decisione dei magistrati di sequestrare, ai fini della confisca, il “tesoretto” dell’indagato per il quale è stata ritenuta la pericolosità sociale. Il finto promotore finanziario, infatti, viveva abitualmente dei proventi illeciti derivanti dalle attività illegalmente esercitate.