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Stop al numero chiuso a Medicina. Il no dei medici: “Migliaia di disoccupati”

Primo sì alla riforma. La Federazione degli ordini: "Già 13mila senza posto nel 2034"

Di Redazione |

Primo passo verso lo stop al numero chiuso per Medicina. Anche se la strada per arrivare ad una riforma complessiva della legge si annuncia ancora lunga. Il Comitato ristretto della Commissione Cultura e Istruzione del Senato adotta un testo base praticamente all’unanimità, ma sono molti i dubbi che solleva l’opposizione. Per non parlare del no netto che arriva subito dall’Ordine dei medici, secondo il quale se si toglierà il numero chiuso «entro 10 anni si produrranno solo dei disoccupati». Il testo che adotta il Comitato ristretto, di cui dà notizia, esprimendo «soddisfazione», il presidente della Commissione Roberto Marti, contiene di fatto una sorta di delega in bianco al governo su come rimodulare l’accesso alla facoltà di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria. Delega da adottare entro 12 mesi dall’entrata in vigore della legge. Per il resto, le novità sostanziali sono l’abolizione dei test d’ingresso, che dovrebbe scattare dal 2025/2026, e i nuovi ostacoli che l’aspirante medico dovrà affrontare. Se lo studente, infatti, entro 6 mesi, non supererà prove che riguardano discipline in area biomedica, sanitaria, farmaceutica e veterinaria (ancora da individuare) non potrà più accedere a Medicina. Sin dall’inizio, gli sarà consentito iscriversi anche a un’altra facoltà scientifica, come ad esempio Biologia, e nel caso in cui il semestre a Medicina si concluda con un nulla di fatto, potrà sempre continuare con la seconda scelta vedendosi riconosciuti dei crediti formativi. E sono proprio i nuovi paletti a non convincere troppo l’opposizione che annuncia “emendamenti» per migliorare il testo.

E’ semplicemente una questione di calcoli: senza il numero chiuso per l’accesso alla Facoltà di Medicina, fra dieci anni e negli anni ancora successivi si creerebbero migliaia di medici disoccupati. Il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, non ha dubbi, ed è proprio sulla base di stime precise che afferma la totale contrarietà all’abolizione del numero chiuso.«Siamo nettamente contrari, e questa non è assolutamente una norma di buon senso: eliminare il numero chiuso a Medicina significa che fra 10 anni, il tempo necessario per formare un medico, avremo una pletora di laureati che non avranno possibilità di trovare un posto di lavoro come medici. Produrremo solo dei disoccupati», afferma Anelli. «Una norma di buon senso punterebbe a rendere possibile la piena occupabilità dei medici che formiamo. Ma così non sarà se si varerà lo stop al numero chiuso, e fra 10 anni avremo una pletora di camici bianchi che non riusciranno a trovare lavoro».I numeri infatti sono chiari e, argomenta Anelli, non lasciano dubbi: «Per formare un medico ci vogliono 10 anni, ovvero sei anni di corso di laurea in Medicina e 4 anni di specializzazione. Abbiamo stimato che fra 10 anni saranno andati in pensione circa 7mila medici. A fronte di questo ‘buco’, già quest’anno la previsione di iscrizioni a Medicina raggiunge le 20mila unità. Questo vuol dire che fra 10 anni, nel 2034, noi potremo assumere 7mila medici, ovvero il numero di quelli andati in pensione, ma non potremo fare lavorare ben 13mila medici che risulteranno in più». Se oggi siamo in questa situazione di carenza di medici, rileva ancora, è perchè «c’è stata una programmazione sbagliata negli anni precedenti: 10 anni fa si sarebbe dovuto dare il via libera ad almeno 15mila accessi a Medicina, perchè oggi sono 15mila i medici che vanno in pensione». Ora però, avverte, «non possiamo sbagliare ancora la programmazione, ed abolendo il numero chiuso il risultato sarà che nel 2034 avremo molti più medici di quelli che andranno in pensione e, dunque, una triste pletora di disoccupati in camice bianco».

Nell’attesa, i partiti fanno a gara per intestarsi il provvedimento. La prima a cantare vittoria è la Lega. Matteo Salvini parla di «storica battaglia», mentre il governatore del Veneto Luca Zaia di «cambio di passo». Poi è la volta di FdI che con la prima firmataria del ddl Ella Buccalo difende anche l’idea del semestre in prova definendolo “una selezione basata sul merito». E «orgogliosa» del primo passo compiuto in Commissione la ministra dell’Università Anna Maria Bernini secondo la quale si riusciranno «a formare 30mila medici senza il numero chiuso». Convinti della necessità di togliere i test, pur individuando criticità sono i senatori del centrosinistra. Di «delega troppo vasta» parla ad esempio Cecilia D’Elia, capogruppo Pd in Commissione, che esprime anche dubbi sulla «definizione di una graduatoria nazionale dopo aver frequentato solo un semestre». Nel testo, secondo il Dem Andrea Crisanti, restano «incertezze anche sulle modalità di accesso ad altri corsi di esame per coloro che non sono stati ammessi a Medicina».

Lo stop al numero chiuso, intervengono i medici Anaao, sindacato degli ospedalieri, è «il colpo di grazia alla formazione medica». «La scelta di superare il modello della legge del ’99», commenta l’Unione Studenti, «è sicuramente un primo passo, ma siamo delusi dalle modalità». Intanto, alla Camera il Pd presenta la proposta di legge sulla sanità firmata dalla segretaria Elly Schlein che chiede di investire nella sanità pubblica nei prossimi 5 anni fino al 7,5% del Pil che è la media europea. Schlein quindi accusa Meloni di mentire «sui dati», ricordando il «taglio di 1,2 miliardi dai fondi del Pnrr».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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