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Tangenti, imprenditrice condanna appello

Di Redazione |

TORINO, 8 MAG – Tradita da una telefonata al marito: è stato un “lungo sfogo” fatto al cellulare a convincere i giudici della Corte d’appello di Torino della colpevolezza di Anna P., 52 anni, imprenditrice, e a condannarla a un anno e quattro mesi di carcere per corruzione. La donna, titolare di un’azienda che si occupa di arte funeraria, era accusata di avere versato con regolarità tangenti per 500 euro al mese – tra il 2009 e il 2010 – a Riccardo E., dipendente dei Servizi cimiteriali del Comune di Torino, per ottenere della clientela. In primo grado era stata assolta. L’accusa è stata sostenuta dal pg Gianfranco Colace. Decisiva – come si legge nelle motivazioni della sentenza – è stata una telefonata intercettata dagli investigatori tra la donna e il marito. Nella conversazione l’imprenditrice, “agitata e irritata tanto da balbettare per la rabbia”, si lamentava perché il funzionario, nonostante le mance, “non solo era venuto meno all’impegno, ma aveva inviato un cliente alla concorrenza”.

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