Lavoro
Mercatone Uno, a Misterbianco torna lo spettro dei licenziamenti
Un’altra seria emergenza occupazionale in Sicilia e nella provincia di Catania. E’ ora vero dramma per circa 90 dipendenti del “Mercatone Uno” di Misterbianco, già in cassa integrazione a turno da anni, destinati a brevissima scadenza – salvo adeguate e tempestive soluzioni alternative – a perdere definitivamente il posto di lavoro, a parte l’indotto locale.
E’ arrivata infatti la notizia che, esaurito il secondo “disciplinare di gara” (il primo era scaduto a suo tempo), il Ministero dello Sviluppo economico ha autorizzato i commissari straordinari della “M. Business Srl” (in amministrazione straordinaria) ad accettare l’offerta vincolante della “Cosmo SpA” – con sede a Corropoli (Teramo) – per la cessione di rami d’azienda consistenti in 13 punti vendita sul territorio nazionale, tra cui quelli di Palermo e Misterbianco, concludendo così una lunga e tortuosa vicenda procedurale cominciata nell’aprile 2015.
A livello nazionale, l’azienda subentrante manterrà soltanto 196 rapporti di lavoro, col marchio e layout “Globo”, sugli attuali 566. A quanto si apprende, altri rami d’azienda e 55 punti-vendita sarebbero acquisiti da un’altra società, facente capo anche ai vecchi proprietari, mantenendo il marchio “Mercatone Uno”. Un’operazione dai molti interrogativi.
Secondo una “tabella” allegata alla nota inviata dai commissari e dalla Cosmo SpA al Ministero, alle rappresentanze sindacali di categoria delle regioni interessate e alle Rsa-Rsu territoriali competenti, gli «impegni occupazionali assunti dalla società cessionaria» prevedono la salvaguardia del posto di lavoro per un biennio per sole 19 unità del punto vendita di Palermo e 15 di quello di Misterbianco (su 102 dipendenti), alla scadenza della cassa integrazione prevista nel gennaio 2019 e dopo la ristrutturazione dei punti vendita.
Per i lavoratori “non trasferiti”, quindi rimasti fuori, ci sarà il licenziamento con la fruizione dell’indennità Naspi e il «sostegno alla ricollocazione al lavoro previsto dall’apposito Fondo europeo».
«La scelta dei lavoratori da trasferire sarà effettuata discrezionalmente dalla Cessionaria», sentenzia tra l’altro il testo dell’accordo stilato.
Questo dunque oggi l’esito delle lunghe e inestricabili manovre economico-finanziarie di vertice sulle sorti dell’azienda che fu leader nella distribuzione del mobile e del “complemento d’arredo”. In archivio va la tanto decantata volontà di “salvaguardia” dei livelli occupazionali, espressa nel marzo scorso da un enfatico comunicato emesso dai tre Commissari straordinari del Gruppo, che aveva lasciato spiragli di speranza. E in attesa delle ulteriori procedure monta il dramma di 90 famiglie, che ora attendono la reazione dei sindacati e delle istituzioni. A partire dalla Regione. Nella speranza che si faccia – e presto – tutto il possibile per salvare il lavoro di questa gente.