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“La mia patria riconosciuta in una remota e appartata strada di una cittadina siciliana”

Di Redazione |

Camminando in un assolato pomeriggio siciliano per vie silenziose e appartate di Raffadali (Ag.), mi è capitato di imbattermi in una chiesa- San Giuseppe -, sovente chiusa, e di osservarne la superba facciata e abside esterna. Il mio pensiero è andato subito ai toccanti versi di Patrizia Cavalli (da” La patria “- 1947), che, con fulgida incisività poetica, manifestano dell’esperienza di patria, fatta da me in quel frangente, l’idea più intima, segreta e soggettiva, affrancata dai canoni stereotipati e standardizzati della tradizione letteraria. Una patria riscoperta in un’inaspettata e “a sorpresa” esperienza dei sensi, nella sublime bellezza, quieta e appartata, di paesaggi remoti e solenni, nel silenzio di un cammino “a passo lento” per le vie di un borgo della nostra Isola e del nostro Paese. Una suggestiva rivelazione epifanica di appartenenza ad un mondo antico, arcaico che auspichiamo non venga mai negletto o stravolto nel suo millenario, perfetto equilibrio di forme, perché lì, nella calma solenne di quelle pietre antiche, c’è la patria, la nostra Patria!

Segnalazione di Rosamaria Rita Lombardo – archeologa- autrice di “Minosse e l’enigma del Monte Guastanella” Arbor Sapientiae editoreCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA