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Rifiuti, Cateno De Luca: «In Sicilia “sistema” politico per favorire i privati»

Di Mario Barresi |

Catania – “Scateno” non ci sta. E alle accuse della Regione risponde con «un esposto presentato a tutte le Procure della Sicilia», in cui si perché Nello Musumeci «in tre anni di governo, in cui è stato anche commissario straordinario per l’emergenza rifiuti, non è stato in grado di realizzare neppure un nuovo impianto pubblico». L’ennesimo attacco di Cateno De Luca al governatore è anche politico: «Nelle prossime settimane porterò a Palazzo d’Orleans l’umido della città, che non sappiamo in quale impianto portare». Il Comune dello Strettto, a fronte di 150 euro a tonnellata per l’indifferenziato, ne paga 230 per la frazione umida «per cui ci si avvale di un impianto a Cremona…».

Nell’esposto, che La Sicilia ha avuto modo di consultare, non si fa riferimento soltanto alla situazione di Messina, «destinataria, almeno sulla carta, di due impianti pubblici, finanziati col Patto per il Sud, e che ancora oggi, nonostante sia stato fatto l’appalto per uno e per l’altro lo stesso Comune abbia provveduto con risorse proprie alla progettazione definitiva, continua a essere esclusa da qualsiasi programmazione economica». La denuncia, firmata anche dall’assessora Dafne Musolino, passa in rassegna le «gravi inefficienze e carenze gestionali dal 2018 al 2021», in più di una ventina di pagine, citando dati e atti. A partire dai ritardi sulla settima vasca di Bellolampo (28,5 milioni) e sulle due di Trapani (in tutto 14,7 milioni). Musumeci, è il senso della denuncia alle Procure, «aveva i progetti e i soldi per realizzare gli impianti pubblici prima di fare arrivare a saturazione quelli esistenti, costringendo la Sicilia a rivolgersi ai privati», mentre «gli impianti di Gela ed Enna li ha ereditati e s’è limitato a inaugurarli». Il sindaco di Messina, inoltre, ricorda i ritardi sulle autorizzazioni agli impianti mobili (i Tmb), sul finanziamento dei progetti (Ccr e mini-compostaggio) dei Comuni e sul Piano rifiuti. La tesi che De Luca sottopone ai magistrati è in Sicilia che ci sia «un vero e proprio “sistema” politico», che «determina e autorizza di fatto una gestione oligopolista» da parte dei «pochi gestori degli impianti privati».

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