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Azoto al posto di ossigeno a neonato, per giudice fu colpa della fretta

Di Redazione |

PALERMO – Condotte tanto gravi da escludere la concessione delle attenuanti generiche, «omissioni» non casuali ma determinate dalla fretta, impianti non collaudati: sono pesanti le motivazioni della sentenza con cui il giudice monocratico Marcella Ferrara ha condannato a tre anni per lesioni colpose gravissime, il massimo che la legge consente per questo reato, Francesco Inguì, titolare della ditta Sicilcryo srl di Marineo che, nel 2010, eseguì i lavori sull’impianto di gas medicali del reparto Maternità del Policlinico e Aldo La Rosa, direttore dei lavori. A un anno e sei mesi venne condannato invece l’ex direttore del dipartimento materno infantile dell’ospedale Enrico De Grazia. Omissioni e superficialità, quelli attribuiti agli imputati, per cui a un neonato, Andrea Vitale, venne somministrato protossido di azoto invece di ossigeno per 68 minuti: errore costato al piccolo una paralisi cerebrale infantile. Il processo è stato istruito dal pm Gianluca De Leo.

Il giudice, che ora ha depositato le motivazioni della sentenza, arrivata a 7 anni dai fatti, ha anche concesso una provvisionale immediatamente esecutiva di un milione e 100mila euro per i genitori di Andrea che si sono costituiti parte civile. Il bambino, che non parla e non cammina, ha bisogno di assistenza continua. Dal deposito della sentenza, pronunciata a settembre dopo un processo durato anni e passato a 4 giudici diversi, decorrono i tempi per il ricorso in appello degli imputati e poi la fissazione del processo di secondo grado. Ma su tutto incombe il rischio della prescrizione che maturerà se non si arriverà a un verdetto entro agosto.

Dopo la nascita Andrea mostrò segni di sofferenza. I medici decisero di somministragli l’ossigeno. Ma nel tubo dell’impianto appena rifatto dalla Sicilcryo srl e mai collaudato c’era invece protossido di azoto, un gas anestetizzante che il neonato respirò per 68 minuti. «Non fu eseguita alcuna prova di gas specificità né le opere vennero collaudate – scrive il giudice – Ciò nonostante le prese erano state dotate di flussometri e attacchi che rendevano immediatamente fruibile l’impianto di gas medicale». «L’omissione lungi dall’essere accidentale – aggiunge – è risultata sostanzialmente programmata dal direttore dei lavori in ragione dell’urgenza di restituire gli spazi ospedalieri oggetto dei lavori ai rispettivi reparti e rendere fruibile l’isola neonatale». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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