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L'intervista

Ddl Province bocciato, Galvagno “scagiona” FdI: «I garanti erano altri, “mal di pancia” non intercettati»

Il presidente dell'Ars sulla prima crisi del Governo Schifani: «Mai prendere decisioni di pancia»

Di Mario Barresi |

Presidente Galvagno, ha incontrato il governatore Schifani. Qual è la temperatura nel termometro della crisi alla Regione?

Il rapporto fra me e il presidente Schifani resta ottimo a livello personale oltre che istituzionale. Siamo entrambi del parere che sul voto di ieri (mercoledì per chi legge, ndr) c’è stato un corto circuito con parte dei parlamentari di maggioranza, non riconducibile a un solo gruppo ma a tutti».

Se uno più uno fa due la principale riserva di franchi tiratori è FdI. Il suo partito s’è subito vendicato della bocciatura della salva-ineleggibili…«Non ci può essere lettura più distante dalla realtà. Non regge, né numericamente né politicamente. In aula a presiedere c’ero io. C’è anche la mia faccia su questo voto».

Il video con la sua espressione mentre pronuncia «imbarazzante: 40 a 25!» è già diventato un tormentone social…«E le sembro felice in quel video?».

No, ma nemmeno FdI lo era, qualche giorno prima, per non aver protetto i seggi di tre vostri deputati.«Non so come convincerla che fra i due voti non c’è alcun nesso. E, visto che lei insiste tanto sull’interpretazione autentica, le dico un’altra cosa: ora me la chiedono tutti, perché è una legge che fa chiarezza su potenziali situazioni in cui potrebbero ritrovarsi in molti. Non era un cambio delle regole del gioco, ma il chiarimento di una norma scritta male. Per capirci meglio: se la partita dura 90 minuti, non si voleva dire che se una squadra sta perdendo 1-0 non finisce fino a quando non vince 2-1, ma semplicemente che in mezzo ai 90 minuti c’è un primo tempo e un secondo tempo».

Veramente l’effetto concreto sarebbe stato ribaltare, o comunque condizionare, l’esito di processi in corso…

«Ognuno resta della propria idea. Ma tanto non l’hanno voluta. E, visto che non s’è fatta, non si farà più: muoia Sansone con tutti i filistei…».

Basta la sua parola per scagionare FdI?«Il voto è segreto. Ma, ammesso e non concesso che qualche singolo possa aver votato contro, non è una posizione del partito. Guardi, se FdI avesse voluto affossare le Province, io personalmente avrei avuto tre occasioni per poterlo fare, in modo meno clamoroso. E invece quel ddl l’ho salvato».

A quali occasioni si riferisce?«Prima: la pregiudiziale di costituzionalità posta da Cracolici. Seconda: l’interpretazione del regolamento dell’Ars, in cui, dopo il reinvio in commissione, ho fatto prevalere il principio dell’unanimità dell’aula sulla discussione “entro 15 giorni” e non “dopo 15 giorni”. Terza: martedì, dopo la discussione generale, l’opposizione, viste le assenze nel centrodestra, spingeva per passare al voto dell’articolato e io l’ho impedito. La mia linea è stata trasparente come l’acqua»

Schifani aveva ricevuto garanzie da tutte le forze. Chi l’ha tradito allora?«Anziché fare la caccia ai traditori sui giornali, mi concentrerei su un altro aspetto. Quando, alla vigilia del voto, mi dicono che «è tutto sereno» e che dunque non c’è bisogno di un ulteriore passaggio che avrei fatto, significa che qualcosa non funziona. Perché sulla finanziaria, quando abbiamo dato garanzie sul cronoprogramma e sul fatto che il voto segreto non sarebbe stato chiesto fino a un certo articolo, tutto è filato liscio?».

Sta dicendo che non ha funzionato il filtro di Sammartino, delegato dal governatore ai rapporti con l’Ars?«Io non accuso nessuno. Dico solo, e in questo il presidente è d’accordo con me, che se c’erano dei mal di pancia andavano intercettati e curati».

Perché la riforma delle Province è stata bocciata?«Perché, per i motivi personali più svariati, non l’hanno voluta. Dimenticando che è un punto qualificante del programma della coalizione in cui sono stati eletti».

Se fossimo a Roma Schifani salirebbe al Colle per quella che di fatto è una crisi di governo. Invece trapela un “penultimatum”: se succede di nuovo ci saranno «decisioni politicamente importanti».«Ognuno fa ciò che ritiene opportuno. Io sono fra quelli che hanno consigliato a Schifani di evitare di minacciare dimissioni prima e dopo l’esito del voto».

Un segnale forte sarebbe potuto arrivare dall’azzeramento della giunta.«Guardi, io per quant’ero inc… dopo il voto avrei azzerato la giunta e i gabinetti: tutti a casa! Ma non sono decisioni che si prendono di pancia. E Schifani sa benissimo cosa fare».

m.barresi@lasicilia.it

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