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Forza Italia, i nuovi assetti in Sicilia dopo la “melonizzazione” ordinata da Berlusconi

Il dato è politico: prevale l’ala governista filo-FdI, su input dei figli del Cav e di Gianni Letta. E Schifani vince su Miccichè

Di Mario Barresi |

Renato Schifani, nel recente «incontro ristretto» dei governatori azzurri convocati ad Arcore, l’aveva sentito con le sue orecchie: «Giorgia è davvero brava, bisogna stare dalla sua parte. Aiutarla, rafforzarla». Ed è proprio questa la radice più profonda della rivoluzione che s’è materializzata in Forza Italia.

Silvio Berlusconi ha nominato Paolo Barelli nuovo capogruppo alla Camera, al posto di Alessandro Cattaneo, a cui va il “contentino” del ruolo di vicecoordinatore (sotto Anna Maria Bernini) con la delega all’organizzazione territoriale del partito, in vista delle Europee. Licia Ronzulli resta capogruppo a Palazzo Madama, ma perde lo scettro di coordinatrice della Lombardia, che va ad Alessandro Sorte, uno dei forzisti che più hanno spinto per l’operazione di ricambio, in asse con Marta Fascina, la compagna del leader.

Eccola, la “corrente Fascina”. La quasi-moglie del Cav eletta in Sicilia pur non sapendo distinguere Marsala da Mazara, in una delle sue rarissime esternazioni aveva detto qualche giorno fa che «Forza Italia, in tutte le sue articolazioni, si riconosce nell’unica leadership, quella del presidente Silvio Berlusconi, ed è sempre stata leale al governo Meloni di cui, al netto di qualche voce solitaria in cerca di visibilità, è componente essenziale e propositiva».

È la resa dei conti finale con la sua ex sodale Ronzulli, scalzata definitivamente dal ruolo di sacerdotessa di Arcore. Dopo precisi segnali come il mancato invito al cinquantesimo compleanno di Matteo Salvini (peraltro molto amico della capogruppo al Senato, conosciuta e frequentata a Bruxelles) su richiesta della stessa Fascina a Francesca Verdini, fidanzata del Capitano e organizzatrice della festa a sorpresa.

Ma, al di là dei contorni mondani, il dato è politico: in Forza Italia prevale l’ala governista filo-FdI, su input dei figli del Cav e di Gianni Letta. «Che senso ha – si chiede un parlamentare lealista siciliano – essere incalzanti con la Meloni per chi ha interessi aziendali per cui è stato sempre necessario un rapporto con tutti i governi, compresi quelli non di centrodestra?».

E così, un po’ per ragioni di cuore e un altro bel po’ per interessi economici, prima che politici, il partito centrista della coalizione rompe l’asse con la Lega e si allinea («si piega», precisa una fonte non allineata) con Giorgia Meloni. Anche a costo di rischiare la fuga dei moderati verso il terzo polo di Carlo Calenda.

Una ventina gli osservati speciali, fra i quali – assicurano a Roma – almeno un paio di siciliani. «Nelle prossime settimane annunceremo inoltre il nuovo assetto di Forza Italia in tutta la sua organizzazione», annuncia Berlusconi cambiando i vertici in alcune regioni. Nella nota si conferma la nomina di Marcello Caruso come commissario in Sicilia. E, in questo nuovo scenario, si capiscono molte più cose.

La fine dell’era di Gianfranco Miccichè non era altro che un’anticipazione, velocizzata dalle pressioni di quasi tutto il partito che s’è stretto attorno a Renato Schifani, di ciò che stava per succedere nel resto d’Italia. Si comprende anche perché Ronzulli – sempre più isolata per volere di Fascina e ora depotenziata; anche se non del tutto spodestata – non è riuscita a difendere il viceré berluscononiano di Sicilia. L’ormai ex prediletta di Arcore, all’apice della faida siciliana, in un incontro a Palermo ebbe uno scontro durissimo con l’assessore Marco Falcone, con Schifani scaltro nell’uscire dalla stanza per non rompere con lei pur evidenziando la presa di distanza.

E poi, a pensarci bene, il prodromo della “melonizzazione” di Forza Italia c’era già stato alle Regionali con lo stesso Schifani (di fatto candidato da Ignazio La Russa), che spesso ha dovuto essere, suo malgrado, “sensibile” ai voleri dell’alleato forte. Cosa cambia per l’assetto del governo regionale e nelle trattative per i candidati sindaci, a partire dal nodo Catania? Sul primo versante ben poco: dopo il caso Cannes, con la salomonica inversione delle deleghe fra Turismo e Beni culturali, il governatore ha trovato un nuovo equilibrio, assestato a colpi di vertici di maggioranza. Più delicato, invece, il discorso sulle Amministrative.

Fonti leghiste sostenevano che Ronzulli fosse pronta a un endorsement a Valeria Sudano per mettere all’angolo FdI che pretende di imporre un proprio candidato. Ora l’“aiutino” forzista non ci sarà più. E, nel gioco della torre sotto il Vulcano, Schifani potrebbe essere costretto a mettere da parte il feeling col suo vice Luca Sammartino, assecondando la scelta patriota. Anche a costo di ingoiare uno dei nomi per lui indigeribili?Twitter: @MarioBarresiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA