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Intervista a Miccichè dopo l’inchiesta sull’auto blu: «Provano ad affondarmi, io resisto ma quando finirà?»

L'ex presidente Ars: «Ho letto le carte 4 volte e ancora non capisco dov'è il reato»

Di Mario Barresi |

Quest’intervista a Gianfranco Miccichè è spezzettata in tre parti. Che corrispondono ad altrettanti diversi momenti della giornata – l’ennesima vissuta nell’occhio del ciclone – dell’ex potente viceré berlusconiano di Sicilia.

Prima mattinata

(Prima mattinata: è appena uscita la notizia dell’inchiesta che lo riguarda)

Onorevole Miccichè, ma cos’è questa storia?

«Una follia. A me sembra una cosa assolutamente folle».

C’è un lungo elenco di casi in cui avrebbe abusato dell’auto blu.

«Guardi che io sono residente a Cefalù, ufficialmente ma anche veramente perché è qui che sto per molti giorni. Se l’auto blu deve venirmi a prendere o a lasciare e sale anche la mia segretaria non vedo proprio dove sta il problema: il viaggio lo deve fare lo stesso, il costo è lo stesso. Dov’è il peculato?».

Secondo i giudici in 33 occasioni di «gestione arbitraria e del tutto personalistica dell’autovettura». E in 76 finte missioni riconosciute al suo autista, che invece faceva tutt’altro.

«Guardi, io penso di aver fatto tutto in regola. Magari qualche leggerezza, ma nessun reato. Sulle missioni firmate non so che dire: se l’autista mi portava dei fogli da firmare, io lo facevo in fiducia. Non so dove andava lui… Posso chiederle di risentirci fra un po’? Qui mi stanno facendo premura, i finanzieri mi hanno detto che devo lasciare subito la mia casa di Sant’Ambrogio. Io sono pure a piedi: “Se mi date un passaggio voi, ci vengo subito a Palermo”. Ma hanno detto che non posso andare con loro…».

Perché non va con l’auto blu?

«Sì, così mi sparano a vista… A dopo, fatemi risolvere questa situazione e ci risentiamo con calma».

Ore 13,45

(Ore 13,45: Miccichè risponde dopo appena uno squillo alla telefonata)

«Eccomi, ora sono più tranquillo. Insomma, tranquillo, si fa per dire. Ma sono a casa mia a Palermo: ma s’immagina se ero litigato con mia moglie? In albergo, dovevo andarmene. Per fortuna che è tutto a posto. Dove eravamo rimasti?».

Al fatto che sul peculato, per citarla, gliela possono «suc… altamente».

«Se le parolacce fossero un reato m’avrebbero già condannato alla pena di morte. Ma continuo a non capire: se io atterro da Roma a Catania e devo incontrare Cateno De Luca a Taormina, il mio autista viene a prendermi all’aeroporto. E se c’è anche una del mio staff, visto che deve venire lo stesso da Palermo, qual è il problema?».

Ha letto l’ordinanza?

«Quattro volte. E continuo a non capire da dove esce quest’indagine».

C’entra qualcosa il dispositivo Gps che trovò sotto la sua auto di servizio lo scorso giugno?

«Non ne ho la più pallida idea. Ora anche il mio avvocato Grazia Volo (sorella di Giovanna, assessora regionale alla Salute, ndr) sta leggendo le carte. Aspetto lei per fare dichiarazioni ufficiali dal punto di vista giudiziario».

Ma su quello politico si può sbilanciare: da una decina di giorni era riemerso, tornando in gioco con Forza Italia alle Europee, e ora affonda di nuovo.

«Qualcuno vorrebbe che non riemergessi più. Magari ha pure ragione, stavolta mi affondano davvero per sempre. Se mi sta chiedendo se in questa storia c’è una regia, le dico che non lo so: solo sospetti, ma li tengo per me. Sono sicuro, però, che qualcuno sta godendo…».

In compenso i due candidati forzisti con cui ha fatto la convention, Chinnici e Falcone, adesso saranno pure in imbarazzo per i suoi nuovi guai…

«Non mi va di parlare di politica, adesso. Le dico sono quello che ho detto ai miei. Anzi, le leggo il messaggino che ho mandato: “Io non ho scelto due candidati da votare. Io ho aderito a un progetto che comprende i due candidati che nasce da Antonio Tajani (e che io ho tardato a capire) che comprende i due parlamentari nazionali che mi hanno dato l’onore di non tradirmi e che dovrà essere gestito dalla persona di cui mi fido di più che si chiama Giorgio Mulè! All’interno di questo perimetro il mio compito sarà obbedire!”. Capito? Ora mi faccia sentire cosa dice l’avvocato sull’inchiesta, non vorrei sbagliare a parlare».

Tardo pomeriggio

(Nel pomeriggio le agenzie battono una posizione di Miccichè: «Io e il mio staff abbiamo sempre lavorato ed agito con la massima trasparenza e rigore. Sono pronto a chiarire tutto davanti gli organi competenti». Lo richiamiamo)

Rinfrancato dal consulto con gli avvocati?

«Sì, dimostrerò ogni cosa senza problemi. Sono molto più sereno».

Allora ci tolga una curiosità: ma quello che portò dal veterinario con l’auto blu è lo stesso gatto che avrebbe vinto contro Musumeci alle Regionali?

«Sì, lo stavo preparando alla campagna elettorale… Giuro: non ho mai portato il gatto dal veterinario. Lei babbìa, ma c’è poco da babbiare…».

Allora parliamo di cose serie: nell’inchiesta si parla anche di uso dell’auto di servizio per portarle la cocaina.

«Questo è un fatto privato, doloroso per me, che ho spiegato e superato. E le assicuro che in questa storia non c’entra davvero nulla. Assolutamente nulla. Abbiamo finito?».

Le ultime due cose. Ha parlato di «prosecuzione del massacro mediatico che ho subito qualche mese fa»: stavolta la sua carriera politica è davvero al capolinea?

«Sono sopravvissuto a tutto, ci provo anche stavolta. In questi mesi ho capito chi sono i veri amici e chi mi stava accanto solo quand’ero potente. Ma le confesso che comincio a essere stanco: quando ce la finiscono?».

Chi la conosce sa quanto è legato al suo buen retiro di Cefalù. A Palermo sarà un esiliato politico?

«A Sant’Ambrogio c’è tutta la mia vita. Spero di poterci tornare presto, continuo a non capire il divieto di dimora. E vorrei andarmi a prendere alcune cose che ho lasciato: i miei libri, tante altre cose importanti…».

Documenti che scottano?

«No, macché: le chiavette con la mia musica e le serie tv. Senza di queste davvero stavolta non sopravvivo…».

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