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«Mafia, il concorso esterno non si tocca», Palazzo Chigi “stoppa” il ministro Nordio

«Non è un tema in discussione, il governo non farà alcun passo indietro nella lotta alla criminalità organizzata. Ci sono altre priorità», ha spiegato il sottosegretario Alfredo Mantovano

Di Redazione |

Nessuna modifica al concorso esterno in associazione mafiosa. Dopo le polemiche scatenate per le dichiarazioni del ministro Nordio, che aveva ipotizzato una rimodulazione del reato, Palazzo Chigi chiarisce senza mezze misure la propria linea di sull’argomento.

«Non è un tema in discussione, il governo non farà alcun passo indietro nella lotta alla criminalità organizzata. Ci sono altre priorità», spiega il sottosegretario Alfredo Mantovano rivolgendosi ai parenti delle vittime di mafia, a Salvatore Borsellino e Maria Falcone.

«La giurisprudenza sul concorso esterno è consolidata» e «non c’è bisogno di aprire un altro fronte», aggiunge il sottosegretario rilasciando una dichiarazione al Fatto Quotidiano, pur ammettendo che «ci sono interpretazioni diverse dei giuristi sul tema». E conclude: “assicuro che non faremo alcun passo indietro nella lotta alla criminalità organizzata».

A suscitare malumori tra associazioni e familiari delle vittime, erano state alcune riflessioni del Guardasigilli, in queste settimane già alle prese con il dibattito emerso nelle correnti della magistratura dopo l’annuncio della riforma della Giustizia. «Il concorso esterno non esiste come reato, è una creazione giurisprudenziale. Il concetto stesso è contraddittorio, un ossimoro – aveva detto ieri Nordio durante un evento a Roma -. Noi non vogliamo eliminare il concorso esterno. Sappiamo che si può essere favoreggiatori all’esterno dell’organizzazione. Ma allora va rimodulato il reato che in questo momento non esiste. La fattispecie penale in questo momento non è strutturata. Pensare che si possa fare in questo modo un favore ai mafiosi è vuota metafisica».

Davanti alla commissione parlamentare antimafia, rispondendo a una domanda della presidente durante un’audizione, anche il procuratore di Palermo Maurizio de Lucia difende la valenza giuridica del reato così come è concepito sottolineando che ci sono «ci sono beni giuridici che devono essere tutelati dalla legge penale» e «si può casomai ragionare nel senso di migliore la definizione della fattispecie», spiega il magistrato citando un esempio: «nel caso di un omicidio la legge punisce chi uccide, ma se io do una pistola a qualcuno sapendo che sta per sparare, rispondo di omicidio in concorso. Ora se un sindaco rilascia dieci licenze edilizie illegittime alla ditta di costruzione di un mafioso dà certamente un contributo all’organizzazione mafiosa e concorre quindi nel reato di associazione mafiosa».

Ad insorgere è anche l’associazione Libera. «Più che pensare di rimodulare il concorso esterno è necessario difenderlo dagli attacchi interessati e strumentali che periodicamente si manifestano e oggi si ripropongono, con l’obiettivo di dimezzare l’antimafia circoscrivendola all’ala militare dell’organizzazione criminale e tenendo fuori i colletti bianchi complici o collusi – commenta l’associazione – Abbiamo sempre detto che la forza della mafia è fuori dalla mafia e il concorso esterno è uno strumento utile per combattere ed incidere nella zona grigia. Un suo indebolimento farà pagare a tutti le conseguenze».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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