L'INTERVISTA
Manlio Messina: «FdI accolga Musumeci, è il miglior candidato. E gli farò fare pace con Stancanelli»
Intervista con l'assessore regionale al Turismo e coordinatore regionale di Fratelli d'Italia
Assessore Messina, dicono che sia diventato più musumeciano di Musumeci. Cosa sta succedendo?
«Io sono coerente. Se stai nella giunta Musumeci, ne condividi l’azione. E poi fu proprio la nostra leader Giorgia Meloni a ufficializzare il primo appoggio a un candidato, poi vincente, che ha riunito il centrodestra siciliano con l’identikit del buon amministratore. E il governo Musumeci, nonostante le difficoltà, sta facendo bene».
Ergo: Musumeci è benvenuto in Fratelli d’Italia, nonostante i mal di pancia nel suo partito sull’accordo per le Regionali.
«Giorgia e Nello ne hanno discusso con grande serenità. Sulla proposta di un’alleanza alle Regionali con DiventeràBellissima la nostra leader deciderà, come sempre per il meglio, al momento giusto. Io mi limito ad avere la mia opinione».
Che ovviamente è favorevole…
«È di logica apertura rispetto a un percorso che ritengo naturale. Alla Meloni tutti riconoscono di aver riunito la destra italiana, un’impresa straordinaria. E allora io mi chiedo: perché chiudere la porta a Musumeci, che rappresenta un pezzo importante della nostra storia in Sicilia?».
Magari perché gli avevano chiesto di entrare in FdI due anni fa e lui rifiutò…
«Sì, è vero. Ma non si può serbare rancore per un peccato veniale, né emettere sentenze di condanna politica. C’è chi ha scelto prima di appoggiare Giorgia in quella che sembrava un’avventura, e c’è chi l’ha fatto dopo. Io fui fra i primi, dopo di me arrivarono, fra gli altri, Stancanelli, Pogliese e Catanoso. E ora, per riunire la destra siciliana, mancherebbe Musumeci, che governa la Sicilia e ha una sua forza elettorale. Dovremmo essere felici di essere visti come un punto di riferimento da una realtà importante come DiventeràBellissima».
In FdI magari c’è qualcuno che teme la concorrenza degli ultimi arrivati.
«Il nostro partito non può avere paura di Musumeci e dei suoi. Innanzitutto perché FdI in Sicilia ha una classe dirigente eccellente e un ottimo gruppo all’Ars. E poi perché il governatore è una persona perbene e leale. Per intenderci: in Sicilia abbiamo detto di no a chi voleva salire sul treno di FdI per accaparrarsi qualche seggio e molti di questi si sono già accasati altrove. Ma il discorso, con Musumeci, è diverso».
Va da sé che secondo lei il governatore va ricandidato, magari come esponente di Fratelli d’Italia.
«A mio parere Musumeci resta il miglior candidato che il centrodestra siciliano può esprimere. Per il resto, da uomo di partito, mi attengo a quello che ha detto la Meloni: FdI è con lealtà al governo con Musumeci, noi al momento giusto discuteremo delle prossime Regionali. Giorgia e Nello hanno come priorità l’unità del centrodestra, il governatore ora dev’essere bravo a ricompattarlo su di sé, come nel 2017».
Nel frattempo ha perso qualche pezzo. Come un influente esponente del suo partito: Stancanelli. Ma anche nel resto della coalizione non c’è un coro unanime per il Musumeci-bis.
«Sì, ci sono idee diverse, nella coalizione e in parte anche nel mio partito. E mi dispiace che Stancanelli, che fu il magistrale artefice della candidatura del 2017, ora pensi a una soluzione diversa. Mi dispiace soprattutto da uomo di destra, perché Nello e Raffaele sono personaggi imprescindibili nella nostra storia in Sicilia. Se tornassero a parlarsi sarebbe un bene per tutto il centrodestra e per i siciliani».
Si sta offrendo da ambasciatore?
«E perché no? Mi propongo come quello che, conoscendo bene il carattere difficile di entrambi, può farli sedere a un tavolo per tornare a dialogare. Il che non è facile, bisogna superare i rancori personali e guardare avanti. Ma, se dovessi riuscire nell’impresa, col rispetto dovuto a entrambi mi permetterei solo di dare loro un consiglio: FdI non è la vecchia An, niente liti fra tribù perché nel partito c’è una sola corrente, quella della leader».
Magari però, prima di far sedere al tavolo i due nemici, sarebbe il caso che lo prendesse lei un caffè con Stancanelli. Ha bollato l’eurodeputato come «carbonaro» anti-Musumeci e lui non l’ha presa bene…
«Con Raffaele non ho bisogno di chiarire, posso prendermi cento caffè o magari un bel piatto di carbonara, visto che a lui piace. Nel direttivo di FdI io ho parlato di chi “partecipa a incontri carbonari” anziché essere leale col governatore. Non parlavo di Stancanelli, al quale, da vecchio saggio e da regista raffinato, non sfugge la necessità di un centrodestra unito, che non può prescindere da Musumeci».
Quando vi vedrete gli dimostrerà di aver studiato i classici della nobile arte della politica, anziché cazzeggiare sui social?
«Farò i compiti a casa. Ma consiglierò a Raffaele di dedicarsi di più ai social che a certe letture ormai antiquate».
Per restare in argomento: è finito nella bufera per la sua incontinenza verbale sui social. Non sarebbe il caso di darsi un contegno assessoriale?
«Non riesco a recitare la parte dell’assessore: nella mia bacheca personale resto me stesso e rivendico il diritto di scherzare con un amico fraterno, che ha pure chiarito il contesto ironico del mio “insulto”».
La verità: Musumeci l’ha rimproverata?
«Mi ha chiesto chiarimenti. Gli ho spiegato tutto e lui mi ha solo consigliato di stare più attento».
Pure con i post giudicati “no vax”, in cui sconsiglia persino le dosi ai bambini?
«Allora, chiarisco pure questo: non sono un “no vax”, sono vaccinato e spero che si vaccini più gente possibile. Resto perplesso, così come molti Paesi Ue, sulle dosi ai bambini. E sono contrario, in linea col partito, all’obbligo di Green pass, che è una subdola ipocrisia. Se il governo Draghi ha il coraggio, introduca la vaccinazione obbligatoria anziché combinare pasticci».
Dicono che non vede l’ora di fare il parlamentare a Roma.
«Sto svolgendo al meglio il prestigioso ruolo di assessore regionale, che non è calato dall’alto. Da noi le cose non le meriti per i rapporti personali e anzi la mia amicizia con Giorgia mi costringe a lavorare il triplo. Ho contribuito, da coordinatore, alla crescita di FdI a Catania e in Sicilia, partendo dal 3 per cento. Sono pronto a rimettermi in gioco per qualsiasi obiettivo. Ma resto un soldato. Torno a fare il consigliere comunale, se me lo chiede il partito…».
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