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Musumeci: «Offensivo parlare di ponte sullo Stretto in Sicilia? No. E vi spiego perché»

Di Redazione |

Il Ponte sullo Stretto di Messina è sempre stata un’opera divisiva. C’è chi dice che servirebbe come il pane a un’Isola senza infrastrutture e tagliata fuori dai corridoi europei lungo i quali si muovono uomini e merci. Ma c’è chi ribatte che proprio perché mancano le infrastrutture prima servirebbe migliorare strade e ferrovie siciliane in una regione dove ancora servono circa 4 ore per collegare le due maggiori città che distano solo 200 km. C’è chi sostiene che sarebbe un’opera avveniristica che oltre a favorire i movimenti di uomini e merci richiamerebbe anche turisti. Ma c’è chi replica che sarebbe troppo difficile costruire un ponte così in uno Stretto attraversato da fortissime correnti e in una zona che è anche sismica. 

Insomma ci sono e ci saranno sempre mille ragioni a favore e altrettante contro. Eppure i ponti in questo brulicare infinito di  persone e in questo movimento continuo di tonnellate di merci rappresentano oggi nel mondo quelle infrastrutture necessarie per garantire crescita economica e sociale. La Cina sembra aver raccolto questa sfida, è di gran lunga la nazione che costruisce più ponti, che ha i ponti più lunghi, più geniali, più sospesi. E li sta costruendo anche nel mondo: dall’Africa alla Croazia. Proprio per realizzare una nuova Via della Seta che garantisca alla Cina un futuro economico da protagonista.

Si è parlato di Ponte sullo Stretto anche ieri nel corso di un approfondimento del Tg2 al quale ha partecipato anche il presidente della Regione che ha sottolineato i vantaggi socio-economici di una infrastruttura di questo tipo e ha risposto in maniera puntuale al ministro dell Infrastrutture Danilo Toninelli che reputa offensivo parlare di ponte in una regione che ha infrastrutture da terzo mondo. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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