L'intervista
Risorse Fsc, Musumeci avvisa Schifani: «La Sicilia non può fare a meno di opere strategiche»
Il ministro: «Il presidente ha assicurato continuità nella programmazione. Io le lui? Abbiamo molti impegni istituzionali che non ci consentono rapporti»
Ministro Musumeci, s’è aperto un dibattito sull’uso delle risorse Fsc in Sicilia. Partiamo dal primo macrodato: sugli iniziali 6,8 miliardi ne restano a disposizione poco più di 4. È corretto che 1,3 miliardi di cofinanziamento del Ponte debbano essere presi dal “tesoretto” della Coesione?
«Mi permetta una premessa: nel dibattito di cui lei parla non intendo entrarci. Né voglio polemizzare su scelte che appartengono a un governo regionale le cui vicende interne seguo dalla stampa. Le posso rispondere quindi dal mio punto di vista senza alcuna pretesa di esprimere giudizi».
Premessa accordata…
«Veniamo a noi. I fondi di sviluppo e coesione, si sa, servono ad accorciare le distanze tra Nord e Sud. Il Ponte consentirà di portare l’alta velocità, di potenziare la capacità di attrattiva dei nostri porti grazie al collegamento ferroviario con il continente, di realizzare le infrastrutture complementari. Chiedere la compartecipazione della Sicilia mi sembra corretto. E non è neppure una novità: quante strade statali sono state finanziate negli anni con l’Fsc? Avrei mai potuto avviare la Ragusa-Catania senza che il mio governo si facesse carico della maggior parte dei costi?»
E gli 800 milioni per i termovalorizzatori? Lei, da Palazzo d’Orléans, spinse molto su queste opere. Ma le risorse non potevano arrivare da altre fonti?
«È noto che noi avessimo immaginato un percorso diverso. Il presidente della Regione, invece, ha chiesto assieme ai poteri speciali sui rifiuti di individuare anche una dotazione economica, che non mi sembra comunque esaustiva alla realizzazione di due grossi impianti. È una scelta che non mi convince del tutto, ma parte da un obiettivo che condivido: garantire la realizzazione di impianti sotto il controllo del pubblico. Un obiettivo saggio, che poteva essere perseguito anche con strumenti di finanza diversi».
Il governo regionale ha appena dato il via libera alla programmazione del Fsc. Dalle aree tematiche si evince che, ad esempio, non ci sarebbero i soldi già stanziati per il progetto Ismett 2 a Carini. Se fosse così sarebbe un errore?
«Il suo è un timore che giudico infondato. Parliamo di interventi di grande valore strategico, avviati col mio governo e con un avanzatissimo stato di progettazione, che non possono essere rallentati. Ne ho parlato col collega Fitto e con il presidente Meloni, con la quale concordiamo di inserire il progetto di Carini nel Piano Mattei, perché creare una collaborazione formativa con i Paesi africani è un obiettivo strategico del governo nazionale».
Anche altre due infrastrutture sanitarie progettate dal suo governo, gli ospedali di Siracusa e Gela, rischiano di non trovare la copertura necessaria. Le comunità locali sono in allerta.
«Capisco le preoccupazioni locali, ma credo si tratti di carente informazione. La Sicilia non vorrà fare a meno di due opere strategiche per territori che le attendono da decenni. Eventuali problemi troveranno una risposta nella sinergia tra il governo Meloni e quello siciliano».
Al di là degli ospedali, gran parte delle opere sulle quali c’erano delle delibere di impegno sulle risorse Fsc 2021/27 da parte del suo governo ora difficilmente troveranno posto fra i progetti dell’Accordo di Coesione. Cos’è cambiato in un paio d’anni, non sono più buoni?
«Ricordo bene lo spirito di quella programmazione di allora. Il ministro del Sud, Mara Carfagna, chiese a tutte le Regioni di individuare un’anticipazione del Fsc con progetti cantierabili e noi procedemmo a una ricognizione di opere che metteva assieme tanti interventi, alcuni di grande valore strategico, altri di adeguato impatto territoriale. Mi risulta che in una seduta di giunta dei primi di dicembre scorso il presidente della Regione abbia detto che si condividevano molte delle opere individuate, essendovi una continuità tra i nostri governi di centrodestra. Anche se la teoria della continuità è molto flessibile e si presta a mille interpretazioni. Meglio essere prudenti…».
La premier Meloni, nel suo intervento alla 3Sun di Catania, ha detto che con il Fsc vuole che si realizzino «opere strategiche». Sono davvero strategici tutti gli interventi – noi ne abbiamo contati a decine per un totale di 1,3 miliardi – programmati dal governo Musumeci?
«Le principali opere individuate avevano un grande impatto: gli ospedali, la portualità, la ricostruzione di Ravanusa, la valle del Belice terremotata, il piano per Palermo, le strade provinciali, la rete museale, la pedemontana di Catania, il contrasto idrogeologico, l’edilizia urbana. Poi, ricordo a chi magari lo ha dimenticato, gli interventi furono individualmente valutati dalla commissione Bilancio dell’Ars, che raccolse molti spunti provenienti da tutti i gruppi parlamentari».
Esponenti di spicco del suo partito avrebbero invitato in chat dirigenti e amministratori locali di FdI a indicare «progetti cantierabili» da proporre all’assessore Aricò per il Fsc. Non è una doppia contraddizione, con la linea di Meloni e Fitto, ma anche rispetto al fatto che una lista di progetti c’è già?
«Ma no! Trovo normale che le forze politiche, tutte, si facciano interpreti delle esigenze delle comunità locali. I partiti hanno questa funzione: essere l’anello di collegamento tra cittadini ed istituzioni. Se penso alle ultime iniziative sposate da FdI mi vengono in mente la nord-sud a Enna, il completamento dell’autostrada Siracusa-Gela, l’interporto di Termini Imerese. Le ho fatto solo tre esempi relativi a tre diverse aree della Sicilia per dimostrare come tutto si può dire alla nostra classe dirigente, tranne che si voglia fare interprete di esigenze parcellizzate».
È corretto inviare all’Ars, così come annunciato dal governo Schifani, la delibera di apprezzamento della programmazione delle macro-aree anziché i progetti dettagliati? Del resto in tutti gli Accordi di Coesione firmati sin qui dalle altre Regioni c’era sempre il contenuto, oltre che il contenitore…
«L’Accordo di coesione deve contenere i singoli interventi, questo è certo. Poi non mi addentro in questioni regolamentari che non conosco. Ma come dico sempre, la grande differenza che esiste tra la mia esperienza di presidente e quella del mio successore è legata al sostegno convinto del governo nazionale e alla capacità di ascolto e mediazione del presidente Galvagno. Due congiunture che a me mancarono. I fatti sono noti».
Sui 374 milioni concessi dalla delibera Cipess risultano, secondo un check del nostro giornale, richieste di rimborsi della Regione pari a zero euro. C’è un rischio di incapacità di spesa della Sicilia?
«Mettiamo le cose in ordine. Il governo Meloni, su intuizione del ministro Fitto, ha finalmente ridisegnato la politica di coesione. Risorse che in gran parte non venivano spese efficacemente né dallo Stato, né dalle Regioni. Oggi c’è una lettura unitaria e, soprattutto, è ormai passato un principio sacrosanto: entrano negli atti di programmazione le opere cantierabili. Assieme alle nuove regole in materia di appalti, questa decisione consente di recuperare anni che prima andavano perduti. Si ponga una domanda: quando fu firmato il vecchio accordo di programma 2014-20 col governo Crocetta e che mi sono trovato sulla scrivania, quanti interventi erano sorretti da un progetto? Pochissimi, quasi nessuno».
La lettura politica delle scelte su Fsc può essere quella che il governo Schifani voglia fare in gran parte tabula rasa delle scelte di programmazione del governo Musumeci?
«Ho capito: lei vuol farmi litigare col presidente della Regione. Le ho appena citato un esempio ufficiale: la seduta di giunta nella quale Schifani ha riconfermato la continuità col mio governo, almeno su alcuni interventi, proposti dalle amministrazioni locali, ovunque nell’Isola. Delibere peraltro votate da assessori, alcuni dei quali oggi ancora al governo regionale. Certo, solo i pazzi e i morti non cambiano idea. Ma bisognerà spiegarlo alle comunità interessate, non a me. Ho un’età sufficientemente matura per sapere che in politica tutto è possibile».
Un’ultima domanda: come sono i rapporti fra lei e Schifani?
«Abbiamo ambedue molti impegni istituzionali che non ci consentono rapporti. Ma il presidente della Regione sa bene, come ogni siciliano, che lavoro in un governo nazionale sempre pronto a servire gli interessi della nostra Regione e dei suoi abitanti. Come del resto s’è visto in questo primo anno».
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