Politica
Sicilia, Falcone: «Chiediamo a Musumeci di ricandidarsi, Micciché non ha il partito dalla sua»
Assessore Falcone, un uccellino ci ha detto di una sua piccata lettera a Berlusconi…
«Non è un segreto: in Forza Italia chi lo deve sapere lo sa. Ho scritto al presidente Berlusconi per riferirgli della “ennesima schizofrenica e scomposta uscita”, la definisco così, di Miccichè nell’intervista al vostro giornale».
Dica la verità: c’è rimasto male per le critiche nei suoi confronti…
«No, il punto non sono le incomprensibili accuse a me e ad Armao, né il nuovo e gratuito attacco al presidente Musumeci. Il problema è che il ripetersi di questi atteggiamenti, come ho scritto a Berlusconi, danno l’immagine di un partito in difficoltà e delegittimano tutti noi. Non va bene».
Detta così, sembra quasi uno scolaretto che fa la spia al preside sulle marachelle di un compagno di classe…
«Altro che marachella… È una situazione grave, sotto gli occhi di tutti. L’idea della Forza Italia di Gianfranco è molto diversa da quella della stragrande maggioranza del partito in Sicilia, che guarda con convinzione all’orizzonte di un centrodestra unito con Musumeci, che ci ha fatto vincere nel 2017 ».
Fino a prova contraria c’era anche Miccichè in quella partita. Ora non c’è più?
«Gianfranco guarda al grande centro, mettendo fuori Fratelli d’Italia, un alleato col vento in poppa, e inseguendo un partito fallito come il Pd, e forse anche altri. Magari ha in testa di replicare lo stesso modello, divisivo e perdente, del 2012, che riuscimmo a scongiurare nel 2017. Ma non ci riuscirà nemmeno stavolta: nel centrodestra siciliano, per fortuna, non ci sono più le condizioni per cascarci…».
Il dialogo di Forza Italia con altre forze fuori dal perimetro del centrodestra c’è anche a livello nazionale. Non è che la sua è magari una difesa dell’orticello catanese, minacciato – dicono – dal prorompente ingresso di Sammartino?
«Sulla prima questione bastano le chiare parole del coordinatore nazionale Tajani e del consigliere politico di Berlusconi, il senatore Schifani: il nostro orizzonte è il centrodestra unito e vincente. Anche sulla seconda questione voglio essere altrettanto chiaro: siamo contrari agli ingressi deviati, gli sfasciacarrozze vanno bene per gli altri partiti e non per Forza Italia. Un partito in cui io milito da meno tempo rispetto a chi era fra i fondatori, ma che ho contribuito a rilanciare in Sicilia quando altri, compreso Miccichè, erano andati via, ricostruendo assieme a Milazzo il gruppo all’Ars. E adesso rivendico il mio lavoro nel governo e il mio ruolo nel partito per rafforzare una coalizione coesa che rivincerà le Regionali».
Detto con sincerità: non emerge tutta questa coesione, nella maggioranza alla Regione. I mal di pancia non si possono negare. E Miccichè ha messo sul tavolo un tabù di cui si sta discutendo: la ricandidatura di Musumeci.
«Nella maggioranza, così come in Forza Italia, ci sono posizioni che si confrontano, talvolta divergenze. Ma non si può non essere d’accordo con una premessa: questo governo sta risollevando la Sicilia, messa in ginocchio da Crocetta e dal Pd. Abbiamo dato ordine, stabilità e riorganizzato la macchina amministrativa. E i risultati si vedono. Le do solo due numeri: 2 miliardi di spesa di fondi Ue certificati e 4 miliardi di investimenti immessi nel tessuto economico siciliano. E se mi permette, a beneficio di chi parla del mio lavoro seduto su una scrivania, aggiungo che in questo momento ci sono mille cantieri aperti, a fine anno raggiungeremo quota tre miliardi di gare aggiudicate».
Su queste basi, allora, non ci dovrebbe essere alcun dubbio sulla ricandidatura di Musumeci.
«Mi pare assolutamente scontata. Lo stesso presidente Musumeci, in maniera sobria, l’ha detto: sono a disposizione. Adesso siamo noi che gliela chiediamo, la ricandidatura, ritenendo che cii siano tutte le condizioni. E dovrebbe chiedergliela chi sta con noi, chi non vuole fare giochetti di potere col Pd, né sottostare a ricatti velati o minacce, chi vuole che si completi il gran lavoro che Musumeci e il suo governo stanno facendo in Sicilia».
Miccichè, però, non la pensa come lei. È leader regionale del suo partito: ne avrà pure il diritto…
«Certo che sì, ma è una posizione minoritaria, se non personale. Miccichè non ha il partito dalla sua».
Sta mettendo in dubbio la leadership di Micciché? La maggior parte dei deputati regionali, e lei non fra questi, ha sottoscritto una nota a suo sostegno.
«Anche molti di quelli che hanno firmato la nota sono in imbarazzo. È la seconda volta che da Roma arriva a Miccichè un invito a lasciare. La prima fu nel febbraio 2020 e anch’io, all’epoca, lo difesi. Ma ora il disagio è sempre più crescente: dall’imbarazzante sfuriata sui vaccini all’Ars, che ha fatto il giro d’Italia, alle esternazioni dannose fino alle ritorsioni. Ma soprattutto per la linea politica. È chiaro che a questo punto si pone un problema di leadership di Miccichè».
E Berlusconi che ne pensa? Ha risposto alla sua lettera?
«Il presidente Berlusconi ha sempre risolto ogni questione nel migliore dei modi. E lo farà anche stavolta. Intanto ha detto a Musumeci: “Nello, vai avanti”. E guarda con favore alla sua ricandidatura, perché è convinto che stiamo lavorando bene. E uso il plurale perché Forza Italia, fra giunta, Ars e sottogoverno, ha almeno il 30 per cento della responsabilità di amministrare la Sicilia. Una potenza di fuoco, con spazi di agibilità mai avuti. È per questo che il giudizio negativo su Musumeci, oltre che ingeneroso, mi sembra assurdo: significa bocciare noi stessi».
Il suo fervore pro Musumeci alimenta un dubbio: sta provando a portarlo in Forza Italia? Magari un partito “demiccicheizzato” in Sicilia potrebbe essere l’approdo nazionale del governatore, visto che Salvini e Meloni non gli hanno certo srotolato i tappeti rossi…
«Mi piacerebbe, sarebbe l’ideale per tante ragioni. A partire dalla stima di Berlusconi che nominò Musumeci suo sottosegretario e ora lo apprezza e lo incoraggia, come nell’ultima telefonata per gli auguri di Pasqua. Del resto mi risulta pure che Nello alle ultime due elezioni, politiche ed europee, abbia votato, a titolo personale, per Forza Italia. Ma la mia idea s’incrocia con un’esigenza strategica: Musumeci dev’essere la sintesi. Il fatto che rimanga super partes è la migliore garanzia, il viatico giusto per rivincere e governare la Sicilia fino al 2027».
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