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Il brand del lusso Louis Vuitton sceglie la Sicilia per uno spot sospeso tra cielo e terra nel teatro Andromeda

Una location suggestiva tra i monti della Quisquina creazione del pastore artista Lorenzo Reina: scopri la sua storia

Di Redazione |

La Sicilia si conferma location attrattiva per i grandi marchi della moda. Stavolta è stato il brand Louis Vuitton a scegliere l’isola per uno spot. Protagonista la collezione autunno inverno maschile. Per pubblicizzare questa collezione, LV ha puntato sulla suggestiva location del teatro Andromeda, tra i monti della Quisquina, a Santo Stefano Quisquina (Agrigento).

Il teatro Andromeda è un teatro all’aperto tra boschi e panorami mozzafiato, creazione architettonica del pastore artista Lorenzo Reina che rispecchia la costellazione Andromeda e che ogni anno richiama un gran numero di turisti.

Già virale sui social

Lo spot di Louis Vuitton è già virale sui social, con un gran numero di like e condivisioni diventando quindi uno spot per le bellezze della Sicilia e per questo teatro all’aperto con appena 108 posti a sedere su pietre locali grezze, in un anfiteatro quasi naturale, sul cocuzzolo di un altopiano, molto suggestivo perché sembra sospeso tra cielo e terra, specie nelle giornate brumose. In contrada “Rocca”, su una proprietà da secoli della famiglia Reina di circa 300 ettari, al centro della Fattoria dell’Arte, nella cavea i posti sono stati collocati dal Reina secondo la disposizione della struttura della costellazione di Andromeda, a modo di una terrazza sospesa in aria, tra le nuvole, a cui si accede dalla “Porta della Rinascita”.

La storia

Lorenzo Reina, che si può definire anche contadino-scultore, 61 anni, sposato con Angela, due figli, Libero e Christian, ha costruito, masso dopo masso, il teatro con lo spazio scenico che si affaccia sull’orizzonte, ha collocato tutt’attorno un muro di massi squadrati, ha realizzato per i visitatori volti di pietra e grandi maschere che sanno di arte scenica all’aria aperta, ha saputo coniugare il tutto con l’esistente, il pascolo, l’orto, l’uliveto, il vigneto, gli asini e la fattoria.

La storia di Lorenzo, della fattoria e del teatro è lunga oltre mezzo secolo, da quando il ragazzino ad appena otto anni dovette lasciare banchi e scuola per accudire l’ovile e la “mannara” per aiutare il padre Libero, pastore, che, cadendo da cavallo, si era infortunato seriamente. A 12 anni era già in grado di mungere le pecore e nelle lunghe giornate dietro al gregge, scoprì la scultura, impastando creta prelevata dai torrenti, e cominciò la lettura di tutto ciò che gli capitava tra le mani. Capì che l’arte era nel suo Dna, soprattutto quando per il servizio militare a Napoli conobbe il maestro Gabriele Zambardino che con poche lezioni gli fece conoscere tecnica, codici e grammatica dell’arte.

Fiore all’occhiello

Le foto del teatro Andromeda sono arrivate perfino alla XVI Mostra Internazionale di Architettura della Biennale del 2018, ma qualche anno prima era stato invitato nella città lagunare dal critico d’arte Vittorio Sgarbi, Lorenzo non accettò perché le sue asine dovevano partorire e poi c’era l’urgenza di dover completare il teatro che è il fiore all’occhiello della fattoria che spazia tra i monti, spesso innevati d’inverno e verdeggianti anche d’estate, su un grande lotto di terreno destinato a pascolo.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA