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Luca Bizzarri: «Così ho portato il pubblico web a teatro»

Il comico genovese ha fatto tappa a Palermo con la sua tournée teatrale “NonHannoUnAmico”

Di Simone Russo |

Luca Bizzarri ha fatto tappa a Palermo con la sua tournée teatrale “NonHannoUnAmico”. Al teatro Golden, il comico genovese, grazie ad Agave Spettacoli di Andrea Randazzo, ha presentato il suo spettacolo scritto con Ugo Ripamonti, ispirato all’omonimo podcast edito da Chora Media, che nell’ultimo anno ha riscosso un tale successo da rendere il modo di dire “Non hanno un amico” un intercalare comune e diffusissimo. «Erano tanti anni che volevo mettermi alla prova su un monologo lungo da fare in teatro – ha detto Bizzarri – quando ho iniziato il podcast, mi sono accorto di avere un sacco di materiale già scritto. Bisognava renderlo adatto per il teatro e così è nato questo spettacolo».

In pochi mesi hai già realizzato 182 episodi. Dagli hater di Benedetta a Saviano, passando per i porno svizzeri. Da cosa prendi ispirazione?

Ho una routine molto semplice. La mattina mi metto davanti al computer e comincio a leggere tutto quello che è leggibile. Dai quotidiani fino ai social network. Varie volte trovo subito un argomento e alle 9.30 del mattino è già scritto, altre volte arriva l’ora di pranzo e sono ancora indeciso. Nelle giornate buone riesco a portarmi avanti un bel po’ di episodi.

Oggi il tuo podcast conta numeri stratosferici. Milioni di interazioni ogni mese. Possiamo pensare che questo nuovo media abbiamo mandato in pensione la televisione e la radio?

Sono sempre molto attento a fare questo tipo di ragionamenti, perché poi ci sono media che sembrano morti ma che risorgono. Ci sono anche media nuovissimi che sembra che spaccheranno tutto ed in realtà muoiono pochi attimi dopo. Adesso i podcast stanno crescendo, personalmente il mio sta crescendo e siamo tra i più ascoltati di Italia. Però ce ne sono tanti, forse troppi. Più podcast che ascoltatori. Sicuramente è un modo per fare comunicazione.

Sei riuscito a “trasportare” le persone dal web al teatro. Qual è stata la risposta del pubblico?

Non mi aspettavo un riscontro del genere. Molto meno. Probabilmente con il pubblico dei podcast si raggiunge una intimità diversa, rispetto al pubblico della televisione generalista. Chi ascolta il podcast ti vede come uno di casa e ci tiene a fartelo sapere.

Nel tuo podcast ed anche nel tuo spettacolo racconti la nostra classe politica. Come sta l’Italia? In che condizioni è?

Ho come l’impressione che stia sempre uguale. È un paese in cui ogni giorno si vive il “giorno della marmotta”. Sembra di rivivere il giorno precedente, cambia pochissimo. Si fa pochissimo per far cambiare le cose. Cambiano i volti ma alla fine gli italiani sono sempre gli stessi.

Hai mai pensato di “scendere in campo” e contribuire a cambiare la classe politica attuale?

Non mi interessa, credo che tra la politica e la satira dovrebbe esserci un solco invalicabile per entrambi. Infatti, quando un comico è entrato in politica abbiamo visto i disastri che ha provocato.

Nessuno che conti fino a 3 prima di twittare, e nessuno che chieda consiglio a un amico prima di postare. Lo hai specificato sui tuoi social, perché?

Purtroppo dovrei farlo anche io ma non lo faccio mai. Mi metto tra i peccatori. Alle volte la comunicazione andrebbe più pensata e ragionata ma si vuole arrivare sempre per primi. Si vuole rispondere subito ed avere sempre l’ultima parola. Questo comporta uno scadimento della comunicazione. A volte discutiamo per ore di una notizia che poi si rivela una non notizia. Eppure ha già scatenato pareri. È abbastanza ridicolo.

Un tuo valore aggiunto è che hai sempre detto quello che pensi. Non ti sei mai tirato indietro. La satira la “vedi” libera?

No, lo dimostra che non ci sono più programmi di satira sulla tv pubblica. Gli unici programmi in cui adesso c’è la satira probabilmente siamo noi da Floris, Crozza Propaganda Live e a breve la Gialappas. È un peccato perché la Rai è stata una bella culla di tantissimi programmi di satira politica. Vedere che adesso non è più così è un po’ una vergogna per la politica.

Nell’ultima edizione di “Lol” hai vinto con un gesto bellissimo. Sei entrato nella storia del programma per la “bella persona” che hai dimostrato. Sei riuscito a non ridere, ma realmente cosa ti diverte?

Poche cose, la frase più bella me l’ha detta mia nipote che ha 6 anni. Mi ha detto che ho vinto Lol perché non rido neanche a casa. Ha ragione lei. Ci sono dei comici che mi fanno ridere, dei film che mi fanno ridere ed anche delle situazioni che mi fanno ridere. A volte rido anche di cose amare, quando vedo la vanità dei nostri politici, molte volte, mi scappa da ridere. In generale non sono uno che ride moltissimo.

Tra televisione, cinema, teatro, web dove ti senti più “a casa”?

Con il mio cane. Lui è come me, siamo due vecchi lupi che non ci piacciono le carezze. Siamo due tipi solitari. Quando sto a casa con lui ritrovo una mia dimensione.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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