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Teatro “Massimo” Bellini: “Lucia di Lammermoor” nella visione gotica ispirata a Walter Scott

Parlano il regista e i protagonisti dell'opera in scena fino a sabato

Di Laura Cavallaro |

Un presagio di morte ammanta sin dal preludio questa edizione della donizettiana “Lucia di Lammermoor”, diretta da Stefano Ranzani e con la regia di Giandomenico Vaccari, in scena fino al 27 aprile al Teatro Bellini di Catania. Un’oscura presenza che insinuandosi tra i vivi regge le fila della narrazione evocando il pesante trascorso della famiglia Ashton e anticipando la tragica sorte a cui saranno destinati i protagonisti.

«La scelta è stata quella di rispettare la musica e il libretto di Salvatore Cammarano – spiega Vaccari – ma ricercando la verità del testo e scavando a fondo nelle vite e nelle psicologie dei personaggi. Viene fuori così una coppia di fratelli, Lucia ed Enrico, ossessionati fin da piccoli dall’odio verso la famiglia Ravenswood, di cui Edgardo è erede, e che Enrico ostacolerà in tutti i modi anche a costo di sacrificare la sorella facendole sposare un uomo che non ama».

I tre atti, intervallati da numerosi cambi scena, restituiscono nell’architettura di Alfredo Troisi, scenari perturbanti in cui presenze ultraterrene aleggiano nell’aria. «L’oscurità, le tenebre, i fantasmi del male, gli spiriti – sottolinea il regista – vogliono amplificare questa visione gotica di cui sono carichi la letteratura inglese e il romanzo di Walter Scott, a cui l’opera s’ispira. Anche le proiezioni, soprattutto nella scena della pazzia, smettono di essere realistiche per diventare evocative e condurci in un’altra dimensione».

Scritta in appena due mesi per il San Carlo di Napoli, dove andrà in scena a settembre del 1835, Lucia fu un vero trionfo tanto che Donizetti rivolgendosi al suo editore, quasi con imbarazzo, sottolineò come “ogni pezzo fosse stato ascoltato in religioso silenzio e accolto da spontanei evviva”, gli stessi applausi con i quali il pubblico catanese ha tributato queste prime recite. L’opera mancava dai cartelloni del Bellini da undici anni e il valore e l’omogeneità attoriale e canora del cast hanno contributo a farne un nuovo successo.«Sono molto grato a questa città per il calore che ogni sera ci dimostra e per aver dato i natali a Bellini – sottolinea Francesco Demuro – alla cui musica devo i miei più grandi successi sebbene su questo palcoscenico mi ritrovo a cantare forse una delle opere più perfette di Donizetti. Edgardo è un eroe maledetto, un personaggio affascinante ma allo stesso tempo complesso soprattutto dal punto di vista vocale. C’è addirittura chi lo paragona al primo Verdi perché la voce passa da una zona centrale, dove l’orchestra è fortemente presente, a una conclusione svettante che richiede una grande leggerezza in grado di affrontare il pianissimo a mezza voce dell’aria “Tu che a Dio spiegasti l’ali”, con cui il personaggio va incontro alla morte».

Lucia, a discapito della sua posizione e dell’epoca in cui vive – la Scozia del XVI secolo – ha un forte desiderio di autodeterminazione e libertà. Sceglie di concedersi in moglie all’uomo che ama noncurante del fatto che sia acerrimo nemico del fratello. «Lucia è vittima della società del suo tempo – sottolinea il soprano Maria Grazia Schiavo – e come molte donne ancora oggi, soffre per mano di un uomo. È la pazzia, indotta dal contesto in cui vive, che con lucida e calcolatrice visione la porterà a scegliere la morte come via d’uscita per poter finalmente vivere il suo amore».

Follia e soprannaturale si rintracciano così nel virtuosismo musicale, raggiungendo nella scena madre della pazzia la loro apoteosi. «Donizetti ha una grande pulizia ed eleganza nello scrivere – osserva il baritono Christian Federici – lo si può evincere nella cadenza de “Il dolce suono… Spargi d’amaro pianto” del III atto o nel sestetto “Chi mi frena in tal momento?” del II, quasi un brano di musica da camera. Enrico non è cattivo ma sente il peso di un’eredità che gli è stata lasciata dal padre, il quale a differenza sua era un grande condottiero capace di instaurare alleanze politiche. Quando vede sgretolarsi il suo impero decide di riporre in Lucia l’ultima speranza per salvare la sua famiglia ma l’amore tra la ragazza ed Edgardo stravolgerà i suoi piani facendolo diventare così l’antagonista per antonomasia».Una storia di cappe e spade, amori tormentati, tranelli e lacrime per riflettere sull’uomo e sui suoi sentimenti.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA