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Dal Superbonus al Ponte di Messina la parola agli ingegneri

Di Redazione |

Roma, 21 dic. (Labitalia) – “Sul Superbonus diamo un giudizio positivo ma totalmente negativo sull’evoluzione normativa. Riteniamo ci sia stata una norma assolutamente utile al recupero sia dal punto di vista energetico, sia dal punto di vista strutturale dei nostri manufatti edilizi”. Lo dice in un’intervista all’Adnkronos/Labitalia il neo presidente del Cni, Consiglio nazionale ingegneri, Angelo Domenico Perrini. “Noi – ricorda – abbiamo un patrimonio bello ma fragile in senso statico e del consumo energetico. Per cui la norma sarebbe stata utile per trasformare le nostre abitazioni in modo che fossero meno energivore e molto più sicure dal punto di vista statico. Tuttavia, è stata una legge che ha subito diverse modifiche che hanno creato grandi difficoltà per operatori, proprietari e tecnici. Addirittura all’ultimo c’è stata anche l’impossbilità di cedere i crediti, per cui la norma non è riuscita a fare granché, creando situazioni in cui i tecnici hanno il cassetto fiscale pieno di crediti, e poi devono anche pagare le imposte su soldi che non hanno mai incassato” “Una situazione drammatica – commenta il presidente Perrini – e per questo allo Stato abbiamo chiesto almeno di evitare al sospensione il pagamento delle imposte sulle somme non incassate”. “Purtroppo – fa notare – il Codice degli appalti è un grandissimo passo indietro rispetto a quella che era stata una grossa conquista relativamente alla gestione delle opere pubbliche”. “Viene eliminata – sottolinea – la centralità della progettazione, che per noi è essenziale, non vengono ben definiti i ruoli delle pubbliche amministrazioni e dei professionisti esterni alle Pa, così come non emerge con chiarezza il metodo di calcolo dei corrispettivi spettanti ai professionisti, dato che non si fa menzione del ‘Decreto Parametri’. L’aggiudicazione delle opere da realizzare, basate sul progetto esecutivo da regola, diventa un’opzione e si apre la strada ad un uso generalizzato dell’appalto integrato, ossia l’affidamento all’impresa sia della progettazione esecutiva che dell’esecuzione dell’opera”. “In sede di discussione parlamentare – avverte – noi faremo una battaglia tesa a ripristinare la centralità del progetto; noi abbiamo lottato per anni per raggiungere un determinato contenuto del Codice e non possiamo assolutamente accettare passi indietro”. Per il presidente Perrini “non è possibile che gli ingegneri siano contro le grandi opere e, siccome il Ponte di Messina è un’opera ingegneristica, per noi sarebbe un vanto e il raggiungimento di un’apoteosi relativamente alle opere se si realizzasse”. “Come ingegneri – sottolinea – siamo sicuramente d’accordo, naturalmente il problema è di compatibilità sia economica che ambientale e su questo diremo la nostra nel momento in cui ci troveremo di fronte al progetto vero”. “La formazione degli ingegneri – afferma – è una battaglia che porteremo avanti; abbiamo la sensazione che il ‘prodotto ingegnere’ dalle nostre università non esce più come quello di una volta”. “Il percorso 3+2 – commenta – non ha migliorato la qualità del laureato, specialmente del laureato magistrale. Il laureato ingegnere italiano in Europa si caratterizzava per essere diverso dagli altri, in quanto aveva una preparazione scientifica di base molto forte, su cui si innestava una specializzazione che comunque non era segno di specificità, non escludendo la possibilità che l’ingegnere si occupasse d’altro”. “C’era la cosiddetta cassetta degli attrezzi – rimarca il presidente Perrini – che consentiva all’ingegnere di affrontare liberamente tutti i problemi che gli venivano posti dando risposte corrette. La speranza è che ci sia una netta separazione tra il triennale rispetto alla laurea quinquennale”.

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