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Rischio cardiovascolare, Bilato (Anmco): “Cura innovativa efficace”

Roma, 12 apr. (Adnkronos Salute) – Il colesterolo Ldl, causa nota di eventi cardiovascolari, può essere controllato con “farmaci innovativi molto efficaci, in grado di abbassarlo dell’85%”. Inoltre, grazie a “una somministrazione ogni 6 mesi, garantiscono anche l’aderenza alla terapia”, cosa altrettanto importante visto che “la metà dei pazienti, dopo un anno di trattamento con […]

Di Redazione |

Roma, 12 apr. (Adnkronos Salute) – Il colesterolo Ldl, causa nota di eventi cardiovascolari, può essere controllato con “farmaci innovativi molto efficaci, in grado di abbassarlo dell’85%”. Inoltre, grazie a “una somministrazione ogni 6 mesi, garantiscono anche l’aderenza alla terapia”, cosa altrettanto importante visto che “la metà dei pazienti, dopo un anno di trattamento con statine, ne interrompe l’assunzione”, condizione che può “triplicare il rischio di un evento”. Lo ha detto Claudio Bilato, direttore della Cardiologia degli ospedali dell’Ovest Vicentino, consigliere nazionale e tesoriere dell’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (Anmco) e past president regionale Anmco, in occasione di un evento a Verona promosso da Novartis. “Ovviamente questi farmaci innovativi costano di più rispetto al trattamento standard e quindi, nel breve termine, c’è un lieve aumento della spesa. Ma, nel lungo termine – precisa – avere dei farmaci molto efficaci e molto aderenti significa ridurre la grande spesa legata alla malattia cardiovascolare, che è una spesa diretta di ospedalizzazione, farmaci, trattamenti, riperfusione, eccetera, ma anche indiretta, che impatta a livello economico su tutta la società”. La malattie cardiovascolari, infatti, “sono la prima causa di morte in Italia, in Europa e in tutti i Paesi occidentali – ricorda Bilato – Ogni anno”, a causa soprattutto di infarto e ictus, “in Italia muoiono 200-250mila persone. Solo nel Veneto se ne contano circa 16-17mila”. L’aterosclerosi – al di là dei molteplici fattori di rischio come “gli elevati livelli pressori, il diabete, il fumo di sigaretta, la scarsa attività fisica, l’elevato peso corporeo e una dieta inadeguata – è riconosciuta proprio come causa dell’infarto del miocardio”. All’origine dell’aterosclerosi ci sono infatti elevati livelli di “colesterolo Ldl, cioè quel colesterolo che è veicolato dalle lipoproteine plasmatiche a bassa densità, comunemente detto ‘cattivo’ e che”, è assodato, “porta alla formazione dell’ateroma e, quindi, dell’aterosclerosi”. Non esiste un valore generico ottimale di colesterolo Ldl, perché “dipende dal rischio cardiovascolare del paziente – spiega il cardiologo – A seconda del rischio, dobbiamo identificare il target da raggiungere. Una persona con un rischio cardiovascolare molto basso può avere un valore al di sotto dei 115 mg/dL. Un paziente che invece ha avuto già un evento – infarto o ictus, per esempio – ha un rischio cardiovascolare molto elevato e deve mantenere il valore di colesterolo Ldl sotto i 55 mg/dL e, alcune volte, addirittura sotto 40. Un paziente che, ad esempio, ha soltanto un’ipertensione arteriosa e non ha ancora manifestato nessun evento può essere considerato a rischio cardiovascolare moderato o alto. Sono invece ad elevato rischio, pur non avendo ancora avuto un evento cardiovascolare, i pazienti che hanno il diabete di tipo 1 con complicanze, oppure una insufficienza renale”. Per ridurre il colesterolo Ldl, “rispetto a vent’anni fa – continua Bilato – ci sono farmaci formidabili. Ci sono medicinali che, in combinazione, permettono una riduzione fino all’85% dei valori iniziali” e permettono di risolvere il problema dell’aderenza alla cura, cioè dell’assunzione regolare della terapia, in particolare delle statine. “Dopo un anno di trattamento – sottolinea lo specialista – circa il 50% dei pazienti non le prende più e, dopo due anni, si arriva a valori del 70%. E’ un problema estremamente importante perché – chiarisce – perdere l’aderenza significa aumentare, triplicare, il rischio di un nuovo evento cardiovascolare”. Oltre alle statine, “che utilizziamo da molti anni”, abbiamo poi “altri farmaci importanti per controllare il colesterolo Ldl: ezetimibe e acido bempedoico – elenca lo specialista – ma anche gli inibitori della proteina Pcsk9, che sono anticorpi monoclonali”. C’è poi, recentemente disponibile anche in Italia, “una molecola innovativa che inibisce la produzione di proteina Pcsk9. Sono i cosiddetti SiRna, small interfering Rna”, che agiscono aumentando la capacità del fegato di eliminare dal sangue le lipoproteine Ldl. “Questi nuovi farmaci SiRna, che silenziano i geni, sono sicuramente molto efficaci – precisa Bilato – perché, ‘on the top’ della terapia standard con statine-ezetimibe, garantiscono un ulteriore abbassamento di almeno il 50% del colesterolo Ldl e quindi, nella globalità, con il trattamento, il valore si riduce dall’85% al 90%”. Un altro aspetto della terapia innovativa SiRna “riguarda l’elevato livello di aderenza perché questi farmaci – rimarca il cardiologo – vengono somministrati per via sottocutanea, a intervalli semestrali, quindi il paziente deve sottoporsi al trattamento ogni sei mesi con un grande vantaggio rispetto a farmaci altrettanto efficaci, ma che richiedono di essere assunti ogni giorno. Il fatto che la somministrazione debba essere fatta da un operatore sanitario – conclude Bilato – è poi una ulteriore garanzia formidabile per quanto riguarda l’aderenza”, e quindi della riduzione del rischio di eventi cardiovascolari, soprattutto in chi ha già avuto un infarto o un ictus.

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