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TURISMO

Vacanze di Natale, la Sicilia d’inverno piace ai turisti: Catania e Palermo tra le mete più ricercate

“Natale con i tuoi”, ma a Capodanno si sceglie tra agriturismi e piccoli borghi

Di Maria Elena Quaiotti |

“Natale con i tuoi”, ma Capodanno…in Sicilia. «È il sito Travelnostop – spiega Toti Piscopo, presidente Sezione Turismo Sicindustria Palermo – a certificare come anche per questo fine anno i dati del turismo in Sicilia siano più che positivi. E non si parla solo dei capoluoghi, ma anche di località emergenti come, per citarne solo due, Pollina e Selinunte. Il momento è realmente magico, approfittiamone, ma lavoriamo affinché enti locali e imprese rendano questi flussi davvero governati».

Non si parla, in questo caso, di siciliani di rientro per le festività (ovviamente alle prese con l’annosa questione del caro voli), ma del puro traffico passeggeri di quel turismo “di livello” che ricerca folclore, cultura, “nuove esperienze”. Secondo i dati derivanti non da sondaggi, ma da ricerche reali e relativi acquisti di voli dal 26 dicembre al 6 gennaio analizzati da Jetcost.it non solo si consolida la tradizione del “Natale in famiglia”, ma anche la ricerca di un clima non troppo rigido, di un’offerta culturale e enogastronomica di livello per il Capodanno. E per gli europei l’Italia è seconda meta solo alla Spagna, seguita da Portogallo, Francia e Regno Unito.

La classifica

In questa particolare classifica Catania e Palermo sono tra le città più ricercate non solo dagli europei (al 4° e 5° posto) ma si posizionano anche rispettivamente al 18° e 19° posto delle mete preferite a livello mondiale. Per intenderci, le precedono solo Napoli all’11° posto, Milano al 14° e Roma al 17°.

«Super gettonati – prosegue Piscopo – sono agriturismi e piccoli borghi, così come le città capoluogo di provincia dove si sta registrando se non un overbooking, quasi. A Taormina si dice che ci siano ancora disponibilità, ma detto alla vigilia di Natale sembra anche normale dato che continua ad esistere il last minute. Negli aeroporti di Catania e Palermo si registrano grandi flussi di stranieri, ma anche a Trapani Birgi, che quest’anno ha già superato il milione di passeggeri, cifra notevole, se pensiamo che solo quattro anni fa si parlava di chiuderlo.

Solo qualche giorno fa in un convegno sul “turismo trasversale” organizzato dalla Camera di Commercio a Trapani lo si è detto: lo scalo aereo si è reso protagonista di un’azione favorevole ad allungare la stagionalità in tutti e 25 i comuni del Trapanese. Si tratta di una provincia più piccola rispetto alle altre, ma già capitale dell’enologia siciliana, in mostra per l’enogastronomia, basi solide, se ben curate, per programmare la stagione 2024/25». Ha parlato di Trapani Birgi, per il quale finalmente sembra concretizzarsi il collegamento ferroviario con Palermo Punta Raisi. «Il governo siciliano – risponde – sta finalmente realizzando quello che le confederazioni – Sicindustria, Confcommercio e Confesercenti – chiedono da anni e cioè strutture adeguate. I collegamenti, treno o su gomma con i bus di linea, oggi seguono più una logica sociale che turistica. Serve mettere a sistema vettore aereo e trasporto di terra, vale anche per i collegamenti con le isole impropriamente definite minori. Vale ancor di più per l’aeroporto di Comiso, diventato la “piattaforma di riserva” in caso di eruzione dell’Etna, ma ha il problema penalizzante della rete autostradale e stradale. Ecco, se Comiso deve essere allora si risolvano questi aspetti. In Sicilia – conclude – abbiamo quattro aeroporti, allora ragioniamo su strategie di marketing promozionale a supporto affinché ci siano nuovi spazi per tutti. Anche se non nego di aver coltivato, anni fa, il sogno di un unico hub siciliano con collegamenti con tutte le province».

Destagionalizzazione a metà

A mettere un po’ di “pepe” sulla questione è Corrado Bonfanti, ex sindaco di Noto, presidente del Distretto Sud Est Sicilia, ma anche artefice della revisione dei siti Unesco: «Quando si parla di arrivi e presenze – dice – vorrei anche leggere fatturato e Pil, aspetti micro e macroeconomici che necessitano strategie ed equilibrio. In questo momento assistiamo ad un turismo che si subisce, non che si governa. Neanche sappiamo sfruttare alcuni brand, come l’Etna, perfino quelli Unesco. La destagionalizzazione, di cui si parla tanto, in realtà si ferma solo a Natale e Capodanno, mentre il turismo e non solo quello siciliano e italiano, ma europeo, si nutre di nuove sensazioni, tradizioni legate ai territori, cultura, clima, enogastronomia. Il Sud Est, che conosco meglio, ha un patrimonio Unesco unico al mondo tra Siracusa, la necropoli di Pantalica, Piazza Armerina, Noto, che richiama un turismo “facoltoso”, americani, cinesi e giapponesi, oltre che europeo. Ma i territori sono davvero attrezzati per accogliere flussi di massa non solo per occasioni particolari? La risposta è: ancora no. Abbiamo perso tempo e siamo indietro. Non bastano certo bonus e incentivi una tantum come il “SeeSicily”, quello che manca è una visione d’insieme, in prospettiva. Vede, una volta c’erano i distretti turistici, poi messi da parte, ed è stato un errore. Ora c’è un gran lavoro da fare, ma coinvolgendo i territori».

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