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Sul vulcano sottomarino siciliano “Empedocle” anche i fari dell’Onu, il suo scopritore racconta l’emozione del “primo incontro”

Di Redazione |

Il vulcano sottomarino “Empedocle” del Canale di Sicilia, posto di fronte le coste agrigentine, entra ufficialmente all’Onu. L’ufficializzazione dell’evento è avvenuta con una pubblicazione curata dalle Nazioni Unite, uno studio scientifico intitolato “Environment Programme Mediterranean Action Plan”, dove nel capitolo topografia del Canale di Sicilia, si descrive Empedocle come «… un grande rilievo sottomarino, che sorge sul fondale profondo da 250 metri a circa 500 metri, su cui sono impiantati dozzine di edifici vulcanici ben strutturati di dimensioni molto variabili, spesso allineati e allungati secondo l’orientamento NNW del Canale di Sicilia».

Il progetto di ricerca era nato dall’intuizione di due ricercatori, lo storico  sommozzatore riberese Domenico Macaluso e il vulcanologo di Catania, Giovanni Lanzafame, che attraverso una serie di interviste giornalistiche, avevano chiesto di effettuare delle ricerche nello Stretto di Sicilia, per fare chiarezza su di una situazione geologica potenzialmente pericolosa per le popolazioni costiere. Il finanziamento della missione di ricerca avrebbe consentito finalmente di fare queste prospezioni, con l’ausilio della “Universitas”, una nave da ricerca dotata di strumentazione tecnologia all’avanguardia, come un sonar multibeam, un rov ed un sonar a scansione laterale.

La crociera oceanografica, organizzata dall’Ingv di Catania, dal Conisma e dalla società di produzione televisiva Ga&A e durata ben 12 giorni, si è rivelata proficua dal punto di vista scientifico, proponendo aspetti sino a quel momento sconosciuti dei fondali del canale di Sicilia, con la scoperta di diversi edifici vulcanici ed alcuni crateri anche di grandi dimensioni, da esplosione di sacche di metano “pockmarks”. Uno di questi crateri, a -43 metri dalla superficie del mare e del diametro di circa 110 metri, è stato esplorato per la prima volta in immersione dal ricercatore subacqueo Macaluso, accompagnato dal famoso cameraman francese Jeremie Simmonot. Il vulcano è stato registrato alla Royal Geographic Society di Londra con la sigla del cognome dell’esploratore e l’anno della scoperta: Mac 06. Macaluso, davanti le telecamere subacquee dei documentaristi, ha battezzato il grande complesso vulcanico con il nome “Empedocle”, con la deposizione di una targa, il 6 maggio 2006.

La scelta del nome del grande filosofo e naturalista, che per primo ha descritto i 4 elementi non generati “Aria-Acqua-Fuoco-Terra”, è legata al fatto che era di Agrigento ed il grande complesso vulcanico si trova proprio davanti le coste agrigentine. La produzione del lungometraggio è durata circa due anni. E’ stato realizzato un documentario, tradotto in italiano, francese ed inglese, acquistato, tra le altre reti televisive, anche da National Geographic, che lo ha trasmesso nel circuito satellitare Sky. Il documentario nel 2007 ha vinto il 1° premio al Festiva Scientifico di Roma e nel 2011, il premio per il pubblico a Vienna. È possibile visionare il documentario nella sua edizione integrale, al link: https:// www.youtube.co,/ watch?v=QtO3H4zJcWo.

Domenico Macaluso, medico chirurgo di Ribera, è un rescue diver, sommozzatore rianimatore. Già ispettore onorario dell’assessorato ai Beni culturali della Regione Siciliana e responsabile del nucleo operativo subacqueo della sezione di Sciacca della Lega Navale Italiana, oggi è il responsabile scientifico settore mare del Wwf Sicilia, Area Mediterranea, diretto da Giuseppe Mazzotta.

Domenico Macaluso ha trasformato nel corso degli anni quella che era una semplice passione per il mare in un vero impegno professionale, collaborando ufficialmente con istituti governativi di ricerca ed università, avendo superato un bando dell’Unione europea, gli è stato affidato l’incarico di ricercatore nel progetto “Discovering Magna Graecia”. E’ protagonista di significative scoperte sia in campo archeologico che geologico in tutta la Sicilia.

Quale emozione per l’eccezionale scoperta?«La consapevolezza di essere il primo a scendere dentro un cratere sottomarino sconosciuto è una sensazione fortissima, una emozione che a 43 metri sotto il livello del mare bisogna sapere controllare senza perdere lucidità ed allontanare l’occhio del computer che portiamo al polso, attratti dalla bellezza di un paesaggio sottomarino straordinario. Appena abbiamo individuato nei monitor il profilo del cratere, che poi ha preso il mio nome, anche per esigenza documentaristica, bisognava effettuarvi una immersione esplorativa, finalizzata anche al prelievo di campioni di basalto. La troupe degli operatori televisivi ha avuto qualche difficoltà psicologica».

Quanto può essere pericolosa per le coste siciliane la presenza di Empedocle?«Paradossalmente non sono i numerosi vulcani sottomarini dello stretto di Sicilia a rappresentare un pericolo, in quanto le loro eruzioni, come è avvenuto per Ferdinandea nel 1831 o per l’ultima eruzione sottomarina di Pantelleria del 1891, sono precedute da emissione di fumo e poco intense scosse di terremoto, quasi mai da fenomeni violenti, come invece accade per le improvvise esplosioni sacche di metano, che periodicamente si verificano tra Pantelleria e le nostre coste. Si tratta del subdolo fenomeno del vulcanesimo sedimentario, lo stesso che alle Maccalube di Aragona, nel 2014 ha causato la morte di due fratellini, e in grado da determinare anche degli tsunami a carattere locale, come quello che nel novembre del 1951 ha devastato il porto di Sciacca».

Cosa rappresenta la scoperta di Empedocle?«Il grande scienziato Enzo Boschi, recentemente scomparso, per anni direttore dell’Ingv, in seguito alla scoperta di Empedocle, aveva dichiarato nel corso di una intervista: “Si tratta di un tassello molto importante nel quadro dello sviluppo della vulcanologia nazionale”. Questa scoperta deve anche essere un monito ad evitare di procedere alla istallazione di trivelle per l’estrazione di idrocarburi, in un tratto di mare così geologicamente instabile, perché i veri rischi per la popolazione e per l’ambiente, potrebbero essere determinati proprio dall’attività umana. Sarebbe auspicabile che i nostri nipoti trovassero in eredità, un mare con un ecosistema straordinario, come quello che ancora oggi bagna i sandali di Empedocle».

NEL VIDEO UN SERVIZIO D’ANNATA DEL TG de La7: ANDATO IN ONDA IL 12 SETTEMBRE 2016 RIFERISCE APPUNTO DELLA SCOPERTA – AD OPERA DI DOMENICO (MIMMO) MACALUSO – DEL VULCANO SOTTOMARINO BATTEZZATO “EMPEDOCLE” DAL SUO SCOPRITORECOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA