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Quei bambini vittime e non orfani del femminicidio: una responsabilità collettiva

A Catania un incontro per discutere sul tema con esperti e autorità

Di Damiano Scala |

Riflettere e discutere sulle politiche a favore di quei bambini o ragazzi che sono stati privati di una famiglia oltre della fondamentale presenza della madre. Questo il tema dell’incontro trattato a Catania dal titolo “Figli nostri, la responsabilità collettiva sugli orfani di femminicidio”.

Un appuntamento, promosso dalla deputata regionale Ersilia Saverino con il patrocinio della presidenza dell’Assemblea Regionale Siciliana, per ribadire la necessità di sostenere i percorsi educativi, formativi e di emancipazione in una condizione di assoluta difficoltà per molti ragazzi che rischiano di restare soli e sono così esposti ad una vita molto difficile ed a condizioni tanto complicate.

«Niente e nessuno – ha detto Ersilia Saverino – potrà ripagare un orfano di femminicidio, tale è l’enormità di quanto subito, ma come istituzioni e società abbiamo la responsabilità ed il dovere di dare risposte mettendo in campo azioni concrete ed incisive. Il minimo che si possa fare è garantire loro protezione, sostegno psicologico, un po’ della serenità perduta anche attraverso un sostegno economico e così dare loro la possibilità di potersi costruire un futuro».

Alla conferenza hanno preso parte con i loro interventi il prefetto di Catania Maria Carmela Librizzi, la docente di sociologia della comunicazione all’Università di Catania Graziella Priulla, la psicoterapeuta e responsabile del progetto “Respiro” per Thamaia Carmen Bosco, la legale esperta di Save The Children per il progetto “Respiro” Monica Malafoglia, la segretaria regionale CGIL Sicilia Gabriella Messina, l’autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza Giuseppe Vecchio, il Magistrato presso la procura distrettuale di Catania Marisa Scavo, la senatrice della Repubblica e componente della commissione parlamentare di inchiesta sul Femminicidio e contro ogni forma di violenza di genere Valeria Valente, il questore di Catania Giuseppe Bellassai, il comandante provinciale dei Carabinieri colonello Salvatore Altavilla, il generale Luca, il maggiore della Guardia di Finanza Emilia Altomonte, il parroco della Cattedrale di Catania monsignor Barbaro Scionti che ha portato i saluti dell’arcivescovo Renna.

«Il ruolo delle istituzioni in un tema tanto importante è fondamentale- spiega il prefetto di Catania, Maria Carmela Librizzi- a questo proposito occorre moltiplicare le iniziative a sostegno di quelle che, fino a poco tempo fa, erano vittime invisibili».

Sulla stessa lunghezza d’onda anche il Magistrato presso la procura distrettuale di Catania Marisa Scavo ha tratteggiato la complessità dello scenario proposto: «Bisogna cominciare con il sostituire la parola “orfani” con quella di “vittime” richiamando alla legge numero 4 del 2018. Parliamo di disposizioni da apprezzare ma che vanno modificate perché presentano dei limiti nell’applicazione pratica».

La docente di sociologia della comunicazione all’Università di Catania Graziella Priulla, ha ribadito che «i figli nostri sono figli di tutta la comunità. Una società che deve prendersi cura di loro perché è responsabilità collettiva come cittadini e cittadine. Da qui il passaggio dall’emozione alla consapevolezza fino a arrivare all’azione».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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