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IL PERSONAGGIO

Gabriella, “vedova” (inconsolabile) di Sgarbi: «Sicilia, hai perso il tuo innamorato più pazzo»

Di Mario Barresi |

In fondo, di quella nomina, non gliene frega più niente. Magari si sarà offesa per le accuse di chi non la considera adeguata a gestire i tesori millenari che rendono Agrigento celebre nel mondo, rinfacciandole – spulciato il suo curriculum – una vecchia esperienza da commessa, seppur in un caffè letterario molto cool.

Eppure lei – Gabriella Capizzi da Calascibetta – non è tanto indignata per la rivolta contro la sua nomina a consigliera d’amministrazione del Parco archeologico della Valle dei Templi. Una degli ultimi (e dei pochi) atti dell’ormai ex assessore ai Beni culturali, Vittorio Sgarbi, che, qualche giorno prima delle dimissioni, ha piazzato Capizzi. La quale altro non è – o meglio: era – che la sua segretaria particolare. La quale nel Cda prende il posto, in quota Regione, di Sergio Alessandro; odiato da Sgarbi e ora, ironia della sorte, nominato dirigente generale dei Beni culturali a fianco del nuovo assessore Sebastiano Tusa.

Ed è qui che casca l’asino. Anzi: la capra. Perché il peso più gravoso sulle spalle di Gabriella – un corso di guida turistica e una laurea triennale in archeologia, ex assessora a Calascibetta – non è la polemica di chi, come l’attivissimo gruppo Facebook “Sicilia Beni Culturali”, fa le barricate all’ombra dei templi chiamando addirittura in causa il governatore Nello Musumeci: «È davvero questa la Sicilia bellissima che voleva?». Né la fedelissima del Professore si preoccupa dell’annunciato ricorso del sindaco di Agrigento, Lillo Firetto, contro le nomine al Parco.

Nulla di tutto ciò. Perché lei – Gabriella Capizzi da Calascibetta – è più “sgarbata” di Sgarbi. Prima ancora di raccogliere dettagliate testimonianze a Palermo e nell’Ennese, basta soltanto scorrere il profilo Fb di Capizzi dove campeggiano subito le sue foto con Vittorio. «La storia siamo noi, siamo noi che scriviamo le lettere» scrive come didascalia di un’immagine – sempre lei e l’ex assessore – davanti a Palazzo d’Orléans. Poco prima, a dimissioni di Sgarbi formalizzate, un’appassionata arringa di rimpianti: «Cara Sicilia, hai perso il tuo innamorato più pazzo. Non avrai più ai tuoi piedi questo amante che ti cerca, ti scava, ti lecca, senza stancarsi». Sgarbi per l’ex segretaria è uno «spericolato cavaliere che di notte percorre le tue strade fino all’alba per scoprirti odorosa di notte fra filari di vite e campi di grano». Molte foto e anche video live al ritmo degli U2 (suggestivo un sopralluogo notturno proprio alla Valle dei Templi) documentano le scorribande cultuali dei due. «Ma comu ‘un ci pò sunnu ‘o carusu!!!», scrive, a corredo della foto di un pimpante Sgarbi in tour, un’esausta e ammirata Capizzi. Che si autodefinisce «super sgarbiana» e insulta i nemici grillini, avvisando chi scrive contro il critico d’arte: «Lo cancello dai miei amici!».

È Gabriella la più inconsolabile vedova dell’assessore che non c’è più. Dopo averlo assistito – lei sì, nel ruolo di «badante» che Musumeci ha sempre aborrito – nei mesi di incarico in Sicilia. Compagna di viaggio, custode di segreti, complice e adorante, l’ha ospitato, accudito. E protetto. Dall’ingratitudine della madre-matrigna: «La tua luna e il tuo mare – dice sconsolata alla Sicilia – non avranno la stessa luce, perché non ci sarà più questo uomo semplice che ti guarderà con quello sguardo incantato, che con dolcezza di madre accarezzerà le tue statue, le pietre, i quadri».

Ma ora è finita. Sgarbi non è più assessore. E noi siciliani, nel vaticinio di Capizzi, pagheremo «il privilegio del suo amore» con «la solitudine dell’abbandono». È l’apoteosi. Ben oltre la weltanschauung della segretaria. Roba da far impallidire il già pallido ricordo di Rosario Crocetta che incoronava Michela Stancheris.

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