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Blitz anti caporalato, braccianti (sfruttati per tre euro all’ora) nascosti sotto un telone su un tir

Di Redazione |

La Squadra Mobile di Ragusa, con l’ausilio della Polizia Stradale e dei Commissariati di Modica e Vittoria, ha arrestato tre imprenditori e ne ha denunciati altri 9 per sfruttamento dei braccianti agricoli. In tutto sono state controllate dodici aziende a Ragusa, Ispica, Vittoria, Acate e Santa Croce Camerina, sono stati identificati 126 braccianti agricoli (17 rumeni di cui 12 donne, 41 centro-africani di cui 2 donne, 11 albanesi, 15 bengalesi, 10 pakistani, 5 indiani e 27 italiani). Due degli arrestati avevano minacciato di licenziare i lavoratori se avessero riferito alla Squadra Mobile le reali condizioni di impiego: “Dovete dire che prendete 50 euro per 8 ore di lavoro, altrimenti vi licenzio”. La Polizia Stradale ha scoperto, occultati sotto un telone, 13 lavoratori all’interno del vano di carico di un autoarticolato. E’ questo il bilancio dell’operazione “Freedom” della Polizia di Stato, coordinata dal Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine. Il blitz si è svolto in tutta Italia con controlli anche ad Agrigento, Forlì – Cesena, Latina, Lecce, Matera, Ragusa, Salerno, Siracusa, Taranto, Verona e Vibo Valentia. Ad Agrigento sono state controllate 70 persone e 12 aziende, con multe per 69 mila euro e la chiusura di due attività.

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I risultati più eclatanti sono stati quelli della provincia di Ragusa con l’arresto di tre persone, la denuncia di altre nove. In manette sono finiti Giuseppe La Terra di 49 anni di Comiso titolare di un’azienda agricola in c.da Randello a Ragusa e i fratelli Emanuele e Massimo Giamblanco di 48 e 40 anni, titolari di un’azienda in c.da Marza ad Ispica.

La Terra (pregiudicato per aver fatto parte di un’associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per questo arresta dalla Squadra Mobile nel 2014), è accusato di avere impiegato 13 braccianti agricoli di cui solo 4 avevano un contratto. Cinque dei dipendenti di origini albanesi erano totalmente irregolari sul territorio nazionale e per questo sarà denunciato mentre gli stranieri sarnano espulsi. Il controllo è nato da un’attività di routine della Polizia Stradale, che durante un controllo su un autoarticolato ha scoperto i 13 operai nascosti da un telone in plastica. I lavoratori hanno raccontato che la paga per tutti (anche quelli con contratto) era di 25 euro al giorno per 8 ore circa, ovvero 3 euro per un’ora di lavoro. Gravissime condizioni di degrado all’interno dell’azienda agricola ed in particolar modo nei magazzini trasformati in abitazioni senza alcuna idoneità alloggiativa, così come certificato dall’ASP di Ragusa.

Condizione altrettanto grave a Ispica, dove in c.da Marza, in un’azienda di oltre 250.000 metri quadri, c’erano impiegati 30 lavoratori che, seppur quasi tutti ingaggiati, venivano sfruttati quotidianamente. I due fratelli Giamblanco gestivano l’azienda di famiglia insieme ad altri due fratelli ed alla moglie di uno di loro. L’arresto è frutto di una condotta gravissima tenuta dai due fratelli, rispetto agli altri 3 soci che sono stati “solo” denunciati in stato di libertà.

Addirittura, uno dei due fratelli, durante il controllo, approfittando della vastità del terreno e quindi della lontananza dai poliziotti, avvicinava gli operai prima che venissero ascoltati dalla Squadra Mobile, minacciando di licenziarli se avessero riferito le reali condizioni di lavoro alla Polizia di Stato: “Dovete dire che prendete 50 euro per 8 ore di lavoro, altrimenti vi licenzio”.

Oltre alle minacce, i lavoratori guadagnavano di più rispetto a quelli delle altre aziende controllate ma per molte più ore. I braccianti hanno raccontato di guadagnare 35 euro al giorno per 10-12 ore, ovvero sempre 3 euro circa all’ora. Anche questi dipendenti vivevano in condizioni degradanti all’interno dell’azienda agricola. A Vittoria è stata controlla un’azienda la cui titolarità era riconducibile a diversi fratelli e loro figli ed anche in questo caso sono stati riscontrati numerosi indici di sfruttamento dei lavoratori. I titolari sono stati denunciati. Denunciato ad Acate anche un imprenditore di Mantova che ha delocalizzato la sua azienda agricola in provincia di Ragusa con diversi impianti per produzione in serra ed una giovane rumena di appena 19 anni che da bracciante agricola contribuiva a sfruttare i propri connazionali ed altri nord africani.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA