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«A lezione e poi sul palco con Ezio Bosso, un’esperienza indimenticabile»

Di Giorgio Romeo |

Acireale. «Prendere parte a questo evento rappresenta per me un’occasione unica. Non solo perché il corso è di altissimo livello, ma anche perché offre l’opportunità di esibirsi in un’orchestra diretta da Ezio Bosso al fianco di maestri del calibro di David Romano». Federico Piccotti ha vent’anni ed è nato e cresciuto a Roma, dove si è diplomato in violino. Oggi frequenta un master alla “Guildhall School of Music & Drama” di Londra ma lo abbiamo incontrato in Sicilia, più precisamente ad Acireale, in occasione della serata conclusiva dei workshop di “Villa Pennisi in musica”, che è insieme un festival e una summer school di musica, architettura e design. «Partecipo alla kermesse per il secondo anno consecutivo – ci spiega lo strumentista – e l’ho trovata ancora più stimolante dello scorso anno. Del resto, per noi giovani musicisti è questo il modo migliore di vivere la musica». Durante il concerto serale (il cui programma ha spaziato dalle musiche di Georg Telemann a quelle dello stesso Bosso) Federico è stato anche solista nel “Concerto per tre violini in Fa maggiore” di Vivaldi, che ha eseguito assieme a Roberto Gonzales e Marlène Prodigo.

 Tra i giovani artisti che hanno preso alle giornate di lavori, incontriamo anche la compositrice 22enne torinese Virginia D’Ettorre. Anche lei partecipa al workshop per il secondo anno di fila e, ci spiega, a ispirarla è stato il forte legame col maestro Bosso. «È stata proprio la sua musica – racconta – a farmi capire che nella vita avrei voluto diventare una compositrice e non potevo assolutamente perdermi il suo “studio aperto”. La sua capacità di andare al di là degli aspetti tecnici, che pure sono importantissimi – è infatti unica. Ezio ti dà delle indicazioni per migliorare, ma al contempo riesce a preservare la tua parte più intima, lasciando spazio all’interpretazione».

 A distinguere l’esperienza di Villa Pennisi da altre analoghe “summer school” non è solo la presenza di grandi maestri, ma anche il dialogo tra diversi linguaggi. «Si tratta – continua Virginia – di un’esperienza a trecentosessanta gradi. Da parte mia ho avuto modo di scambiare opinioni non solo con i miei colleghi compositori, ma anche con gli strumentisti, che hanno eseguito le mie musiche, e perfino con alcuni architetti». La struttura stessa in cui l’orchestra si è esibita, infatti, è stata realizzata dai quarantatré studenti dell’Arch Lab (il laboratorio di autocostruzione tenuto dal prof. Sergio Pone di Napoli e dall’ingegnere acustico Serafino Di Rosario). Una sorta di scenografia acustica volta a far risuonare al meglio il suono dello stesso ensemble. «La cosa bella – conclude Virginia – è che abbiamo frequentato reciprocamente gli uni le lezioni degli altri: un’esperienza che difficilmente si può dimenticare».

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