Un sistema di “mascariamento” degli imprenditori ben collaudato: prima la raccolta dei dati attraverso lo Sdi, poi i plichi per gettare ombre sugli imprenditori consapevoli che «passiamo i guai… cioè per molto meno ha passato i guai Montante». Così l’ex poliziotto Carmine Gallo, della società di investigazione privata “Equalize”, faceva riferimento all’ex leader degli industriali di Caltanissetta, condannato a 8 anni che attende di essere giudicato dalla Corte di Cassazione per lo spionaggio fatto compiere da poliziotti che sarebbero stati a suo servizio.
Le carte dei magistrati
Ben leggendo le carte del gip del tribunale di Milano Fabrizio Filici, emerge che nell’inchiesta è coinvolto anche un informatico di Misterbianco, A.S.A., di 29 anni, che era abile ad iniettare nei cellulari i trojan illegali per intercettare le conversazioni e nello stesso tempo vedere i file di whatsapp che gli ignari spiati ricevevano sul loro smartphone.Nel dossieraggio che il gruppo avrebbe portato avanti spuntano i nomi dei gelesi Angelo Brunetti, amministratore della Sicisaldo, e poi il procuratore della stessa società, e ancora Orazio Scerra della Ergo Meccanica e Monica Caccamo della Icaro oltre ai vertici della cooperativa Mgc che è stata dichiarata fallita. Sono tutti vertici grosse aziende inserite nell’indotto della raffineria di Gela che si sono aggiudicati appalti nei siti industriali anche fuori dai confini regionali. Le incursioni sul sistema Sdi sono state effettuate con la dicitura “anonimo Taranto”.
Non solo Gela
Non solo imprenditori di Gela ma anche di San Cataldo collegati al sistema dei rifiuti e di Catania. I sancataldesi “controllati” sono stati Piero Prizzi, Marco Nicosia e Sergio Baglio di «Sicula Ciclat soc. coop» che sono stati coinvolti in un’inchiesta giudiziaria della Guardia di Finanza per bancarotta.E sono impegnati anche nel settore dei rifiuti gli imprenditori Andrea Domenico Rendo e Giuseppe Maria Santangelo di Catania. Loro sono a capo della società Rem, con sede legale a Siracusa, che gestisce l’impianto di compostaggio a sud della città di Catania. E poi ancora ci sono imprenditori di Ragusa, della provincia di Trapani, di Palermo, Agrigento ed Enna. Controllavano a tutti, scaricavano i file dello Sdi e confezionavano dei dossier. Un sistema perverso che secondo l’indagine è andato avanti per diverso tempo. E c’è chi da questi faldoni abusivi ne è uscito con le ossa rotte per la mancata aggiudicazione degli appalti e chi, invece, ancora oggi continua a rimanere ancora al mondo imprenditoriale.