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Anniversario morte Angelo D'ArrigoA lui intitolato Piazzale Rifugio Sapienza

Anniversario morte Angelo D’Arrigo A lui intitolato Piazzale Rifugio Sapienza

Anche un lancio di lanterne per ricordare il recordman di volo libero morto in un incidente aereo a Comiso

Di Redazione |

 NICOLOSI (CATANIA) – Una scultura in pietra lavica, realizzata da Luca Zuppelli, da oggi accoglie sull’Etna a circa 2.000 metri di quota, al Rifugio Sapienza, gli amanti del vulcano Patrimonio dell’Umanità. É l’opera dedicata ad Angelo D’Arrigo, il campione di volo sportivo, in occasione delle celebrazioni per il decennale della sua scomparsa, avvenuta nel 2006 durante un incidente di volo a Comiso.

A D’Arrigo è stato anche intitolato il piazzale del Rifugio. La manifestazione – organizzata dalla Fondazione a lui intitolata con la collaborazione del Parco dell’Etna, dell’Area Metropolitana di Catania, del Comune di Nicolosi, della Funivia dell’Etna, del Club Alpino Italiano, degli Aeroclub di Catania e di Comiso – ha riunito sull’Etna innevata per un’intera giornata centinaia di persone.

 L’evento corale Per sempre in volo, programmato per oggi sull’Etna e sulle altre montagne di Angelo (Everest e Aconcagua, teatro di alcune sue straordinarie imprese di volo), a causa del vento e della neve nell’area dei crateri Silvestri dove era stato pianificato, è stato rimandato a maggio. Liberati invece alcuni gheppi e poiane curate dal Centro Recupero Rapaci di Messina. 

Nel tardo pomeriggio anche il suggestivo lancio di lanterne volanti ecosostenibili (biodegradabili e ignifughe al 100 per cento). Tante altre lanterne si leveranno simbolicamente in volo al tramonto del 26 marzo da tutte le montagne di Angelo D’Arrigo, dall’Everest all’Aconcagua, per ricordare il recordman di volo libero nel decennale della scomparsa.

«Angelo ci ha lasciato la capacità di sognare – ha detto Laura Mancuso, mogie di D’Arrigo – non era solo uno sportivo che “spingeva” quotidianamente i propri limitì, per citarlo, ma anche un amante della natura e appassionato ecologista. Era anche la persona con cui andavamo a Pasquetta a raccogliere i rifiuti abbandonati tra i boschi dell’Etna. Da questo grande amore per ogni essere vivente è nato il suo impegno per la natura che ha permesso di salvare una specie in estinzione. Quelle gru siberiane che – ha ricordato Laura Mancuso – in sei mesi di migrazioni Angelo ha riportato in Siberia, girando mezzo mondo».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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